Per chi si fosse perso le puntate precedenti, galeotto fu il grazioso fondoschiena della supereroina in questione, illustrata da Manara per la prima uscita della nuova serie a lei dedicata, prevista per la pubblicazione a partire da novembre. Al grido di “This is not a heart or an apple, it’s a butt on a comic cover”, la stampa americana ha duramente criticato l’illustrazione per il suo contenuto misogino, ritenuto in aperto contrasto con la volontà della Marvel di avvicinarsi al pubblico femminile. Manara è stato accusato di aver rappresentato Spider-Woman in una posa provocante e innaturale, come una donna oggetto del desiderio sessuale. I più arditi si sono addirittura scagliati sulla qualità del disegno in generale, pretendendo di impartire lezioni di anatomia a un professionista con 40 anni di esperienza alle spalle.
La controversia ha avuto un’eco così vasta da esigere un intervento ufficiale dell’editor-in-Chief di Marvel Comics, Axel Alonso, per scusarsi formalmente del messaggio contrastante trasmesso dalla copertina di Manara e precisare che si tratta di un’immagine non ufficiale del personaggio destinata ai collezionisti in tiratura limitata.
A tenere banco è stata la questione della rappresentazione della donna nel fumetto popolare e della nuova sensibilità degli editori all’aumento del pubblico femminile. Non sarebbe certo un male se la Marvel proponesse un rinnovamento più edificante delle sue super eroine, famose più per gli abiti succinti che per le trame accattivanti, ma questa trasformazione non deve passare per la facile strada della stigmatizzazione.
Analizziamo la copertina incriminata di Manara: Spider-Woman è ritratta accovacciata in una posa da gatta in cima a un grattacielo. Niente di particolarmente erotico né di diverso da altre copertine pubblicate in precedenza. Elektra, Psyloche o She-Hulk, solo per limitarmi a qualche esempio, non sono mai state rappresentate esattamente come delle educande. Il sedere è in bella mostra, questo sì, ma non dimentichiamo che si tratta di una supereroina che di mestiere scala i palazzi in calzamaglia e che, come tutte le donne, è dotata per natura di un culo. Spider Man dal 1962 troneggia sulle copertine praticamente nudo e in pose plastiche, ma nessuno ha mai gridato allo scandalo.
La polemica più accesa che una singola copertina di un fumetto abbia scatenato sui media negli ultimi anni si è purtroppo tradotta in un risultato sterile e in un danno d’immagine tranquillamente evitabile per un grande autore del fumetto internazionale come Milo Manara. Rinnovare un personaggio femminile non significa necessariamente eliminare la sua sensualità. Il restyling bigotto è la strada più immediata, ma serve solo a nascondere la polvere sotto il tappeto. La trasformazione deve investire in primis la serie e la trama degli episodi, a prescindere dalle caratteristiche fisiche della protagonista.
Personalmente avrei trovato più offensiva una rappresentazione forzatamente castigata di Spider-Woman, o ridicolmente impegnata, come se dovesse dimostrare di essere qualcosa di più di un bel corpo, nascondendolo. Accusando Manara di misoginia, si rischia soltanto di rimanere invischiati nella logora convinzione che le donne debbano necessariamente nascondere la propria femminilità per essere prese sul serio. Persino la Thatcher si metteva orecchini e rossetto.