Martedì, 23 Giugno 2015 00:00

Morte di un diciottenne

Scritto da
Vota questo articolo
(5 Voti)

Morte di un diciottenne

Quest'anno ricorre il quarantennale di un omicidio compiuto con modalità squadriste, è imperativo categorico di ogni comunista il non avere tabù nell'analizzare i fatti con gli strumenti del materialismo storico e dialettico. Qualche ultrasinistro analizza le contrapposizioni degli anni Settanta facendo esercizio di entrelacement, facendo cioè aderire a forza gli schemi usati per analizzare la guerra civile italiana seguente l'otto settembre 1943 al periodo scellerato dei cosiddetti "anni di piombo", arruolando sincreticamente i "combattenti" degli anni Settanta nell'epopea degli eroi partigiani antifascisti. No, queste modalità non mi appartengono, gli strumenti del materialismo storico e dialettico impongono di procedere nell'analisi della fenomenologia del reale con un'acribia ecdotica che trascende le semplificazioni viscerali per arrivare a cogliere il significato reale del fatto scevro da condizionamenti, quarant'anni sono un tempo sufficiente per capire.

13 marzo 1975 aggressione a Sergio Ramelli, 29 aprile 1975 Sergio Ramelli muore. A soli diciotto anni. La puntata del 12 giugno 2015 del programma radiofonico "Il falco e il gabbiano" condotto da Enrico Ruggeri ha ricordato la vicenda di Sergio Ramelli, diciottenne militante del Fronte della Gioventù ucciso a colpi di chiave inglese da otto, dico otto, militanti di Avanguardia “operaia”, otto studenti del collettivo di medicina, provenienti da famiglie della Milano bene. Sergio, figlio della Milano proletaria, aveva i capelli lunghi, era un ragazzo che aveva aderito al Fronte della Gioventù come reazione alle vessazioni subite dopo essere entrato nel mirino dei sedicenti “comunisti” a causa di un suo tema in cui criticava le Brigate Rosse, tema finito, non si sa come, nella bacheca scolastica dell'Istituto Molinari, la scuola che Sergio frequentava. Sergio nel tempo libero giocava a calcio nella squadra dell’oratorio. A causa dei contenuti di quel tema Sergio divenne oggetto di "attenzioni" pesanti da parte degli studenti del campo a lui divenuto avverso, "attenzioni" che costrinsero il padre di Sergio, dipendente di un bar, a iscrivere il figlio ad una scuola privata, coi conseguenti sacrifici economici. Il fratello maggiore di Sergio, che non ha mai fatto politica e nonostante questo è stato costretto a lasciare Milano per le continue minacce seguenti l'omicidio del fratello, racconta che Sergio era un ragazzo tranquillo, un ragazzo che non aveva mai partecipato ad episodi violenti che pure, in quegli anni, spesso vedevano coinvolti attivamente esponenti del Fronte della Gioventù i cui aderenti vestivano i panni di “fascisti” imposti dalla struttura economica borghese. “Fascisti” da una parte e sedicenti “comunisti” dall’altra a spaccarsi le teste, in un meccanismo occulto identificato con una locuzione che fa tremare i polsi, quella "strategia della tensione" che descrive un quindicennio caratterizzato da stragi, omicidi, paura, con la DC a garantire l’ordine e la "democrazia" con leggi liberticide.
Questi i fatti.

Il discrimine per giudicare chi ha ucciso Sergio e gli altri criminali che hanno lasciato sul selciato i cadaveri di cinquanta ragazzi di opposta fazione negli anni Settanta, è uno e uno solo: la barbarie. Barbarie che non ha colore politico ma che affonda la propria ragione nella bestialità, bestialità che obnubila anche il materialismo storico e dialettico, i fondamenti del pensiero comunista, la teoria che guida la prassi di ogni comunista. Sergio aveva un'amica anche fra i giovani comunisti, quelli sani. Per tutte le vittime di quegli anni la pietas che usa Virgilio nell’Eneide per descrivere il sentimento di Enea che, salvando il padre e il figlio, salva il passato ed il futuro. Ma torniamo all’evento, la scintilla che divamperà in un incendio che porterà alla tragedia è un tema di critica alle Brigate Rosse, Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno a loro volta criticato il terrorismo, forse chi ha ucciso Ramelli avrebbe preso a colpi di chiave inglese anche i quattro cardini del pensiero comunista.

Ultima modifica il Domenica, 21 Giugno 2015 21:47
Bernardo Fallani

Studi Umanistici, formazione politica laica e comunista, Dirigente Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista. Dipendente di AdF s.p.a. (Aeroporto di Firenze).

Sostenitore dell'estetica del fare.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.