13 marzo 1975 aggressione a Sergio Ramelli, 29 aprile 1975 Sergio Ramelli muore. A soli diciotto anni. La puntata del 12 giugno 2015 del programma radiofonico "Il falco e il gabbiano" condotto da Enrico Ruggeri ha ricordato la vicenda di Sergio Ramelli, diciottenne militante del Fronte della Gioventù ucciso a colpi di chiave inglese da otto, dico otto, militanti di Avanguardia “operaia”, otto studenti del collettivo di medicina, provenienti da famiglie della Milano bene. Sergio, figlio della Milano proletaria, aveva i capelli lunghi, era un ragazzo che aveva aderito al Fronte della Gioventù come reazione alle vessazioni subite dopo essere entrato nel mirino dei sedicenti “comunisti” a causa di un suo tema in cui criticava le Brigate Rosse, tema finito, non si sa come, nella bacheca scolastica dell'Istituto Molinari, la scuola che Sergio frequentava. Sergio nel tempo libero giocava a calcio nella squadra dell’oratorio. A causa dei contenuti di quel tema Sergio divenne oggetto di "attenzioni" pesanti da parte degli studenti del campo a lui divenuto avverso, "attenzioni" che costrinsero il padre di Sergio, dipendente di un bar, a iscrivere il figlio ad una scuola privata, coi conseguenti sacrifici economici. Il fratello maggiore di Sergio, che non ha mai fatto politica e nonostante questo è stato costretto a lasciare Milano per le continue minacce seguenti l'omicidio del fratello, racconta che Sergio era un ragazzo tranquillo, un ragazzo che non aveva mai partecipato ad episodi violenti che pure, in quegli anni, spesso vedevano coinvolti attivamente esponenti del Fronte della Gioventù i cui aderenti vestivano i panni di “fascisti” imposti dalla struttura economica borghese. “Fascisti” da una parte e sedicenti “comunisti” dall’altra a spaccarsi le teste, in un meccanismo occulto identificato con una locuzione che fa tremare i polsi, quella "strategia della tensione" che descrive un quindicennio caratterizzato da stragi, omicidi, paura, con la DC a garantire l’ordine e la "democrazia" con leggi liberticide.
Questi i fatti.
Il discrimine per giudicare chi ha ucciso Sergio e gli altri criminali che hanno lasciato sul selciato i cadaveri di cinquanta ragazzi di opposta fazione negli anni Settanta, è uno e uno solo: la barbarie. Barbarie che non ha colore politico ma che affonda la propria ragione nella bestialità, bestialità che obnubila anche il materialismo storico e dialettico, i fondamenti del pensiero comunista, la teoria che guida la prassi di ogni comunista. Sergio aveva un'amica anche fra i giovani comunisti, quelli sani. Per tutte le vittime di quegli anni la pietas che usa Virgilio nell’Eneide per descrivere il sentimento di Enea che, salvando il padre e il figlio, salva il passato ed il futuro. Ma torniamo all’evento, la scintilla che divamperà in un incendio che porterà alla tragedia è un tema di critica alle Brigate Rosse, Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno a loro volta criticato il terrorismo, forse chi ha ucciso Ramelli avrebbe preso a colpi di chiave inglese anche i quattro cardini del pensiero comunista.