Sabato, 05 Settembre 2015 00:00

Lacus Amenus

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Lacus Amenus


Roma mi ha accolto in un caldo pomeriggio di fine Luglio, ormai più di un mese fa, la solita routine: la bellezza della città eterna, gli spostamenti che seguono le linee della tramvia e della metro. Roma è una città che risplende di luce propria, Roma è una città che risplende di lotte; viva, arcigna proprio come l’acqua bullicante. L’acqua bullicante appunto; termine che fa quasi sorridere, vocabolo che indica qualcosa che ribolle, a causa della presenza di idrogeno solforato nella composizione chimica di quelle acque.

Luogo ricco d’acqua il Pigneto, basta pensare che accanto a quel fosso sopracitato, stava un tempo il fosso della Maranella, famoso poiché nel film “Un americano a Roma” il grande Sordi manda proprio gli americani in macchina. Premesse fondamentali che mi sono servite e che servono, per capire il lago: il lago di tutti, quello che resiste (e combatte). Tanti giornalisti, opinionisti, militanti hanno scritto del Lago della Snia. Molti si sono pronunciati trattando la sorprendente storia del lago “nato” 25 anni fa nella stuprata (dal cemento) Roma est, zona Pigneto.

Le vicende sopracitate, l’intreccio di falde e fossi, è quindi la causa principale di questo connubio di acque oggi cullate dallo scenario mozzafiato di una vegetazione selvaggia tra i casermoni di cemento degli anni ’60. Il contesto topografico ha una storia importante: il Pigneto, quartiere popolare per eccellenza, cresciuto attorno ad una fabbrica. Il nome di questo impianto ancora riecheggiante nella memoria del parco stesso e del lago.
La Snia Viscosa una fabbrica di seta artificiale chiusa nel '54, un luogo dove oggi il tempo sembra essersi fermato. Studiare ogni minimo dettaglio è necessario per capire le vicende che hanno interessato questo luogo; patrimonio storico-naturalistico dell’Urbe, dalla chiusura del complesso industriale agli ultimi e reiterati tentativi speculativi e le lotte per fermare il cemento, per avere il parco desiderato e i servizi per il territorio e ora salvare (veramente) il lago. I passi decisivi della storia dell’ex fabbrica e del parco sono scanditi da personaggi e momenti più o meno particolari.
È la storia prima di tutto del cemento che invade e colpisce. Una storia come tante in un’ Italia che negli anni ’50 vedeva “solo” il 2% della superficie territoriale cementificata contro il dato odierno che vede le colate di cemento sul nostro territorio presenti al 7% dell’esistente. Il dato è derivato dal rapporto dell’ISPRA della fine del 2014 basata sullo studio del consumo di suolo nel Belpaese.

La relazione dell’ISPRA parla chiaro in questo senso: si cementifica spesso, azione che rientra nei piani di sviluppo di amministrazioni comunali sempre più spavalde nel seguire indirizzi speculativi più o meno celati. Quattro interventi, o per meglio dire quattro tentativi speculativi pensata per un’area dall’interesse storico-naturalistico e paesistico notevole. L’acqua, la falda “invadente” rispetto alle mire palazzinare è arrivata come un flusso provvidenziale, già a partire dal 1992. Se con un’ipotetica macchina del tempo tornassimo alle vicende vecchie 25 anni, sarebbe facile osservare la presenza di società forti (Ponente 1978 srl) e il suo “plenipotenziario” proprietario provare a far passare un progetto per una concessione edilizia relativa alla costruzione di edifici da destinare ad attività produttive. Fu il primo caso, per il complesso di Largo Preneste, di grande mobilitazione collettiva a difesa di quell’area. La situazione si aggravò quando nel 1992 uno sbancamento di 10 metri intaccò la falda provocando l’allagamento di Largo Preneste. Antoni Pulcini il grande protagonista di questa storia, provò a “rimediare” cercando di gettar via l’acqua con l’opera delle idrovore. Missione fallita, il collettore fognario fece crack e la frittata fu sancita inequivocabilmente con la conseguenza del totale blocco dei lavori e dell’opera.
Questo primo “esperimento” fu purtroppo il primo di una lunga serie di manovre atte a mire speculative gravose. Il secondo tentativo speculativo fu provato all’interno della kermesse sportiva dei mondiali di nuoto del 2008, svoltisi a Roma. Una mobilitazione decisa e compatta, anche in questo caso sventò quello che doveva essere l’ennesima bruttura di una capitale in balia del mattone.

Le successive azioni speculative, quella del 2012 e quella del 2013 furono affrontati con la stessa determinazione da chi si è sempre posto a difesa di un bene collettivo.
Nel 2012 la “proposta” di cementificazione con costose residenze arrivava dall’Università La Sapienza di Roma, all’interno del progetto del piano d’assetto generale dello stesso Ateneo. Nel 2013, il solito Pulcini si rese “disponibile” a realizzare un’immensa colata di cemento proprio sulla superficie del lago, tombandolo di fatto per sempre ed ergendo sopra esso 4 torri: 4 eco-mostri dell’altezza (cada uno) di 106 metri! La via crucis di tutta l’area dell' ex Snia è stata seguita, da vent'anni a questa parte, come già detto, da cittadini, comitati, associazioni e dal Csoa Ex Snia. Quest’ultima esperienza nasce con l’occupazione della fabbrica nel 1995, e si è stabilizzata poi in una parte dei locali del corpo di fabbrica (la parte più moderna della fabbrica ndr). Questa realtà autogestita e auto-organizzata ha certamente definito una maggiore determinazione negli spazi d’agire di tutti i volti e i cuori che si sono battuti e che si battono per salvare questo patrimonio.

Il forum territoriale permanente, nasce quindi dall’esigenza di creare una rete tra le varie sfumature che si adoperano per salvare quest’insieme (cittadini, associazioni, movimenti ndr) che in tutti questi anni sono riuscite a riappropriarsi pezzetto per pezzetto di gran parte dell'area, facendo in modo che diventasse un parco. Il Parco delle Energie, alimentato tutto con energie rinnovabili e in cui il vecchio asilo del 1924 è diventato la casa del parco (costruita con tecniche di architettura sostenibile) che racchiude l'Archivio della Viscosa, testimone della vita di migliaia di operaie e operai e intitolato a Maria Baccante, partigiana e operaia. Il forum tutt’oggi è il vero strumento che permette che questa lotta vada avanti. Il compito da assolvere è di primaria importanza per il futuro dell’intera area: rendere demaniali le acque sorgive del lago e mettere al riparo dalla speculazione la parte restante. Per questo il forum chiede da tempo l’esproprio completo dell’area (parte del lago e della fabbrica, nel settore più antico, sono di proprietà del Pulcini ndr). Decisione di straordinaria importanza se si pensa che l’obiettivo principale è quello di istituire per l’ex fabbrica e il lago un vero e proprio Monumento Naturale, unendo storia e natura.

L’impressione che ho avuto salutando quel luogo e i ragazzi (un saluto a Flavia e a tutti gli altri) che mi hanno gradevolmente ospitato è stata quella di un braciere, ardente di voglia di realizzare qualcosa che vada oltre il possibile.
Il Lago, la fabbrica di finta seta mi hanno e ci hanno dato appuntamento ad Ottobre (nella prima settimana) quando all’interno della seconda edizione di “Logos-festa della parola”, in cui rideclineranno la parola “benessere” fuori dagli schemi del Capitale, verso un' intesa uomo e natura forse all’apice della perfezione.

Ultima modifica il Venerdì, 04 Settembre 2015 20:36
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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