Si apre dunque con il freddo e con la morte, a dispetto di un titolo allegro, il noir Buonasera (signorina) (Eclissi, 2016, p. 238, € 12,00) opera seconda dell'acese Davide Pappalardo (la prima, lo scorso anno, fu Milano Pastis del quale l'ultima pubblicazione è quasi il seguito).
E la notte del 23 dicembre è fredda come fredda, non soltanto meteorologicamente, era la Milano del 1970, nella quale i banditi non hanno né l'aspetto né l'atteggiarsi di quelli simpatici e sgangherati di “Noi duri”, altro simpaticissimo brano del repertorio buscaglionesco. E' una Milano cattiva: la Milano Calibro nove raccontata e trasfigurata da un intero genere letterario e cinematografico. Una Milano nella quale il bianco della droga prevale su quello della neve e sovente macchia entrambi di un rosso accesso che non è però né barbera né sangiovese.
Ma in questa Milano così poco accogliente ci sono anche i “buoni”, di quelli che non ti aspetti: sporchi, puzzolenti e un po' confusi. E' il caso dell'ex poliziotto Libero Russo, diventato un emarginato sociale e che ha nostalgia di una normalità che lo faccia uscire dal “pozzo nero e inconsolabile” di un amore che gli ha portato soltanto guai e gli tolga di dosso il masso degli eventi che lo ha schiacciato. Libero Russo che “non vuole competere, vuole vivere” si trova però a dover competere, nella città più competitiva d'Europa (anche per la mala), con balordi della peggior specie per trovare la soluzione ad un giallo inspiegabile.
Nel “pessimo affare che è la vita” si ritrovano tutti i personaggi di questo intreccio – chi con un distintivo vero, chi con uno giocattolo, chi con quello del criminale o della battona – e tutti giocano il loro ruolo in una città che, in fondo, scorrerà uguale a prima.