Non accade spesso di poter sperimentare un’opera d’arte esattamente come è stata pensata dall’autore, senza che sia stata oggetto di modifiche, spesso anche radicali, che la rendano più appetibile al pubblico. Grazie ad un progetto del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze coordinato dal M° Giovanni Del Vecchio, sabato 6 Ottobre 2018 presso il Teatro dell’Affratellamento è stato possibile assistere alla prima rappresentazione di un’opera di questo tipo, in versione per ora semi-scenica.

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“L’Italiana in Algeri” tra stereotipi liberatori e regie discutibili

La più recente opera cui il munifico biglietto di cui ho già parlato mi ha dato accesso, che incidentalmente marca anche la chiusura della stagione operistica pisana (sì, è stato breve ma intenso, ok, più breve che intenso, un giorno vivrete anche voi a Pisa e allora capirete) è L’italiana in Algeri (1813) di Gioachino Rossini.

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Se Carmen non muore – il politicamente corretto e la cultura silenziata

Si racconta che Lee Van Cleef, durante le riprese di “Il buono, il brutto, il cattivo”, si trovava estremamente a disagio nella scena in cui il personaggio che interpretava, il sociopatico assassino Sentenza, picchia una prostituta, interpretata da Rada Rassimov. Questo disagio rendeva la scena assolutamente non credibile, al punto che la Rassimov stessa dovette incitarlo a picchiarla in maniera più convincente; la versione finale della scena in questione non mostra nulla delle riserve di Van Cleef. Questo significa che Van Cleef sia riuscito ad essere un uomo violento, o che “Il buono, il brutto, il cattivo” sia apologetico nei confronti della violenza sulle donne? No. Significa semplicemente che Van Cleef era un ottimo attore, che è riuscito ad interpretare una scena credibile di un ottimo film tenendone fuori il suo disagio personale.

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Dopo l’esibizione sorprendentemente riuscita all’Aeroporto di Malpensa, allestita in forma di performance all’aperto per celebrare l’Expo di Milano, L’elisir d’amore torna sul palco del Piermarini in una versione che ha girato i maggiori teatri d’Europa già dal 1998.

È a partire dalle bozze del costumista Tullio Pericoli, che aveva collaborato con la regia di Ugo Chiti nel 1998 e nel 2001 e di Laurent Pelly nel 2010, che Grischa Asagaroff ha voluto produrre questa nuova messinscena.

Una versione che fa il verso ad un ottocento fiabesco, da illustrazione per bambini, in cui colori sgargianti e tinte pastello, abiti dalle forme voluminose e accentuate ed oggetti di scena puliti e semplici, si uniscono alla recitazione da commedia dell’arte dei personaggi.

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Sabato, 24 Gennaio 2015 00:00

Die Soldaten: altra Prima per la Scala

Un vero e proprio evento, un avvenimento unico e memorabile per chiunque riuscirà ad assistervi: il Die Soldaten in queste settimane in scena alla Scala entra da protagonista nell’offerta culturale italiana odierna.

Nonostante l’opera, in coproduzione col prestigioso Festival di Salisburgo (è stato proprio il sovrintendente Pereira a curare il sodalizio tra la città austriaca e Milano), sia già andata in scena a Salisburgo nel 2012, l’allestimento scaligero ha un sapore di unicità. Innanzitutto è la seconda volta in assoluto che Die Soldaten viene rappresentata in Italia, per la prima volta al Piermarini. E poi, la diversità tra il palcoscenico e gli spazi in generale della Scala, campione dei cosiddetti “teatri all’italiana”, e il Teatro Felsenreitschule, la vecchia Cavallerizza dell’Arcivescovado di Salisburgo, ha imposto al regista Hermanis grosse e significative modifiche nell’impianto complessivo della messa in scena. Lo spettacolo che ha debuttato alla Scala il 17 gennaio è, quindi, senza dubbio nuovo.

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