Giovedì, 06 Marzo 2014 00:00

Italia e Oscar, una storia che parte da lontano

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Molti non lo sanno, ma l’Italia è il Paese che ha avuto più premi agli Oscar come miglior film straniero: ben 14. Anche se a livello di nomination la Francia ci batte: 36 contro le 28 italiane. Ma si sa quello che conta sono i premi e i cugini di Oltralpe ne hanno ricevuti 12.

Tutti sanno che l’Italia ha insegnato a fare cinema: infatti dal 1948 in poi il Belpaese ha inanellato una serie di 5 vittorie consecutive. Due volte Vittorio De Sica con “Sciuscià” e “Ladri di biciclette”,poi la coproduzione italo-francese “Le mura di Malapaga” ( di R. Clemont) e poi la doppietta di Fellini con “La strada” e “Le notti di Cabiria”.

Poi gli americani ci hanno (volutamente?) stoppato perché la nostra qualità anche negli anni ’60 era garantita. 

Si sa gli americani erano patiti di questi due registi e non amavano particolarmente il toscanaccio Monicelli o il geometrico Michelangelo Antonioni.

Dopo una decina d’anni,il 1964 è l’anno del riscatto: esce “8 e 1/2” e Fellini ci riporta agli antichi fasti che proseguono anche l’anno successivo con Vittorio De Sica con “Ieri,oggi e domani”. 

Finalmente l’egomonia di questi due maestri si spezza nel 1971 quando il coraggio di Elio Petri e del protagonista Gianmaria Volontè vengono premiati con lo spiazzante “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Un vero must,un capolavoro.

Nel 1972 la “tradizione” continua perché De Sica rivince con “Il giardino dei Finzi Contini”,tratto dal libro omonimo di Giorgio Bassani.

Tranquilli perché Fellini pareggierà il conto nel 1975 con il suo capolavoro per eccellenza : “Amarcord”.

Ma ecco che inizia la crisi del cinema italiano che vedrà allontanarsi l’Oscar per 15 lunghi anni. Nel frattempo però escono “scarti” importanti. Su tutti “Profumo di donna” di Dino Risi che perse nel 1976,ma fu rivalutato indirettamente nel 1992 quando Al Pacino (nel ruolo che fu,nell’originale,di Vittorio Gassman) vinse la statuetta per il remake americano “Scent of a woman”.

In questi anni falliscono l’assalto al premio registi del calibro di Leone, Olmi, Wertmuller, Rosi, Scola, Amelio e anche Fellini (con “La nave va”), fino all’arrivo di un giovane cineasta siciliano che ripercorre il gusto “amarcord” della sua Sicilia attraverso l’arte cinematografica: il 1990 è l’anno di Giuseppe Tornatore con “Nuovo Cinema Paradiso”. 

Nel 1992 l’Italia piazza una nuova vittoria inaspettata con una commedia generazionale amara: è l’anno della svolta di Gabriele Salvatores con “Mediterraneo”.

Putroppo però questa volta la crisi del cinema italiano si fa preoccupante perché dal 1993 in poi non si riesce più a graffiare. Eppure non mancano i bei film: “L’uomo delle stelle” di Tornatore, “Io non ho paura” di Salvatores, “Nuovomondo” di Crialese, ”I cento passi” di Marco Tullio Giordana, “Gomorra” di Garrone, ”Il divo” di Sorrentino, ”Terraferma” di Crialese, ”La prima cosa bella” di Virzì sono alcuni degli scarti più illustri.

L’unico sprazzo è stato il toscanaccio Roberto Benigni che nel 1999 commosse tutti piazzando un inaspettato triplo Oscar (miglior film straniero,miglior attore protagonista e le musiche di Nicola Piovani) con “La vita è bella”. 

Quest’anno siamo ritornati in vetta grazie al carisma e all’efficacia di Paolo Sorrentino che ha incantato Hollywood (e non solo) con “La grande bellezza” che aggiorna la Roma della “dolce vita” ai tempi nostri: tra le maestosità della Capitale però non è tutto oro ciò che luccica,anzi la decadenza è piuttosto marcata. 

E il nostro cinema? Si è ripreso? Diciamo che con Sorrentino ha preso una boccata d’ossigeno.

Immagine tratta liberamente da cinema.sky.it

Ultima modifica il Giovedì, 06 Marzo 2014 00:56
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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