Sabato, 16 Novembre 2013 00:00

Dieci giorni da Beatle: intervista a Sergio Algozzino

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Avete presente il vecchio classico della telefonata che ti cambia la vita?
Certe volte succede sul serio.
Di sicuro l'ha cambiata a Jimmie Nicol, il batterista inglese che fu chiamato a sostituire Ringo Starr, ammalato di tonsillite, all'inizio del Tour Mondiale dei Beatles nel 1964.
Dall'anonimato al delirio della Beatlemania, e ritorno: un'esperienza irripetibile che Sergio Algozzino ha analizzato alla perfezione nei suoi risvolti più umani nella graphic novel “Dieci giorni da Beatle”, edita da Tunué.

Il lettore viene guidato da Jimmie in una folle sarabanda di interviste, viaggi e concerti davanti a platee oceaniche, vivendo da vicino l'euforia e la delusione di essere ammessi per un attimo nell'Olimpo dorato delle star per poi esservi scacciati bruscamente.

Ero come un cane affamato a cui viene fatto leccare l'osso più saporito al mondo e, immediatamente dopo, torna di nuovo a mangiare scatolette e croccantini.”

Non siamo di fronte a una sterile biografia illustrata. “Dieci giorni da Beatle” è soprattutto il racconto agrodolce di un'irresistibile ascesa e di una brusca caduta, perfettamente godibile anche per chi ha una conoscenza solo superficiale dei Beatles. Algozzino riesce nella difficile impresa di fotografare un'epoca e i fan dei Fab Four non mancheranno di apprezzare la ricostruzione accurata dei fatti, impreziosita da aneddoti e dichiarazioni originali.

1) Dopo "Ballata per Fabrizio De Andrè", un'altra opera basata su personaggi della storia musicale. L'unione tra musica e fumetti sembra essere diventata una costante del tuo lavoro.

Le costanti mi preoccupano da sempre, ma non posso negarlo. Sono le mie due più grandi passioni e, se posso, senza forzarmi, cerco di metterle insiemeil più possibile. 

2) Tutti conoscono i Beatles, ma la storia di Jimmie Nicol è sconosciuta a molti. Su cosa ti sei documentato?

La parentesi di Jimmie è conosciuta, e soprattutto ricordata, solo da fan più accaniti. In ogni caso, era sempre relegata in un angolino buio, come mille altre storie e aneddoti che riguardano i Fab Four. Ma mi son sempre chiesto "Cosa ha provato? Cosa ha pensato?".
La documentazione, dunque, è stata un'opera di ricerca un po' ardua, ma allo stesso tempo creativa, perché dovevo ricostruire alcuni tasselli in maniera verosimile.

3)“Dieci giorni da Beatle” si distingue anche per un attento utilizzo dei colori. C'è un motivo preciso dietro alla scelta di non affidarti al bianco e nero?

Mi andava di fare un libro interamente acquerellato. Di contro, non mi andava di usare i colori e basta, da lì sono nati tutti quei giochetti sul "colore non colore" sparsi per tutto il libro. Il colore, in questo caso, rappresenta l'emotività di Jimmie.

4) Il "dramma" di Jimmie è quello di aver soltanto assaporato un successo che fino a quel momento non aveva nemmeno osato sognare. I Beatles sono ragazzi come lui, hanno le sue stesse origini, il suo background musicale, eppure sembrano appartenere a un altro pianeta. A questo proposito, è molto bella l'idea di rappresentarli senza lineamenti e di farglieli riacquistare man mano che entrano in relazione con il mondo del protagonista.

Si, a me interessava proprio ricordare questo, cioè che i Beatles, ormai visti indissolubilmente come miti extraterrestri, erano dei normalissimi ragazzi, nati in una città lontanissima da Londra e che si sono fatti da soli, solo grazie alla loro passione. Passione che, teoricamente, potremmo avere tutti. Come Jimmie. Questa prospettiva, dunque, è quella che secondo me farebbe uscire fuori di testa chiunque. L'idea che abbiamo adesso dei Beatles è totalmente falsata dal tempo. In quegli anni, i gruppi nascevano e morivano come niente, e, a parte Elvis, era davvero difficile pensare di avere un successo duraturo. Jimmie ha la loro età, suonava già da molto tempo, il che lo autorizzava benissimo a pensare di potere essere un rimpiazzo definitivo.

5) Stai affrontando da mesi un impegnativo tour in tutta Italia per presentare il tuo libro. Hai avuto riscontri positivi dagli appassionati dei Fab Four?

Ammetto di essere più interessato ai lettori che invece non sono strettamente fan, cercando di fare una storia il meno autoreferenziale possibile. I fan, come me, hanno chiaramente goduto della ricostruzione di un periodo che adoriamo, quindi sono abbastanza contenti, per fortuna.

6) Su cosa stai lavorando adesso? Dobbiamo aspettarci altri progetti di questo tipo?

A cosa sto lavorando? A dire la verità ad almeno tre o quattro libri contemporaneamente, tutti in fase embrionale. Ergo, allo stato attuale, non sto lavorando a nulla di concreto, alcune tempistiche non dipendono neanche strettamente da me. Ma sono pronto a lanciarmi molto presto in una nuova avventura.

Irene Polverini

Nata in provincia di Firenze il 3 ottobre del 1988, nel maggio 2012 mi sono laureata alla Facoltà di Scienze Politiche in Media e giornalismo e attualmente frequento la specialistica in Scienze della politica e dei processi decisionali. I miei interessi sono rivolti alla politica e all'arte in tutte le sue forme, in particolare alla letteratura, al fumetto d'autore e al teatro, che seguo e pratico da anni.

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