Martedì, 05 Gennaio 2016 00:00

La Sicilia e i suoi antichi ospiti

La Sicilia e i suoi antichi ospiti
Riemerge dopo 2500 anni fa un “fossile” guida


La notizia è fresca e per certi versi rappresenta una sorta di “bomba” storico-naturalistica. Pochi giorni orsono, un team di specialisti e zoologi siciliani nei pressi della Foce del fiume Salso sfociante a Licata ha osservato degli ospiti molto particolari. Sono stati individuati sei esemplari, di cui tre vivi, dell’unica specie di Boa presente in Italia, il cosiddetto Boa delle sabbie o serpente proiettile. Gli esemplari sono stati attentamente studiati e il loro identikit, che verrà presto arricchito dall’analisi del Dna, è stato pubblicato sulla rivista Acta Herpetologica da Gianni Insacco, direttore scientifico del Museo di Storia Naturale di Comiso, in collaborazione con Filippo Spadola, dell’Università di veterinaria di Messina, Salvatore Russotto e Dino Scaravelli, dell’Università di Bologna.

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Proprio nel momento in cui le forze di alternativa cercano faticosamente di rimettere in piedi un progetto strategico dai vasti orizzonti teorici ed organizzativi, ecco che su di una questione apparentemente minore come una tornata di elezioni locali, distante oltretutto poco meno di un anno, le varie soggettività coinvolte in quell’ambizioso progetto danno prova di reciproche insofferenze e si fanno portatrici di disegni talvolta diametralmente contrapposti. Un movimento politico nascente, destinato, se vuol sopravvivere, ad elaborare strategie convincenti su temi epocali quali la fine di un ciclo quarantennale di accumulazione capitalistica, la crisi della sovranità democratica, i conseguenti mutamenti nell’ordine geopolitico, la grande migrazione in atto, e che organizza una baruffa preventiva attorno alle modalità di presentazione delle liste in una tornata elettorale amministrativa, per quanto importante, fa sorgere dubbi sulle sue potenzialità nell’arena politica del Paese. Il minimo che si possa sospettare è che il peso dell’elettoralismo schiacci il nuovo partito su una marginale contingenza, minandone alla base la la capacità di incidere.

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Sabato, 05 Settembre 2015 00:00

Lacus Amenus

Lacus Amenus


Roma mi ha accolto in un caldo pomeriggio di fine Luglio, ormai più di un mese fa, la solita routine: la bellezza della città eterna, gli spostamenti che seguono le linee della tramvia e della metro. Roma è una città che risplende di luce propria, Roma è una città che risplende di lotte; viva, arcigna proprio come l’acqua bullicante. L’acqua bullicante appunto; termine che fa quasi sorridere, vocabolo che indica qualcosa che ribolle, a causa della presenza di idrogeno solforato nella composizione chimica di quelle acque.

Luogo ricco d’acqua il Pigneto, basta pensare che accanto a quel fosso sopracitato, stava un tempo il fosso della Maranella, famoso poiché nel film “Un americano a Roma” il grande Sordi manda proprio gli americani in macchina. Premesse fondamentali che mi sono servite e che servono, per capire il lago: il lago di tutti, quello che resiste (e combatte). Tanti giornalisti, opinionisti, militanti hanno scritto del Lago della Snia. Molti si sono pronunciati trattando la sorprendente storia del lago “nato” 25 anni fa nella stuprata (dal cemento) Roma est, zona Pigneto.

Le vicende sopracitate, l’intreccio di falde e fossi, è quindi la causa principale di questo connubio di acque oggi cullate dallo scenario mozzafiato di una vegetazione selvaggia tra i casermoni di cemento degli anni ’60. Il contesto topografico ha una storia importante: il Pigneto, quartiere popolare per eccellenza, cresciuto attorno ad una fabbrica. Il nome di questo impianto ancora riecheggiante nella memoria del parco stesso e del lago.
La Snia Viscosa una fabbrica di seta artificiale chiusa nel '54, un luogo dove oggi il tempo sembra essersi fermato. Studiare ogni minimo dettaglio è necessario per capire le vicende che hanno interessato questo luogo; patrimonio storico-naturalistico dell’Urbe, dalla chiusura del complesso industriale agli ultimi e reiterati tentativi speculativi e le lotte per fermare il cemento, per avere il parco desiderato e i servizi per il territorio e ora salvare (veramente) il lago. I passi decisivi della storia dell’ex fabbrica e del parco sono scanditi da personaggi e momenti più o meno particolari.
È la storia prima di tutto del cemento che invade e colpisce. Una storia come tante in un’ Italia che negli anni ’50 vedeva “solo” il 2% della superficie territoriale cementificata contro il dato odierno che vede le colate di cemento sul nostro territorio presenti al 7% dell’esistente. Il dato è derivato dal rapporto dell’ISPRA della fine del 2014 basata sullo studio del consumo di suolo nel Belpaese.

La relazione dell’ISPRA parla chiaro in questo senso: si cementifica spesso, azione che rientra nei piani di sviluppo di amministrazioni comunali sempre più spavalde nel seguire indirizzi speculativi più o meno celati. Quattro interventi, o per meglio dire quattro tentativi speculativi pensata per un’area dall’interesse storico-naturalistico e paesistico notevole. L’acqua, la falda “invadente” rispetto alle mire palazzinare è arrivata come un flusso provvidenziale, già a partire dal 1992. Se con un’ipotetica macchina del tempo tornassimo alle vicende vecchie 25 anni, sarebbe facile osservare la presenza di società forti (Ponente 1978 srl) e il suo “plenipotenziario” proprietario provare a far passare un progetto per una concessione edilizia relativa alla costruzione di edifici da destinare ad attività produttive. Fu il primo caso, per il complesso di Largo Preneste, di grande mobilitazione collettiva a difesa di quell’area. La situazione si aggravò quando nel 1992 uno sbancamento di 10 metri intaccò la falda provocando l’allagamento di Largo Preneste. Antoni Pulcini il grande protagonista di questa storia, provò a “rimediare” cercando di gettar via l’acqua con l’opera delle idrovore. Missione fallita, il collettore fognario fece crack e la frittata fu sancita inequivocabilmente con la conseguenza del totale blocco dei lavori e dell’opera.
Questo primo “esperimento” fu purtroppo il primo di una lunga serie di manovre atte a mire speculative gravose. Il secondo tentativo speculativo fu provato all’interno della kermesse sportiva dei mondiali di nuoto del 2008, svoltisi a Roma. Una mobilitazione decisa e compatta, anche in questo caso sventò quello che doveva essere l’ennesima bruttura di una capitale in balia del mattone.

Le successive azioni speculative, quella del 2012 e quella del 2013 furono affrontati con la stessa determinazione da chi si è sempre posto a difesa di un bene collettivo.
Nel 2012 la “proposta” di cementificazione con costose residenze arrivava dall’Università La Sapienza di Roma, all’interno del progetto del piano d’assetto generale dello stesso Ateneo. Nel 2013, il solito Pulcini si rese “disponibile” a realizzare un’immensa colata di cemento proprio sulla superficie del lago, tombandolo di fatto per sempre ed ergendo sopra esso 4 torri: 4 eco-mostri dell’altezza (cada uno) di 106 metri! La via crucis di tutta l’area dell' ex Snia è stata seguita, da vent'anni a questa parte, come già detto, da cittadini, comitati, associazioni e dal Csoa Ex Snia. Quest’ultima esperienza nasce con l’occupazione della fabbrica nel 1995, e si è stabilizzata poi in una parte dei locali del corpo di fabbrica (la parte più moderna della fabbrica ndr). Questa realtà autogestita e auto-organizzata ha certamente definito una maggiore determinazione negli spazi d’agire di tutti i volti e i cuori che si sono battuti e che si battono per salvare questo patrimonio.

Il forum territoriale permanente, nasce quindi dall’esigenza di creare una rete tra le varie sfumature che si adoperano per salvare quest’insieme (cittadini, associazioni, movimenti ndr) che in tutti questi anni sono riuscite a riappropriarsi pezzetto per pezzetto di gran parte dell'area, facendo in modo che diventasse un parco. Il Parco delle Energie, alimentato tutto con energie rinnovabili e in cui il vecchio asilo del 1924 è diventato la casa del parco (costruita con tecniche di architettura sostenibile) che racchiude l'Archivio della Viscosa, testimone della vita di migliaia di operaie e operai e intitolato a Maria Baccante, partigiana e operaia. Il forum tutt’oggi è il vero strumento che permette che questa lotta vada avanti. Il compito da assolvere è di primaria importanza per il futuro dell’intera area: rendere demaniali le acque sorgive del lago e mettere al riparo dalla speculazione la parte restante. Per questo il forum chiede da tempo l’esproprio completo dell’area (parte del lago e della fabbrica, nel settore più antico, sono di proprietà del Pulcini ndr). Decisione di straordinaria importanza se si pensa che l’obiettivo principale è quello di istituire per l’ex fabbrica e il lago un vero e proprio Monumento Naturale, unendo storia e natura.

L’impressione che ho avuto salutando quel luogo e i ragazzi (un saluto a Flavia e a tutti gli altri) che mi hanno gradevolmente ospitato è stata quella di un braciere, ardente di voglia di realizzare qualcosa che vada oltre il possibile.
Il Lago, la fabbrica di finta seta mi hanno e ci hanno dato appuntamento ad Ottobre (nella prima settimana) quando all’interno della seconda edizione di “Logos-festa della parola”, in cui rideclineranno la parola “benessere” fuori dagli schemi del Capitale, verso un' intesa uomo e natura forse all’apice della perfezione.

Pubblicato in Territori e beni comuni
Martedì, 14 Luglio 2015 00:00

Le gestione del territorio e della città

Intervista ad Alberto Ziparo, professione Associato UniFi

1) La regione Toscana ha approvato il PIT, quali sono i cambiamenti principali in gioco? E come cambia il ruolo dei progettisti e urbanisti dopo questa approvazione? 

Gran parte del territorio toscano è tutelato, adesso: gli interventi devono seguire regole precise; inoltre si limiterà il consumo di suolo e si eviteranno peggiori disastri ambientali, anche con l’avvio del programma di risanamento idrogeologico. Ancora si supera la contrapposizione tra sviluppo e ambiente: oggi lo sviluppo può essere solo ecologico o sostenibile. Gli urbanisti devono saper assumere le dominanti paesaggistiche quali elementi distintivi e strutturanti del progetto. Per chi esce dalla scuola di Empoli questo non è certo un problema. Ma molti tecnici, anche già formati, devono rivedere e aggiornare il proprio background alla luce di tali innovativi caveat.

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Dall’antico al moderno:

la difesa dei territori di ieri e di oggi, beni comuni da preservare, beni comuni da salvare

[...] Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove hanno fatto il deserto, quello lo chiamano pace”

Tacito (Agricola, 30)

La difesa del territorio, delle sue risorse, della sua sacralità ha da sempre contraddistinto la società; sia quella antica, remota che quella più moderna e più “evoluta”. Il sacro correlato alla natura al territorio è insito nella mente umana: basta guardare le antiche testimonianze rupestri preistoriche in grotta; da Lascaux alla grotta dell’Addaura in Sicilia, per capire quanto la natura sia stata protagonista nella storia dell’uomo.

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Niscemi (CL): Il MUOS (mobile user objective system) è un nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della marina militare statunitense, dotato di quattro stazioni di terra e cinque satelliti geostazionari.

Le stazioni di terra sono costituite da tre grandi mega antenne dal diametro di 18,4 metri e due antenne UHF alte 149 metri.

Il MUOS, la cui attivazione è prevista nel 2015, consentirà di trasmettere ordini e informazioni tra le truppe americane sparse sui vari fronti internazionali e il comando centrale del Pentagono. Il sistema satellitare permetterà di guidare i droni, pericolosi aerei da guerra senza pilota per le guerre di prossima generazione e di trasmettere le informazioni tra le truppe sparse sui vari fronti ed il Pentagono.

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Niscemi 09 agosto 2013 – Gli attivisti NO MUOS si sono dati appuntamento ore 16.30 all’ingresso della Sughereta di contrada Pisciotto (Niscemi- CL) e da lì è partita la manifestazione contro i lavori di costruzione del sistema satellitare MUOS, acronimo di Mobile User Objective System, che le forze armate americane progettano di istallare nel cuore della riserva naturale limitrofa alla città di Niscemi nella base militare americana di contrada Ulmo.

Pubblicato in Territori e beni comuni
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