È solo di pochi giorni fa l’ultima trovata dell’amministrazione comunale fiorentina ovvero l’affitto del Cappellone degli Spagnoli, nella chiesa di Santa Maria Novella, ai miliardari ospiti della banca americana Morgan Stanley.
Non si tratta certo del primo caso di affitto di luoghi storico-artistici a Firenze; non possiamo infatti dimenticare le polemiche scatenate dall’affitto di Ponte Vecchio a Montezemolo per un evento Ferrari nell’estate 2013 per la cifra ufficiale di 120.000 Euro, cifra che poi si sarebbe rivelata di soli 18.000 effettivamente incassati.
Il neo sindaco Dario Nardella, già docente di legislazione dei beni culturali all’Università degli studi di Firenze, si pone in continuità con quella che è stata l’amministrazione Renzi: affittare i luoghi d’arte e di cultura per avere in cambio un fantomatico ritorno economico da riutilizzare in restauri.
La chiesa di Santa Maria Novella è rimasta chiusa per un giorno intero per permettere l’organizzazione della cena che alla fine è costato alla banca solo 20.000 Euro ! La domanda che viene spontanea è: se durante uno di questi eventi un affresco, un quadro o una scultura dovessero subire danni cosa succederebbe? Il danno verrebbe sanato con i pochi spiccioli dati in cambio ?
Firenze avrebbe bisogno di ben altro che concedere ad un élite di pochi il proprio patrimonio culturale tra l’altro a cifre pressoché ridicole, ma con le recenti elezioni che hanno visto un voto plebiscitario nei confronti di Nardella sappiamo che la rotta decisamente non cambierà ed effettivamente con queste cifre quanti e quali restauri si potranno davvero portare a termine ? E soprattutto: saranno davvero impiegati a questo scopo i soldi raccolti ?
In ogni caso il patrimonio culturale pubblico è di proprietà dei cittadini e tale dovrebbe restare ma esiste invece un vero e proprio tariffario per poter affittare i luoghi d’arte. Per esempio il cortile dell’Ammannati in Palazzo Pitti viene concesso per 15.000 Euro; Cenare invece in Galleria Palatina verrebbe a costarne 10.000 e così via. Considerando il target di persone che effettivamente possono permettersi di pagare queste cifre possiamo tranquillamente affermare che si tratta di prezzi stracciati per il banchiere o il miliardario di turno e che la svendita del nostro patrimonio artistico è pressoché avviata.
Firenze quindi come esempio di ciò che sta accadendo un po’ in tutta Italia. Il patrimonio culturale sta assumendo un valore prettamente economico sta diventando una “macchina da soldi” e perde invece il suo significato reale ovvero il valore civile e storico. Non dimentichiamo infatti che nell’estate 2013 con l’approvazione del DDL semplificazioni il governo Letta dava avvio ad un operazione che di culturale aveva ben poco: la concessione in affitto di opere d’arte conservate nei depositi italiani ai musei esteri.
A questo punto, con una maggioranza assoluta in consiglio comunale da parte della giunta Nardella c’è da chiedersi fino a dove potrà spingersi la concessione d’uso dei beni pubblici a privati da parte del Comune di Firenze che di certo non si fermerà di fronte a qualche debole e sporadica protesta dei cittadini.
Sono nata e vivo a Firenze. Ho frequentato l'Istituto Statale d'Arte della mia città e mi sono laureata alla Facoltà di Lettere nel febbraio del 2012 in Storia e tutela dei Beni Artistici con una tesi in Museologia dal titolo "La protezione del patrimonio artistico in Toscana durante la seconda guerra mondiale".
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