Giovedì, 17 Aprile 2014 00:00

Sulla trattativa Stato mafia

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Articolo di Luca Onesti

La Confusione

Il termine “trattativa” ha un grande potere di suggestione, e spiega come pochi il rapporto che intercorre tra politica e criminalità organizzata in Italia. E in effetti il procedimento di indagine portato avanti dalla procura di Palermo, sfociato nel processo cosiddetto sulla “trattativa” che ha avuto inizio a Palermo il 27 maggio 2013 – come lo sono nondimeno i procedimenti della procura di Caltanissetta sulla strage di Via d’Amelio, e quello di Firenze sulle stragi del 1993 – è di cruciale importanza per ricostruire la storia recente del nostro paese. Così importante che è dovere civico di ogni cittadino seguirlo con la massima attenzione, specie ora che la tensione è salita dopo le minacce di morte che recentemente Totò Riina, dal carcere, ha pronunciato nei confronti del pm della Dda di Palermo Nino Di Matteo.

E però, se ci si propone di capirci qualcosa di concreto, ci si trova di fronte, innanzitutto, a un enorme chiasso mediatico, sia in tv (come non ricordare le apparizioni televisive di Massimo Ciancimino al programma di Santoro?) che sui giornali, ed è difficile anche soltanto farsi un’idea dei procedimenti in corso. E, se anche si va all’indietro per cercare di capire cosa la magistratura è riuscita a ricostruire del periodo delle stragi del ’92-’93, ci si trova nel bel mezzo di una inestricabile confusione.

La Confusione, appunto, è il titolo di un ebook di Sebastiano Gulisano (acquistabile qui) dedicato specificamente al processo sulla trattativa (non all’insieme dei procedimenti che ho nominato né alla “trattativa” presa come accadimento storico). Un ebook che ha un grande pregio: quello di dare una prospettiva d’insieme al processo, di fornire delle linee guida per capirne lo svolgimento e lo stesso impianto accusatorio, e, soprattutto, farne anche una critica puntuale e rigorosa. Gulisano è un giornalista che sa basare le sue tesi su un importante lavoro di archivio e, soprattutto, accompagna il testo con un accuratissimo riferimento ai documenti e agli atti processuali. 

Confusione mediatica, come abbiamo accennato, ma anche confusione per quanto riguarda l’impianto accusatorio del processo. Il libro non è quello di un tifoso, e non ha paura di criticare l’operato della procura di Palermo e del dottor Di Matteo: è quello che dovrebbe fare ogni buon giornalista, fornire all’opinione pubblica un punto di vista diverso da quello istituzionale, suffragandolo con fatti precisi e ben documentati. In un processo la cui importanza è fondamentale per la nostra democrazia, il lavoro di Gulisano è di importanza vitale, ed è un input per continuare ad approfondire, non giornalismo confusionario come tanto se n’è visto a proposito di questa vicenda.

L’ebook si divide, sostanzialmente, in due parti. La prima evidenzia le continue contraddizioni in cui cade il “supertestimone” Massimo Ciancimino durante gli interrogatori. Dichiarazioni contraddittorie che, lette nel loro contraltare, hanno un loro lato comico, e in alcuni casi proprio esilarante. Nel primo capitolo, Fatti la tua trattativa, il figlio dell’ex sindaco di Palermo viene introdotto così: «A leggere i verbali palermitani di Massimo Ciancimino e la sua fluviale testimonianza nel processo Mori-Obinu […] si ha la sensazione di essere finiti dentro un giochino virtuale il cui spot promozionale potrebbe essere: “Fatti la tua trattativa. Gioca anche tu con ‘Ciancemino’, il meme generator di trattative possibili”.» Secondo Sebastiano Gulisano Massimo Ciancimino sarebbe stato, come il testimone (poi rivelatosi depistatore) Vincenzo Scarantino nei procedimenti Borsellino bis e ter (nei quali lo stesso Di Matteo è stato pubblico ministero), costretto a mentire: «Sarebbe utile sapere chi e perché abbia catapultato Ciancimino dentro questa storia, ma dubito che lo sapremo mai. Sebbene il motivo sia intuibile, alla luce degli effetti prodotti: affossare qualsiasi ipotesi di trattativa relativa agli anni del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica.» 

Una confusione che può far comodo a qualcuno e che si addensa ancor di più nella seconda parte del libro che, in un capitolo complesso e molto importante, La ballata degli anonimi, pone dei dubbi decisivi su una delle tesi portanti dell’impianto argomentativo del pm Di Matteo, quella che si basa sul cosiddetto Anonimo del “Corvo 2” (“Corvo 2” perché già erano circolate lettere anonime, contro Falcone, attribuite a un “Corvo”, nel 1989). Lo scritto anonimo di 8 pagine (riportato integralmente nell’ebook) indica Calogero Mannino come «protagonista di una trattativa diretta con Totò Riina, nonché come mandante dell'omicidio Lima e della strage di Capaci.» Ma, continua Gulisano: «In ventuno anni nessuno l'aveva preso sul serio, quest'anonimo. Dopo ventuno anni ci pensa il sostituto procuratore di Palermo Antonino Di Matteo a riesumarlo e a farlo diventare centrale negli ultimi giorni di Paolo Borsellino. E nella riscrittura di una pagina fondamentale della storia d'Italia. Trascurando che tutti gli organismi investigativi italiani dell'epoca hanno bollato quel documento come un depistaggio.» A questo punto ci troviamo di fronte a due “trattative” diverse: la prima è quella con protagonista il colonnello Mori con Vito Ciancimino, la seconda è quella che avrebbe come protagonista Mannino come interlocutore diretto di Riina, ma Di Matteo le confonde, le tratta come fossero una sola. Inoltre, secondo Di Matteo, Borsellino era venuto a conoscenza, dopo la strage di Capaci, della “trattativa in corso” e avrebbe per questo voluto incontrare segretamente De Donno e Mori. Secondo Gulisano Di Matteo si inganna anche su questo: Borsellino, prima di essere ucciso, era invece concentrato sull’indagine “Mafia e appalti” (e di ciò avrebbe parlato nell’incontro con Mori e De Donno) e non avrebbe dato alcun peso all’anonimo del Corvo 2, che ora viene considerato credibile dalla Procura di Palermo, né avrebbe avuto altre notizie di una “trattativa in corso”.

A conferma della tesi di Gulisano è interessante riportare quanto dichiarato martedì 1° aprile 2014 dall'ex vicedirettore (il direttore, ricordiamolo, era Giovanni Falcone) degli affari penali del ministero della Giustizia, Liliana Ferraro, al processo per la strage di via D'Amelio che si tiene alla corte d’Assise di Caltanissetta. La Ferraro ha dichiarato che Giuseppe De Donno le aveva parlato di Massimo Ciancimino e della possibilità, per suo tramite, di contattarne il padre, Vito, per convincerlo a collaborare. La Ferraro aveva avvisato Borsellino, che le rispose: “Va bene. Ci penso io”. Secondo le parole dell’ex vice di Falcone, il giudice Borsellino “non diede alcuna importanza alla notizia delle intenzioni del Ros di stabilire contatti con Ciancimino. Non ebbe una grande reazione. Non rimase sorpreso e non diede grande importanza al fatto. O lo sapeva o non riteneva che fosse rilevante. Quella tra il Ros e Vito Ciancimino era attività investigativa e null’altro. Solo attività investigativa”. http://news.panorama.it/cronaca/Liliana-Ferraro-una-testimonianza-contro-la-trattativa-Stato-mafiauindi,QU

Poi che inchieste di questo tipo non siano tutti i giorni sulle pagine dei più importanti giornali nazionali è un’altra storia. È rivelatore il fatto che un libro circostanziato e puntuale come questo abbia alla fine la struttura di un giallo, per di più con risvolti umoristici. È come se il giornalismo, la cronaca che indaga fatti e documenti, non riesca a trovare più molto spazio sui giornali, e debba per ironia della sorte cambiare pelle, farsi romanzo, anche romanzo giallo come in questo caso, per rimanere in vita. E Sebastiano Gulisano, lettore appassionato di gialli e di fumetti e giornalista rigoroso, è riuscito in questa ibridazione difficile ma interessante.

Ultima modifica il Sabato, 08 Agosto 2015 12:44
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