«Ogni Stato è una dittatura, e ogni dittatura presuppone non solo il potere di una classe, ma un sistema di alleanze e di mediazioni, attraverso le quali si giunge al dominio di tutto il corpo sociale e del mondo stesso della cultura, così come ogni Stato è anche un organismo educativo della società, negli obiettivi delle classi che dominano»
Palmiro Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell’azione di A. Gramsci, Convegno di studi gramsciani a Roma, 11-13 gennaio 1958
Dalla speranza nel centrosinistra al rancore diffuso? Un tentativo di storia politico-passionale
Aprile, di Nanni Moretti, costruisce un finale purtroppo debole – in quella che rimane una pellicola godibile – ma evidentemente molto sentito dal regista/attore attorno alla vittoria del centrosinistra capitanato da Romano Prodi alle elezioni politiche del 1996, la cui onda lunga emozionale sblocca la vita altrimenti insoddisfacente del protagonista del film. Su una t-shirt propagandistica prodotta da Rifondazione Comunista dieci anni dopo (2006) campeggia a caratteri cubitali uno slogan motivante ed ottimista: “vuoi vedere che l'Italia cambia davvero”. Ora faccio fatica anche solo ad immaginare chi possa avere il coraggio di indossarla, e infatti la conservo come un reperto archeologico.
Da un grande Partito derivano grandi responsabilità. Renzi e la dirigenza del PD le hanno tradite tutte.
C’era una volta un amichevole PD di quartiere. Presente nei circoli, attento ai problemi principali degli abitanti e in buoni rapporti con i suoi vicini, che su molte cose la pensavano diversamente ma dialogavano sui temi e proposte in comune. La situazione di oggi nei quartieri è completamente diversa: oggi abbiamo, come a Firenze nel Quartiere 1, alcuni servili eletti che parlano come i cattivi che il PD, una volta, combatteva.
Il risultato elettorale: ha vinto l'altra nazione?
«Ha vinto il partito dell’altra nazione»
- Claudio Cerasa, 5 marzo, 00:29
Il risultato elettorale del 4 marzo è non soltanto tellurico ma, ancor di più, incomprensibile a prima vista.
Viene duramente punita la coalizione di governo, che si attesta al 23%, mentre sono premiate le forze di opposizione e, tra queste, quelle più antisistema (M5S 33%, Lega 17%).
Renzi in campagna elettorale a Firenze, una gara a chi è più securitario
È mancato solo il coro finale dei sindaci “sicurezza, sicurezza, primavera di bellezza”. Per il resto la giornata fiorentina del candidato senatore Matteo Renzi non ha tradito le attese. Con Marco Minniti portato in giro come una madonna pellegrina dai commercianti, dai bottegai e dai primi cittadini piddini del comprensorio. Tutti pronti a spellarsi le mani davanti al nuovo patto “Firenze sicura” - l'ennesimo – che dona alla città tredici ulteriori pattuglie delle forze dell'ordine “già pronte da domani”, da aggiungere a quelle che già oggi battono la città in lungo e in largo.
Italia: sinistre che non si incontrano
Nell’ultima settimana Pisapia e il suo Campo Progressista hanno di fatto trovato un accordo con il Pd, con l’autorevole benedizione di Prodi. In un’altra area, il duo Falcone-Montanari ha disdetto l’assemblea del Brancaccio in polemica con il patto a tre fra A1-Mdp, Si e Possibile, giudicato verticistico, esclusivo di altre realtà “scomode” (Rifondazione, L’Altra Europa), privo di radicamento popolare e sostanzialmente non davvero alternativo al Pd.
Come sempre dal 2008, quindi, la sinistra si presenterà ancora divisa (stavolta in tre blocchi?) e, in diversi casi, verosimilmente con poche prospettive di proseguimento post-elettorale – si ricordano la Sinistra-l’Arcobaleno, la Federazione della Sinistra, Rivoluzione Civile.
L’orizzonte della sinistra unita: ma chi guarda più al Sole?
Clima politico incandescente nel nostro paese. In questi giorni si sta marciando a ritmi serrati verso l’approvazione della riforma elettorale, frutto del compromesso dei maggiori partiti presenti in Parlamento. Chissenefrega se c’è un governo che dovrebbe portare a termine delle leggi come la confisca dei beni ai corrotti equiparati ai mafiosi, la legge sul fine vita e tutte quelle riforme di cui Renzi si vanta ma che decide di abbandonare. O almeno questi sono i segnali di queste ultime settimane. Approcciandomi in toni colloquiali, confesso che sto scrivendo queste righe con quella nausea che non provo nemmeno quando per la mia tesi leggo testimonianze di stupri e fosse comuni balcanici.
L’urne de' forti si sono incrinate
Il pomeriggio della domenica delle primarie del Pd mi sono trovato per caso a passare da un circolo Arci in cui era stato allestito un seggio, nell’occasione ho ritrovato alcuni vecchi compagni del PCI, tutti ultrasettantenni, con i quali mi sono intrattenuto. Com’era ovvio l’argomento della conversazione sono state le primarie, che intanto si stavano svolgendo in una sala attigua al bar dove eravamo.
Città (s)vendesi
Stiamo assistendo, nel dibattito degli ultimi mesi, a querelle infinite sulla gestione e rimodulazione delle città e dei loro territori. Dalla vicenda stadio a Roma, passando per i sequestri nell’area archeologica di Crotone, la penisola è attraversata da un fastidioso problema di cui sbarazzarsi in fretta: la tutela; fondamento che tra le altre cose va di pari passo con valorizzazione e promozione.
Tre anni fa l’elettorato irlandese bocciò, con il 52%, la riforma costituzionale che avrebbe abolito il Senato. Il risultato fu determinato dalla larga contrarietà degli elettori della capitale Dublino, ove più si concentravano gli interessi e le influenze generati dal Senato.
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