Tra gli outsider ci saranno il "Macbeth" di Justin Kurzel con la coppia Michael Fassbender e Marion Cotillard e "The lobster" di Yorgos Lanthimos,un film distopico dove i single sono costretti a trovare l'anima gemella entro i 45 anni. La pena? Verranno trasformati nel loro animale preferito.
Giusto per dare un'infarinatura di quello che accadrà.
Oggi vi parlerò del nuovo film di Matteo Garrone che è appena uscito nelle sale italiane. Dopo "Gomorra" e "Reality", il regista romano voleva stupire tutti e ha cercato una nuova sfida internazionale: ha girato in inglese con un cast da urlo, ha riportato a lavorare in Italia numerosi tecnici italiani che normalmente lavorano all'estero, ha ingaggiato il direttore della fotografia di David Cronenberg (Peter Suschitzky) e soprattutto ha fatto un film fantasy che in Italia nessuno ha mai avuto il coraggio di fare (tranne, recentemente, Salvatores con il cinecomic "Il ragazzo invisibile"). Ha trovato difficoltà a reperire il budget in Italia ma,grazie all'investimento dei francesi, è riuscito a portare a casa la vittoria. Innanzitutto è doveroso dire che le infinite possibilità del digitale e l’abbassamento progressivo dei costi della computer grafica hanno reso possibile questa impresa (considerate che è pur sempre cinema italiano). Il cinema oggi è ricco di fantasy, di film dominati da effetti speciali, mondi irreali e quant'altro. Ecco che quindi che Garrone si è cimentato in questa nuova sfida che sembra essere un gioco d'equilibrismo,una camminata su una corda tesa (scena dell'ultimo episodio). Al di sotto c'è il baratro. All'altra parte della sponda la celebrità, il successo, la visibilità internazionale.
La pellicola è tratta liberamente dalla raccolta di fiabe (in lingua napoletana) "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, pubblicata postuma tra il 1634 ed il 1636. Opera capace di influenzare la letteratura fiabesca, a partire dai fratelli Grimm, Charles Perrault e Christian Andersen. Pochi l'hanno letto. Come in "Gomorra", c'è un intreccio narrativo riguardante tre storie. Tre regni, tre re.
La Regina di Selvaoscura (Salma "Frida" Hayek) vuole un figlio a tutti i costi e quando un negromante le suggerisce di mangiare il cuore di un drago marino cucinato da una vergine, il re (John C. Reilly di "Carnage") acconsente a uccidere il mostro, a scapito della sua vita. La regina finalmente rimarrà gravida. Nascerà Elias ma contemporaneamente nascerà anche Jonas,il figlio dell'altra donna. Tra i due nascerà un'amicizia pericolosa (o qualcosa di più?) visti i due diversi stati sociali. Tanto che i due vengono spesso scambiati l'uno per l'altro. Il tema del doppio è tangibile ma nel complesso in questo episodio ci sono forti analogie con il bellissimo "L'imbalsamatore" (sempre di Garrone).
Nel secondo episodio il Re di Roccaforte (Vincent Cassel) è una sorta di "Silvio Berlusconi denoattri" che passa il suo tempo a fare i cavoli suoi, ricercando il piacere con giovani donzelle. Un giorno si innamora della voce di una fanciulla di nome Dora, che invece è una vecchia lavandaia piena di rughe. Sembra la bambina dell'esorcista quando è posseduta. Una notte lei si presenterà nel letto del re in una sorta di "appuntamento al buio". Scoperta e gettata dalla finestra, la donna verrà soccorsa da una fata (piuttosto inconsueta) che la renderà giovane e bella. Il re la sposa ma la sorella (che sembra la santa dalla pelle incartapecorita de "La grande bellezza") è invidiosa. Anche lei vuole diventare giovane e andare con uomini belli. Pagherà per farsi "scartavetrare" e piallare le rughe. Un'anteprima della chirurgia estetica. Le analogie con l'opera "Primo amore" sono molto evidenti.
Nell'ultimo episodio il Re di Altomonte (Toby Jones) cattura una pulce che nutre come un animale domestico. Diventa una bestia enorme. La sovralimentazione la porterà alla morte. Mc Donald's non c'entra stavolta. Intanto la figlia Viola scalpita per sposarsi. Il padre decide di concederla solo a chi indovinerà a chi appartiene la smisurata pelle della pulce scuoiata. A indovinare,però, sarà un orco. Una lunga serie di disavventure attenderanno la povera ragazza. Questo ultimo episodio, per certi versi,assomiglia molto a "Reality", finale compreso.
"Il racconto dei racconti" mescola il "Faust" di Sokurov (leone d'oro a Venezia 2011) ad alcuni vecchi film di Lamberto Bava, di Federico Fellini ("La strada" per via dell'uso ricorrente del circo) che, a sua volta, si uniscono al moderno "Trono di spade". Partendo dal fantastico, si arriva tuttavia al contemporaneo: si parla molto delle donne, del desiderio di maternità a tutti i costi (si parla di una sorta di "fecondazione assistita" ma il Vaticano cosa avrebbe detto?), l’ossessione per la giovinezza (con smania per la chirurgia estetica simila a "Brazil" di Terry Gilliam), la necessità di crescere affrontando le prove della vita. Garrone, tuttavia, è stato un pittore e questo è particolarmente visibile: gioca abilmente con i colori,alternandosi ad effetti speciali artigianali (il budget è di 14 milioni di euro). Anche nella pittura ci sono molti collegamenti: dai "Capricci" di Goya alla "Venere" del Botticelli,da Velasquez a Rembrandt. Senza dimenticare i riferimenti all'epoca barocca. Francamente i critici che hanno visto in questo film collegamenti a David Cronenberg e "all'armata Brancaleone" di Monicelli mi fanno un po' sorridere.
Tuttavia i punti di forza de "Il racconto dei racconti" sono la fotografia e il cast internazionale composto da Salma Hayek, John C. Reilly, Vincent Cassel, Toby Jones. Sprecata invece Alba Rohrwacher in un piccolo cameo. Massimo Ceccherini? Lasciamo perdere, sembra a fare una scampagnata di piacere in circa 2 minuti di girato. Da sottilineare un lavoro senza precedenti sulle location che esaltano la bellezza unica e incontrastata dell'Italia. Da nord a sud ecco comparire Napoli (tra cui il Palazzo Reale), la Toscana (Sovana, Sorano, il Castello di Sammezzano di Reggello e alcuni interni di Palazzo Vecchio a Firenze), la fotogenica Puglia (Castel del Monte, Gioia del Colle, Mottola e Statte),l'Abruzzo (il castello di Roccascalegna) e infine la Sicilia (il castello di Donnafugata e le Gole dell'Alcantara).
Mozzano il fiato questi paesaggi e questo film speriamo ridia vigore al nostro turismo perché Garrone disegna uno spot perfetto per questi splendidi posti. Non sembra assolutamente un film italiano ma la sceneggiatura (a cura di Edoardo Albinati, Massimo Gaudioso, Ugo Chiti e lo stesso Garrone) non sempre viaggia spedita: nel primo episodio manca un po' di ritmo,il secondo è piuttosto prevedibile anche nell'esito,il terzo è più ricco,ma alcuni elementi piuttosto forzati. Una storia che mescola reale e fantastico, ordinario e straordinario, magico e reale, sublime e volgare, verità e artificio, poetico e violento, proprio come il testo originale. Piacerà a chi vuole un cinema italiano diverso e fuori dagli schemi ma da Garrone francamente mi aspettavo di più. È come se giocasse a fare il Miyazaki della situazione ma non lo è. È stato sicuramente coraggioso e abile ma nel complesso,pur mantenendo la sua grande visionarietà che lo ha reso famoso,ritengo abbia fatto di meglio.
Gomorra,Reality e L'imbalsamatore erano di una categoria superiore.
TOP; fotografia, location, cast internazionale, la componente pittorica dell'opera, la grande attualità del testo di Basile, il coraggio di Matteo Garrone che fa uscire il cinema italiano dai soliti schemi
FLOP la sceneggiatura, i tempi dilatati, alcune scelte poco credibili, a chi non piacciono effetti speciali e il Barocco rimarranno con l'amaro in bocca
Il Racconto dei Racconti (The Tale of the tales)
Italia,Francia 2015
di Matteo GARRONE
con Toby JONES, Vincent CASSEL,Salma HAYEK, John C.REILLY, Massimo CECCHERINI, Alba ROHRWACHER
Durata: 2h e 5 minuti
Prodotto e distribuito da Rai Cinema – 01 Distribution, Pathè
VOTO ***