Joachim Langeneck, dottorando in biologia presso l'Università di Pisa, nasce a Torino il 29/11/1989. La sua ricerca si concentra principalmente sullo studio di processi evolutivi negli invertebrati marini, con sporadiche incursioni nell'ambito dell'etica della scienza, in particolare a livello divulgativo.
La biodiversità nazionalista e un occhio del pesce finto
I miei nonni sono due proletari torinesi. Poiché fino a tempi recenti trovare del pesce fresco decente ed accessibile a Torino era un’ambizione contro ogni legge della probabilità, i miei nonni surrogavano con il cosiddetto pesce finto. Dicesi pesce finto un laterizio semicommestibile a base di patate, una dose omeopatica di tonno sott’olio e maionese come legante, modellato grossolanamente a forma di pesce con sottili fette di verdura a fare le scaglie, e con mezza oliva o un ravanello posto a fare l’occhio.
Il termine “biodiversità” è esattamente come il ravanello che fa da occhio al pesce finto: messo nel posto giusto fa la sua figura, ma fuori contesto sa decisamente di poco e non serve a granché.
L’ampliamento del Canale di Suez tra opportunità economica e minaccia alla biodiversità
Intervista a Bella S. Galil, a cura di Joachim Langeneck
Bella S. Galil è ricercatore capo presso l’Istituto Nazionale di Oceanografia di Haifa, Israele. La sua ricerca riguarda principalmente cambiamenti antropogenici nell’ecologia del benthos in acque costiere e profonde, dinamiche e conservazione della biodiversità marina, invasioni biologiche in ambiente marino e tassonomia e biologia dei crostacei decapodi. È stata presidente del comitato esecutivo della Società Zoologica di Israele dal 1993 al 1997; editore amministrativo dell’Israel Journal of Zoology dal 1992 al 1998; membro fondatore dell’Associazione Israeliana per le Scienze Acquatiche (Israeli Association for Aquatic Sciences, IAAS) e membro del suo primo comitato esecutivo dal 2003 al 2005.
Si dice che la storia si ripeta due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. Nel caso delle ordinanze emesse da Marco Filippeschi, Sindaco in Pisa, la storia tende a ripetersi più volte, tendenzialmente sempre come farsa e secondo il medesimo schema. Lo schema consiste generalmente nel riconoscere un problema esistente, ma farlo per i motivi sbagliati, ed intervenire con azioni dimostrative, il cui massimo risultato può essere quello di rendere il problema meno evidente, sicuramente non di risolverlo.
Di Joachim Langeneck e Lucien Lenoir
Ha avuto di recente vasta circolazione su internet, partendo dal blog di Beppe Grillo - e dalla sua pagina facebook, dove il link era introdotto dalla foto ‘a effetto’ di un cadavere deturpato in bianco e nero - foto, vale la pena di aggiungere, non riconducibile alla corrente epidemia di Ebola, ma alla guerra civile nell’allora Rhodesia - un comunicato a firma M5S che sembra esemplificare le peggiori forme di disinformazione e allarmismo osservate in questi giorni attorno, appunto, all’epidemia di Ebola in corso in alcuni stati africani. Questo comunicato mostra da un lato una forte approssimatezza, dall’altro una chiara incomprensione (non si capisce se reale o artefatta) della situazione, che necessitano una risposta. Crediamo che la maniera migliore per correggere le numerose inesattezze sia un commento puntuale al testo in questione:
Sebbene la circolare a riguardo del Ministero della Salute risalga al 04.04.2014 (DGPREV.III/P/I.4.c.a.9) la notizia di una nuova epidemia di Ebolavirus in Africa equatoriale ha iniziato a diffondersi solo una settimana dopo nel nostro Paese1 determinando, come in realtà prevedibile, una bella ondata di isterismo. Tra cui, in mezzo a tante fonti più o meno informate, spicca una lettera aperta di una Madre Italiana (le maiuscole sono sue) disponibile a questo indirizzo. Come si può vedere dall’indirizzo, già a partire dal nome la testata libera che pubblica questa lettera si configura come un progetto di alta cultura, ma non è questo, almeno per ora, l’obiettivo di questa nota. L’Ebolavirus è responsabile di una patologia grave quanto incurabile, con un’alta incidenza di mortalità, ed è legittimo essere preoccupati della sua diffusione. Tuttavia vorrei portare alcune riflessioni a supporto dell’ipotesi dell’OMS – dopo aver rapidamente riepilogato il decorso dell’epidemia finora.
Nel corso dell’ultimo anno si è molto sentito parlare della vicenda Stamina. Per riepilogare rapidamente, tal Davide Vannoni, laureato in lettere, sostiene circa dal 2007 di aver trovato una cura rivoluzionaria e risolutiva nei confronti di un gran numero di malattie degenerative, basata sul differenziamento di cellule staminali mesenchimali – presenti nel midollo rosso di persone adulte – in neuroni.
Nel 2013 il parlamento italiano vota l’avvio di una sperimentazione, che si arena ben presto sulla base del rifiuto di Vannoni di consegnare i protocolli. In seguito buona parte del materiale pubblicato su Stamina si rivela oggetto di falsi o di plagi da ricerche precedenti che, oltretutto, hanno dimostrato l’inconsistenza delle teorie su cui sostiene di basarsi Vannoni[i].
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