Se avreste letto la locandina, potevate imbattervi,alla voce sceneggiatura, nel nome di Marco Martani (oltre a Falcone stesso). Per chi non lo sapesse, è collaboratore di lunga data di Fausto Brizzi e scrittore dei famigerati “cinepanettoni” di Boldi e De Sica. Cultura alta, insomma: rutti, curegge ,la solita gang del gatto, volgarità assortite, i soliti usi e costumi regionali come gli archetipi del milanese e del romano. Anche il regista Falcone fa parte del team di sceneggiatori che coadiuvano un certo Massimiliano Bruno. Avendo visto alcuni suoi film, devo dire che la qualità è molto nella media.
“Nessuno mi può giudicare” è un'eccezione positiva. Questa pellicola racconta la storia di Paola Cortellesi che, per sopravvivere dopo essere stata lasciata sul lastrico dal ricco marito, si riduce a fare la escort. D'accordo ci sono tanti canovacci tipici della commedia italiana 2.0 (compresa la presenza di Raoul Bova) ma la storia è graffiante e simpatica con una galleria di personaggi divertenti (Rocco Papaleo su tutti). A causa di tutti questi “pregiudizi” (che molto spesso non sono tali) devo dire che mi aspettavo,una volta entrato al cinema, la solita “sola” all'italiana.
Fortunatamente “Se Dio vuole” sorprende e funziona. Era tempo che sentivo ridere il pubblico in maniera godereccia. Edoardo Falcone,romano classe 1968,racconta l'unione che fa la forza. L'incontro tra persone nettamente diverse che arricchisce tutti. In tempi di crisi è una cosa che va recuperata. Ma veniamo al racconto della trama.
Siamo a Roma (strano, verrebbe da dire). Ecco le vicende della famiglia De Luca. Una famiglia borghese che, dalla propria terrazza, vede la cupola di San Pietro.
È composta dai coniugi Tommaso (Marco Giallini), noto cardiochirurgo, e Carla (Laura Morante), casalinga. Hanno due figli: “l'oca” Bianca (Ilaria Spada) che abita con il mediocre marito Gianni (Edoardo Pesce) in un appartamento vicino ai genitori, e Andrea (Enrico Oetiker). Proprio quest'ultimo un giorno annuncia, a sorpresa, la sua scelta di vita: vuole diventare sacerdote lasciando, a soli due esami dalla laurea, la facoltà di medicina. Il padre,convinto che il figlio sia gay,gli avrebbe perfino perdonato l'omosessualità. Il suo “status” lo arrivava a comprendere perché “fa parte del DNA di una persona”. In realtà Tommaso è una persona burbera,fredda,scontrosa. Anche a lavoro,più che il bisturi,nei rapporti sociali usa il machete.
“I miracoli non esistono. Sono stato solo bravo” - è il suo motto con i pazienti dopo un'operazione riuscita. “Prendere i voti” è una scelta di vita che va persino contro l’educazione laica della famiglia (a tal proposito notate che la domestica è accessoriata di grembiule con lo stemma del regime comunista). “Non voglio che mio figlio faccia il prete. E' come se facesse l'arrotino o lo zampognaro” - tuona davanti ai suoi. Anche musicalmente la sua educazione prevede Guccini, De Andrè, De Gregori (presente nella colonna sonora sui titoli di coda) e quant'altro. Il contro altare è la figlia Bianca che,a causa di vecchi rancori con il genitore,ascolta Gigi D'Alessio (a tal proposito ha ragione il padre...),guarda “Gesù di Nazareth” di Zeffirelli, anche se in lei le religioni hanno lo stesso effetto dei depliant pubblicitari. Il marito si chiama Gianni, professione venditore immobiliare,considerato un mediocre anche dalla stessa Bianca. Senza dimenticare la moglie Carla (la “solita” depressa Laura Morante), ex sessantottina che si è tappata in casa ed è vicina a “scoppiare” per la mancanza di vita sociale e di dialogo. Il carattere dell'uomo è il riflesso della sua situazione familiare. Un giorno Tommaso decide di pedinare Andrea per capire le basi della sua decisione. Una missione per il bene del ragazzo e della scienza, perché “Dio non esiste” e la Chiesa è “l’istituzione più oscurantista che sia mai esistita”. Stupenda, in tal senso,la scena del sogno di Tommaso in cui vengono rievocati antichi fantasmi di scienziati e personaggi perseguitati dalla Chiesa (esempio Galileo Galilei) che si contrappongono alla paura del genitore che il figlio diventi un novello “Don Matteo” (per di più televisivo).
Scopre che la vocazione del figlio è dovuta all'incontro con un prete anticonformista e carismatico: Don Pietro (Alessandro Gassmann). Un sacerdote molto moderno,al servizio della gente che non ha paura di sporcarsi le mani perchè,in realtà, anche il prete qualche scheletro nell'armadio ce l'ha. Eccome se ce l'ha. Tommaso inizialmente si propone con l'alter ego di Mauro per parlare con il prete: gli racconta che ha problemi con la moglie che lo picchia (che fa “interpretare” alla sua assistente all'ospedale che non vede l'ora di vendicarsi delle vessazioni a lavoro),ha un fratello ritardato (cioè il genero Gianni) e vivono in una topaia in condizioni di estrema difficoltà.
Questo diabolico piano servirebbe a smascherare, nelle intenzioni di Tommaso, il Pietro “laico”. Piano piano però la sua menzogna verrà facilmente scoperta dall'abile Don che propone “al fratello” una penitenza: viste le sue ripetute bugie, dovrà scontare 1 mese con il parroco a ripulire e a rimettere in sesto la Chiesa in un quartiere povero e difficoltoso della Capitale. “Vedi Tommaso, il Signore ti sta mettendo alla prova” - dice Don Pietro. La risposta, molto laica, è un netto “Ma vaffanculo”.
Sì perchè il nome del protagonista è (non a caso) quello del famoso santo che non credeva fino a che non vedeva.
Alla lunga Tommaso cambierà e imparerà ad accettare la diversità di Don Pietro. Don Camillo e Peppone tornano sulla breccia. Segno che Guareschi è sempre attuale.
Questa “coesistenza” darà dei frutti che, mano a mano, diventeranno maturi (occhio alla metafora finale). Ma se credete che vi abbia raccontato tutto, vi sbagliate e di grosso. Gli eventi si susseguono e la storia ne trae linfa vitale in maniera graduale fino ai colpi di scena che concludono la vicenda. Gran merito di tutto ciò è il duetto fra i giganti Marco Giallini (che “omaggia” Vittorio Gassmann, suo modello recitativo, e Clint Eastwood) e Alessandro Gassmann che rendono “Se Dio vuole” una commedia riuscita: il primo rimane credibile,divertente e riflessivo evolvendosi come il suo personaggio,mentre il secondo si toglie di dosso l'etichetta del borghese arrogante (stile “I nostri ragazzi” e “Il nome del figlio”).
La regia di Edoardo Falcone non è invasiva e non vuole schierarsi né dalla parte della Chiesa né contro. Non pretende di dare risposte,bensì di fare alcune domande per niente scontate. Ad esempio preferireste un figlio gay o prete? Meglio la carriera o il benessere della famiglia? Anche la nuova borghesia,apparentemente aperta di mente, ammette una certa resistenza perchè accetta solo alcune diversità. Una contraddizione non da poco. Il film parla dei nostri bisogni,delle opportunità che la realtà quotidiana ci offre guardando aldilà delle apparenze e delle sofferenze. Non è un caso che ci siano anche delle influenze del cinema di Paolo Virzì (in particolare alcuni elementi di “Tutti i santi giorni”),qui “rappresentato” dal fratello Carlo che ha scritto la colonna sonora (molto “rocchettara”).
Èuna bella lezione di vita dove il cinema è il mezzo di osservazione privilegiato per capire la nuda e cruda realtà di un Paese difficile e difficoltoso com'è la nostra Italia.
PIU' I duetti fra Gassmann e Giallini, i personaggi secondari sono ben amalgamati,i temi della storia sono funzionali al racconto,le battute hanno tempi perfetti
MENO Personalmente trovo forzato e piuttosto difficile (anche se nella storia ha un ruolo importante e funzionale al messaggio) che una persona cresciuta con una certa educazione musicale (De Gregori,De Andrè,Guccini) finisca per commuoversi a sentire Gigi D'Alessio. Un vero (e grottesco) paradosso.
VOTO: *** 1/2
SE DIO VUOLE (Italia 2015)
Regia: Edoardo FALCONE
Cast:
Marco GIALLINI, Alessandro GASSMANN,Laura MORANTE, Edoardo PESCE,Ilaria SPADA
Distribuzione e Produzione:
RAI Cinema e 01 Distribution
Durata: 1 h e 27 Minuti