Nel febbraio del ‘67 si aprì a Firenze, in Palazzo Strozzi, la mostra “Arte moderna in Italia 1915-1935” per la quale Ragghianti, curatore dell’evento, si prefisse l’obbiettivo di esporre le tendenze più in voga fin dal primo dopoguerra e soprattutto mettere in evidenza la linea seguita dagli artisti durante l’avvento e la presa di potere del fascismo.
Ragghianti, nell’introduzione al catalogo, scrisse di come in Italia il regime in generale non riuscì ad imporre in quegli anni, quanto meno nell’arco di tempo da lui analizzato, un vero e proprio indirizzo totalitario alle arti figurative, come invece nello stesso momento accadeva in maniera più evidente nella Germania nazista e nella Russia stalinista.
La mostra volle sfatare il pregiudizio di un’arte italiana totalmente legata al fascismo e altresì insistere sull’indipendenza e varietà degli artisti, presentando tra l’altro gli orientamenti più seguiti nei maggiori centri culturali del tempo, ovvero a Milano, Firenze, Torino, Roma.
Un periodo da rivalutare quindi, una “stagione splendida dell’arte in Italia, per intensità e ricchezza di messaggi artistici e umani.”
Oggi nella mostra “Anni ’30 Arti in Italia oltre il fascismo” - inaugurata in settembre a Palazzo Strozzi e visitabile fino a gennaio 2013 - il discorso avviato da Ragghianti si può dire ripreso poiché le opere esposte - come nel ’67 – sono lo specchio di un paese che, pur attraversando una fase drammatica, artisticamente parlando non perse mai la propria vitalità; inoltre un ulteriore aspetto è stato approfondito, un aspetto che solo guardando al passato con gli occhi di oggi può risultare più evidente rispetto alla precedente esposizione.
Come spiega Antonello Negri, curatore dell’attuale mostra, gli anni ’30 sono qui analizzati come cesura, ovvero come la fine della pittura e della scultura intese in modo tradizionale, come“gli ultimi splendidi fuochi della vicenda artistica cominciata intorno alla Rivoluzione francese”. Dal secondo dopo guerra infatti un linguaggio sempre più astratto prenderà campo fino a culminare con gli anni ’50 nell’Informale.
La mostra riporta in luce le varie declinazioni delle arti in una delle fasi più cruciali della nostra storia recente, ma amplia l’analisi, guardando al dialogo degli italiani con l’arte d’oltralpe, sottolineando l’aspetto dell’arte pubblica (ovviamente più legata al regime) e sopratutto mettendo in risalto due fattori fondamentali: lo sviluppo del design italiano e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa.
(Bibliografia: C. L. Ragghianti, Arte moderna in Italia, 1915-1935: Firenze, Palazzo Strozzi, 26 febbraio-28 maggio 1967, Firenze, Marchi e Bertolli, 1967; Anni Trenta a Firenze di A. Negri in “Artedossier”, n.291, 2012; Ragghianti e le mostre. Strategie per l’arte italiana nel sistema internazionale delle esposizioni di M. Passini, in “Predella”, n.28, 2010)