Lunedì, 21 Aprile 2014 00:00

Trascendence: è colpa della mente umana o della tecnologia?

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I nostri lettori più fedeli ricorderanno senz’altro che tempo fa scrissi un articolo riguardante un film in uscita che parlava di amore e tecnologia. La pellicola in questione è “Lei” di Spike Jonze (qui).

Perché dico questo? Semplicemente perché “Transcendence” analizza, per certi versi, l’evoluzione tecnologica che ormai si è impadronita del genere umano. L’aspetto “dark” ed estremo dell’opera di Jonze. Alla base di tutto però c’è sempre una storia d’amore, il perno fondamentale dell’evoluzione umana.

I coniugi Will e Evelyn Custer (Johnny Depp e Rebecca Hall) sono dei brillanti scienziati che studiano incessantemente l’intelligenza artificiale con l’ausilio dell’amico Max (Paul Bettany). Hanno creato il PINN, ovvero una rete di computer con autocoscienza basata sul cervello di scimmie. Gli manca solo l’ultimo step: fare l’upload, tramite hard disk, del cervello umano per vedere come si comporta il sistema.

Un giorno però una frangia di terroristi anti-tecnologia fanno irruzione durante una conferenza: uccidono varie persone e feriscono Will. Morirà entro breve tempo. La moglie,ancora sotto shock per l’accaduto, decide allora di provare a ultimare il lavoro del marito.

Max e l’amico Joseph (Morgan Freeman) avvertono dei pericoli a cui potrebbe andare incontro Evelyn, ma l’amore per Will e per la scienza è troppo grande per lei.

Può il più nobile sentimento umano andare oltre alla fisicità del corpo? All’inizio sembrerebbe di sì.

La donna porta al termine l’esperimento secondo i criteri del marito: la mente di Will acquista rapidità e potenza di calcolo quasi illimitata. Basta alimentare i pc e metterli in rete e il gioco è fatto.

Ma è solo l’inizio e solo i “terroristi” capiscono cosa in realtà sta succedendo: Will vuole allargarsi sempre di più avvalendosi anche di sofisticate nanotecnologie.

In poche parole, secondo alcune teorie, tutto ciò si chiama trascendenza. Ovvero una realtà, un’autorità concepita come superiore. 

Il film, prendendo spunto dalle quelle controverse di Raymond Kurzweill (la profezia dell’avvento di un’era post-umana in cui le macchine svilupperanno tecnologie in grado di guarire ogni male e prolungare le nostre vite), analizza anche uno “strano spiritualismo” che mette in relazione l’uomo e Dio: ecco infatti che il PINN evoluto con la faccia umana di Will resuscita morti, restituisce la vista ai ciechi, l’udito ai sordi. Miracoli? Inizialmente si potrebbe dire di sì,ma poi si scoprono gli altarini…

Questo film segna l’esordio alla regia di Wally Pfister, noto direttore della fotografia, braccio destro di Christopher Nolan (qui produttore) a partire da “Memento” fino alla trilogia di Batman passando per “The prestige” e “Inception” (per il quale ha vinto l’Oscar come miglior fotografia).

Questo film di fantascienza sceglie un modo di girare ormai tradizionale considerando le esperienze precedenti di Pfister, ma trae dalla sceneggiatura di Jack Plagen un modo originale di mettere in evidenza le due forze in campo: è la mente umana o la tecnologia il reale pericolo? All’inizio le cose sembrano ben evidenti e definite, ma quando il film si sviluppa vedrete che niente è come sembra.

È meglio quindi un mondo senza tecnologia o uno dominato da essa? Produce più danni la macchina o l’uso improprio che ne viene fatto dalla mente umana? Cosa sarebbe oggi però il mondo senza internet (a tal proposito fate caso a quale uso viene adibita la tastiera nel finale del film)? L’umanità si può evolvere anche senza tecnologia? Questo sono i dilemmi che attanagliano la mente dello spettatore e del regista.

A molti il film non è piaciuto o è sembrato tagliato con l’accetta. Io invece ritengo che vada visto (anche più di una volta) perché dà degli spunti molto interessanti. Certo sono d’accordo che un ottimo direttore della fotografia non è necessariamente un ottimo regista, però bisogna dare atto a Pfister di aver vinto una sfida. Perché il suo “Transcendence” non è indimenticabile, Johnny Depp non è al suo massimo livello, ma il film crea dei dubbi alle nostre granitiche certezze, sfida le nostre paure e pone degli interrogativi importanti in un’epoca dominata dalla tecnologia.

Molte persone sostengono che il cinema quando solleva dibattito significa che ha realizzato i suoi propositi. E “Transcendence” merita di essere visto e discusso, ma può essere usato anche come lezione didattica ai futuri “scienziati”, compresi i cineasti. Fellini sosteneva che “il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio”. Non aveva tutti i torti e Pfister deve aver appreso la lezione… 

Valutazione: ***

Ultima modifica il Domenica, 20 Aprile 2014 22:58
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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