Lunedì, 01 Settembre 2014 00:00

Mud - Un film come pochi

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Non è un romanzo di formazione, anche se la storia parte da due ragazzi sulle sponde del Mississippi, calati in una realtà periferica in cui si consumano famiglie in difficoltà ed esistenze complesse. Film drammatici statunitensi che si collocano agli estremi delle difficoltà quotidiane e della marginalità sociale non sono rari. Il merito di Mud è sapersi collocare tra diversi generi senza seguire un solo tracciato già percorso ma saltando tra diversi di essi. Si ritrova qualche elemento che richiama Cormac McCarthy, noto al grande pubblico soprattutto grazie a Non è un paese per vecchi. Ci si richiama ad un’ambientazione da thriller, senza che però ci si avvicini più di tanto a quanto già portato avanti recentemente dall’ottimo Prisoners e superando impietosamente l’ultima opera di Ridley Scott (The Counselor).

Terzo titolo per Jeff Nichols, che come nei due film precedenti è sia regista che sceneggiatore. Nonostante la critica lo abbia accolto positivamente, se non con entusiasmo, e che Mud sia stato presentato a Cannes nel maggio del 2012, la pellicola arriva alla grande distribuzione italiana alla fine di agosto 2014. Il merito forse sta nel volto di Matthew McConaughey, premio oscar 2014 per Dallas Buyers Club e nel film sostanzialmente il protagonista attorno a cui si muove tutta la trama, anche se la sceneggiatura si sviluppa in modo corale ed equilibrato tra i vari personaggi. Il merito è anche di un cast indovinato che tiene una linea di recitazione essenziale e convincente, a partire dal giovanissimo Tye Sheridan (classe 1996, esordiente in Tree of Life), passando per una Witherspoon forse meno convincente (ma essere l’unica donna in film del genere non premia), per arrivare a un meraviglioso Sam Shepard.

Giustamente c’è chi ha scritto di un romanzo di un secolo passato (il nome più citato è Mark Twain) ambientato in epoca contemporanea. Una storia di oggi, senza eccessi o paradossi, raccontata per ciò che è, dove non la vita è l’unica metafora della vita. L’amore, la famiglia, la fedeltà, il senso delle proprie azioni, il peso delle scelte: tutto si mescola in un equilibrio perfetto tra dialoghi, silenzi, scene d’azione e colonna sonora. Manca forse in alcuni punti la tensione narrativa, senza che però si caschi mai nella noia (nonostante la pellicola superi la durata di due ore).

Mauro Gervasini, direttore di FilmTv, generosamente ha scritto: «Mai definito capolavoro un film uscito quest’anno nelle sale, ma adesso è proprio il caso». Forse è esagerato parlare di una pellicola unica per il suo valore.
Si tratta però di un film potente, romantico e crudo, come raramente capita di vedere.

Ultima modifica il Domenica, 31 Agosto 2014 17:52
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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