TRACKLIST
01. Low Light
02. Better Man
03. Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town
04. Last Exit
05. Lightning Bolt
06. Black, Red, Yellow
07. Black
08. Corduroy
09. Given To Fly
10. Jeremy
11. Inside Job
12. Go
13. Crazy Mary
14. Release
15. Alive
16. All The Way
17. I've Got A Feeling
Disponibile in versione audio CD e digital download dal 29 settembre e in versione DVD/Blue Ray dal 17 novembre
Al cinema dal 30 novembre (qui il trailer)
Dopo avervi raccontato album leggendari sia di Vedder solista (leggi qui) sia dei Pearl Jam (leggi qui), mi tocca ancora parlarvi di questa incredibile rock band e delle emozioni che è capace di generare. Sicuramente la più grande per chi ha scelto di esordire nel panorama internazionale dopo il 1990.
D'accordo, è un'operazione commerciale mirata a contrastare la diffusione dei "bootleg" dei concerti e dei video della band di Seattle. Ma stavolta c'è di più. Eddie Vedder e soci hanno voluto omaggiare con questo film concerto l'amore per il connubio musica-sport. Tra il 20 e il 22 agosto 2016 la band ha suonato al Wrighley Field, casa della squadra di baseball dei Chicago Cubs. Proprio l'anno scorso hanno raggiunto le World Series e la società ha deciso di organizzare dei concerti per ringraziare il calore del pubblico. Vedder è un tifoso sanguigno e accanito dei Cubs (è anche nato vicino a Chicago). Per lui suonare in un tempio come quello è provare qualcosa mai sentito prima. È la stessa sensazione che accade a me quando vado allo stadio "Artemio Franchi" di Firenze per vedere una partita o per assistere a un concerto. I tanti ricordi riaffiorano nella mente e provocano un connubio a cui è difficile resistere.
Ma torniamo a noi. La Universal ha scelto di registrare questi concerti e di trarne un disco live (uscito a settembre), affidando la regia a Danny Clinch. Il 17 novembre è uscito nei negozi anche l'attesissimo dvd, prima di passare nelle sale cinematografiche il prossimo 30 novembre (per informazioni vedere qui). La scaletta è un continuo crescendo. Sono tutti brani antecedenti al 1998 (ad eccezione di Inside job), ovvero gli anni di maggior fermento. Ci sono anche intramezzi con filmati risalenti al 1992, in cui compare un giovanissimo Eddie Vedder che racconta aneddoti sui Cubs, oltre agli interventi degli altri membri della band (Stone Gossard, Matt Cameron, Mike McCready e Jeff Ament). E poi non mancano gli spezzoni delle prove, in stile U2, sul tetto di un locale nei pressi del Wrigley Field. Qui sono state eseguite in acustico “Thumbing My Way” e la cover di “I Believe In Miracles” dei Ramones.
Il cuore pulsante di “Let’s Play Two” dunque è puro rock, celebrato in pompa magna all'americana. Francamente mi aspettavo una durata maggiore visto che il concerto dei Pearl Jam dura quasi sempre più di 2 ore. Qui i pezzi eseguiti sono appena 17 superando di poco l'ora e mezzo di ascolto/visione. Tuttavia le canzoni sono piuttosto variegate: dalle mega hit a pezzi più riflessivi, passando per delle cover.
Si parte con velocità sostenuta con “Low Light”, contenuta in “Yield”, e poi con "Better Man" e la spaziale "Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town" (pezzo di apertura al Firenze Rocks Festival dello scorso giugno). Subito a ruota ecco "Last exit" e "Lightning Bolt" che anticipano l'arrivo di un momento particolare per gli amanti del grande basket. Dal pezzo successivo le emozioni iniziano a scorrere potenti nella mia mente. Arriva "Black red yellow" che la band suona con Dennis Rodman, ex cestista ai tempi dei giganteschi Chicago Bulls degli anni '90 (parola di uno che è cresciuto con quelle indelebili partite). E sul palco naturalmente Rodman indossa la canotta rossa n. 91. E per me sono brividi. È solo l'inizio. Dopo questo duetto inaspettato, arriva "Black". Il mio pezzo preferito in assoluto dei Pearl Jam. Tutto è tremendamente cupo e nero. Le grida di dolore di un uomo (scandite dalla maestosa voce di Vedder) che ha perso la donna della sua vita. È stata suonata la scorsa estate a Firenze e rimase nei cuori dei presenti come uno struggente omaggio a Chris Cornell. Nella versione di questo film concerto l'inno “We belong together” rappresenta l'unione tra musica e sport che accomuna band e pubblico. Il concerto inizia a scaldare gli animi.
Dopo questo toccante momento, si ha la voglia di saltare. Ed ecco che le chitarre di Gossard e McCready, con il vocione di Vedder, ci fanno entrare in un vortice emozionale ad alto voltaggio nella stratosferica ed eccitante atmosfera di "Corduroy" (ascolta qui). La critica alle pressioni della popolarità è servita su un piatto d'argento. I cavalli di battaglia dei Pearl Jam tornano a nitrire nei pezzi successivi. Arriva "Given to fly". Le emozioni volano alte e libere. Se si chiude gli occhi, si ha la sensazione di volare davvero. Solo la musica e il cinema possono dare tali visioni (guardatevi questo video).
Il rock è vivo e vegeto anche per quanto riguarda i temi sociali. Partono le note di "Jeremy" in cui Vedder sfoga tutto il suo sgomento per un ragazzino che si sparò davanti a tutta la sua classe l'8 gennaio 1991 a Richardson in Texas. Si prosegue con "Inside job". Sul palco con la band anche un amico del chitarrista McCready. Una persona immobilizzata in carrozzina può avere il suo momento di gloria. I Pearl Jam cercano in questo modo di comunicare anche con i meno fortunati, gli emarginati. Poco dopo arrivano "Go, Crazy Mary" (cover di Victoria Williams) e "Release". Quest'ultimo pezzo Eddie Vedder e soci l'hanno dedicato ai fan della band che erano rimasti a dormire fuori dal Wrighley Field per accaparrarsi un posto sotto il palco. In particolare però la canzone è dedicata a un fan che aveva recentemente perso il padre. Chapeau all'umanità di Vedder.
Manca poco alla fine del film concerto. Puntuale come un orologio svizzero ecco un brano per persone ancora dannatamente vive: partono le note di "Alive", tratto dall'album "Ten". Un altro grande masterpiece della band di Seattle è servito. Il volume aumenta e il pubblico si scatena. Mancano solo le due sorprese finali. "All the way" è un pezzo solista di Eddie Vedder che ha dedicato ai Chicago Cubs. Francamente non poteva trovare un'occasione migliore per rispolverarla. Il finale è legittimato con una cover dei Beatles: "I've got a feeling" (non pensate ai Black Eyed Peas, rischiate di venire scomunicati). I Pearl Jam, con umiltà, ricordano al pubblico dove sono partiti. Anche loro si immedesimavano nei loro miti, una volta quando erano sotto il palco. Il concerto è finito e viene voglia di urlare "let's play two". In attesa di un nuovo tour griffato Pearl Jam che, secondo i rumours, tornerà nel 2018.
Immagine liberamente tratta da www.pearljam.com