La scoperta avrebbe del sensazionale (tanto da esser riportata anche dal Telegraph): i rettili infatti non sarebbero stati abbandonati nell’ambiente fluviale da proprietari senza scrupoli e vogliosi di destabilizzare l’ambiente e la sua popolazione autoctona. Se le analisi confermeranno quanto sta emergendo da questa ricerca, saremmo in presenza di un “fossile” vivente, una testimonianza viva del passaggio di popoli di epoche che furono.
Il boa delle sabbie (Eryx jaculus), tipico del Nord Africa, della penisola Balcanica e del Medioriente in genere, non è assolutamente una specie autoctona, ma è evidente che fu importata.
Del resto il nome altro di questi rettili è “Serpente proiettile”, nomen omen, una testimonianza di quello che in passato questi splendidi animali “svolgevano” all’interno di determinate situazioni. Questi animali risultano essere per certi versi leggendari, essi rappresentano una delle tipologie di approccio alle questioni belliche dei greci: in poche parole secondo testimonianza scritte e ampiamente riportate, durante gli ingaggi navali all’interno dei conflitti, la marineria greca utilizzava questi serpenti scagliandoli sulle fazioni opposte per scatenare il panico ai contendenti. Proprio l'area di diffusione del rettile in Sicilia è stata teatro di due importanti battaglie nella colonia di Imera, la prima intorno al 405 a.C. e la seconda nel 310 a.C., nell’ambito del lungo conflitto greco-punico. Possiamo immaginare l’effetto caotico che un “ingresso” del genere poteva causare, ma è bene ricordare che gli animali risultano assolutamente innocui per l’uomo e privi (come tutte le specie affini alla famiglia dei Boa) privi di veleno. La lunghezza varia tra il metro e metro e mezzo, presentano delle colorazioni sgargianti e si nutrono di piccoli rettili e roditori.
Questa scoperta che per certi versi resta sensazionale fa ancora una volta cadere l’attenzione sulla foce del fiume più grande di Sicilia (con il Simeto). Il Salso infatti presentano tantissimi problemi di natura ambientale, tant’è vero che le sue acque risultano altamente inquinate a causa di scarichi diretti da abitazioni e, fattore assolutamente da non trascurare, il fiume presenta proprio nei pressi della Foce un depuratore “pigro”( è un eufemismo) e non funzionante. Danni ambientali terribili che si ripercuotono su fauna e flora, senza dimenticare la distruzione dell’importantissimo osservatorio del WWF, presente poiché l’ambiente si prestava alla sosta e nidificazione di moltissime specie di volatili. A proposito della foce e dei progetti presentati per la tutela e la riqualificazione di essa tempo fa scrissi un articolo teso proprio a stimolare il dibattito e l’interesse su un bene collettivo, come la suddetta via d’acqua (leggi qui) .
Il rilancio territoriale passa anche e soprattutto dalla valorizzazione e dalla riqualificazione del paesaggio e del territorio. L’anno è appena iniziato auspichiamo quindi, sulla scia di battaglie per l’ambiente come quella portata avanti contro il progetto di trivellazione dell’Off Shore Ibleo, una riscossa del territorio che parta proprio dal paesaggio. Una sorta di effetto boomerang, dei “proiettili” di dignità, un po’ come i serpenti che gli antichi greci “decisero” di lasciare in questo pezzo di mondo.