Venerdì, 06 Marzo 2015 00:00

Equilibrio della confusione: i Verdena in concerto

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Live report del concerto del gruppo bergamasco a Firenze

Nel panorama della musica indie italiana, pochissimi gruppi possono vantare una carriera brillante e coerente quanto quella dei Verdena. Emersi, giovanissimi, dall’underground lombardo con un paio di inni adolescenziali di scuola grunge contenuti sul già interessate omonimo album di esordio del 1999, il trio bergamasco ha poi intrapreso un sentiero di crescita musicale coraggioso e complesso iniziato con Solo un Grande Sasso (2001, Blackout) e culminato con l’ambiziosissimo e decisamente riuscito doppio Wow (2011, Universal) e con il nuovo Endkadenz Vol. 1 (2015, Universal).

 

Del complesso lombardo, sorprende l’abilità di attingere a piene mani dalla galassia alternativa statunitense pur riuscendo a rielaborare ogni influenza entro uno stile personale ed inconfondibile. Fra derive post-grunge e post-hardcore, abrasioni stoner e noise e sofisticate code psichedeliche, il rock alternativo dei Verdena vive sempre di luce propria.

Mercoledì scorso, dentro un teatro Obi Hall di Firenze quasi pieno, i Verdena hanno mostrato, ancora una volta, che la venerazione di un certo pubblico alternativo e di buona parte della critica specialistica nei loro confronti è più che giustificata. Spalleggiato dai bravi Jennifer Gentle, il trio bergamasco mostra subito il suo caratteristico atteggiamento schivo e professionale: poche parole per una pioggia torrenziale di suoni, un’overdose del loro universo artistico per oltre due ore di musica. In perfetto equilibrio fra rumore e pulizia, il suono esce volumetrico e bilanciato, potente e avvolgente.

Come c’era da aspettarsi, la priorità viene data ai brani del nuovo Endkadenz Vol. 1, restituiti con grande fedeltà e con trascinante energia. Un Po’ Esageri/Ho Una Fissa in apertura mandano già in estasi un pubblico composto per buona parte da fan sfegatati del gruppo, tanto che nei brani più celebri il cantato diventa un’operazione collettiva con la voce di Ferrari completamente sovrapposta a quella del pubblico per interi minuti. È il caso soprattutto dei grandi classici del passato che vengono riproposti nel tripudio generale: Muori Delay, Valvonauta, Ovunque, Razzi Arpia Inferno e Fiamme, Scegli Me e altri si susseguono intervallati dai nuovi brani per una scaletta ottimamente pensata e magistralmente realizzata. Difficile dare troppa importanza alle sbavature, che pure ci sono state, perché lo spettacolo messo in scena dai Verdena trascina l’ascoltatore su delle montagne russe in cui la sequenza asimmetrica delle emozioni non è più sotto il suo controllo: vertigine, vuoto, ascesa, contemplazione si susseguono in uno stato sonoro perpetuo.

Anche dal vivo emerge quella che è forse la caratteristica più interessante dei Verdena: costruire composizioni complesse, nervose, cariche di una tensione emotiva negativa e scura, ma che incredibilmente alla fine dell’ascolto restituiscono un senso di completezza totale e totalizzante. La confusione e il disorientamento che caratterizzano il primo approccio al gruppo di Bergamo, si trasforma in appagamento quando, portato a termine l’ascolto, si intuisce il meraviglioso equilibrio del quadro generale. Anche dal vivo, nella confusionaria orgia di suoni, nell’intrecciarsi affannoso di stili e soluzioni sonore di vasta portata, nell’oscurità delle liriche frammentarie e contorte, emerge, in fondo, quando riecheggiano le ultimissime note, la luce della rivelazione, la sensazione di aver compreso e di essere entrati in sintonia con un mondo, quello dei Verdena, brutale e instabile, ma proprio per questo, affascinante.

Al contrario di molti degli altri maestri dell’indie rock italiano che hanno caratterizzato la scena alternativa degli anni novanta, i Verdena sono ancora in splendida forma sia in studio che dal vivo. Non resta che attendere l’estate per l’uscita di Endkadenz Vol. 2 che i nostri affermano essere più variegato rispetto alla prima parte. Le aspettative non possono che essere alte.

Voto al live 8/10

Ultima modifica il Giovedì, 05 Marzo 2015 21:30
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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