Giovedì, 04 Giugno 2015 00:00

La fede può fare miracoli. Nella canna di un fucile.

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La fede può fare miracoli. Nella canna di un fucile.

Questo film è uscito a fine 2014 negli USA e progressivamente in tutto il mondo. Gli ultimi ovviamente siamo noi italiani. Questa volta il problema è stato il fallimento della società di distribuzione Moviemax che aveva comprato i diritti in esclusiva. Poi è arrivata l'Andrea Leone Group (la società dei figli dell'indimenticato Sergio Leone) che, insieme ad Andrea Occhipinti di Lucky Red, ha rimediato facendo arrivare (a giugno,in tremendo ritardo per via dei tempi di doppiaggio) la pellicola anche da noi. C'è da dire che,mentre "Third Person" di Paul Haggis e "Fury" di David Ayer sono stati distribuiti (in ritardo d'accordo ma sono stati fatti), ci sono film come "The zero theorem" di Terry Gilliam che non arriveranno mai nei nostri cinema. Censura? Probabile. Il silenzio regna sovrano. Si sa che gli italiani hanno la mente corta. Figuriamoci i cinefili.

"Fury" è un film di guerra (con venature western). Ruvido, crudo e feroce. Durante le riprese pare che Shia Labeouf non si lavasse mai (immagino contenti quelli che gli stavano attorno), che avesse deciso di dormire dentro una tenda e che continuasse a tenere aperto un taglio (vero) sul volto perché il trucco non era credibile secondo lui. Insomma David Ayer (prossimo regista del cinefumetto DC "Suicide Squad") voleva un film realistico ma per me non è riuscitissimo.
Veniamo al film. Siamo nell'aprile 1945 in Germania. In Italia si sta per proclamare la fine della guerra, in Francia e Inghilterra manca veramente poco a fare lo stesso.
La Germania però non si arrende. Hitler chiede maggiori sacrifici a tutti,donne e bambini compresi. Chi non combatte viene ucciso. Nel film si vedono molti cadaveri di tedeschi (specie bambini) con il cartello "sono un perdente, non ho voluto combattere". Contemporaneamente a questo clima, c'è un duello tra i mezzi tedeschi, tecnologicamente superiori, e quelli americani. L'azione si sposta a un cavallo bianco con un tedesco sulla sella. Il soldato viene ucciso e fuori da un carroarmato esce il sergente americano Don Collier (Brad Pitt). Accarezza l'animale e lo fa fuggire. Metafora che fa capire che agli americani non piace la pace? Oppure si sottolinea allo spettatore che è un war movie e non un western? Da qui in poi si parlerà quasi esclusivamente delle avventure di questa piccola squadra di 5 soldati americani all'interno di un carroarmato. Sì perché per 3/4 di film siamo dentro a questo bolide come nel film israeliano "Lebanon" di Samuel Maoz.


C'è il capo Don, sopravvissuto al deserto africano e alla Normandia (omaggio a "Il grande uno rosso" di Samuel Fuller del 1980). Un sergente con il fisico massiccio, la mascella squadrata con i capelli tirati indietro con il gel nella parte superiore e rasati in quella inferiore (cosa che mi pare abbastanza "moderna"). È una sorta di Dio dentro quel carrarmato soprannominato "Fury" che vanta la presenza di Boyd Swan (Shia Labeouf) detto "Bible" per la sua meticolosa religiosità (a tratti retorica e irritante), il messicano Trini Garcia detto "Gordo" che rappresenta le minoranze etniche che combatterono con gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, il sergente Davis (Brad William Henke) e l'ultimo arrivato, il giovincello ,ex dattilografo, Norman Ellison (Logan Lerman) Quest'ultimo è un giovane soldato a disagio con la guerra e la violenza. E poi (anche lui) è credente, è un cristiano protestante. Don Collier diventa ben presto una sorte di padre del ragazzo. I suoi uomini lo chiamano "Wardaddy". Ma ben presto,con metodi poco ortodossi, Don lo aiuterà anche a diventare un soldato, a sparare al nemico e fare squadra con gli altri camerati. Sì avete letto bene è un film un po' fascistello e che usa parecchia retorica americana. In confronto "American Sniper" di Clint Eastwood (in "Fury" recita il figlio Scott) era un film di "sinistra" perchè sostanzialmente era contro la stupidità della guerra. Anche se la retorica repubblicana c'era eccome anche lì.

Non convincono affatto le scene di denigrazione della guerra ed ancora meno quelle che vorrebbero esprimere la follia e l' irascibilità generata dal conflitto. "Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta.Non siamo mai scappati,non lo farò ora". E poi quell'orrenda frase dei 5 che ripetono che la guerra è il "lavoro più bello che c'è". Senza dimenticare la terribile scena “casalinga” nel mezzo del film, dove Pitt e Lerman si fermano a mangiare uova in una casa di due donne tedesche. Immagino che non saprete da che parte cominciare per comprendere come si evolverà. Per mettere fuori strada il pubblico (specie quello femminile), vi dico solo che Brad Pitt mostra i suoi pettorali. Scena di una meschinità e di una prevedibilità unica come l'epilogo del film che è piuttosto lungo, telefonato e inverosimile.

Non mancano tuttavia delle ottime scene di combattimento dove il carrarmato è una sorta di rifugio dalla morte ma allo stesso tempo non permette di vedere nitidamente l'orizzonte del futuro. Cosa pregevole. Molti hanno paragonato questo film a "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg e alla "Sottile linea rossa" di Malick. Diciamo che alcuni elementi ci sono: il modo in cui i cadaveri vengono lasciati marcire nel fango,l'estetica,le scenografie,la fotografia omaggiano,per certi versi,l'opera di Spielberg,ma hanno poco a che vedere con Malick. A Hollywood interessa la guerra per giustificare il loro colonialismo, per condividerlo in tutto il mondo,per inebriare gli europei (e non solo) ai loro fini. Questi film vantano spesso la presenza di un attore bravo e carismatico che funge da essere mitologico stile "Troy" (toh che caso c'è Brad Pitt). Dimenticatevi "Bastardi senza gloria". Sembra più Bush jr quando annunciò la guerra in Iraq: "Dio è con noi". Troppo facile, così. E infatti ci sono troppi personaggi che hanno sempre la religione sulla bocca (oltre ai due già citati, c'è un terzo che poi si "rivela"). Norman addirittura non vorrebbe ammazzare la gente. Finisce per farlo, i colpi fra i carroarmati nemici diventano fiammate rosse, verdi come le spade laser di "Star Wars". Alla fine il giovincello diventa il più feroce di tutti.
Più che "Fury" preferisco Bud Spencer quando diceva (in "Lo chiamavano Trinità") che la fede può fare miracoli specialmente se la metti nella canna di un fucile!

TOP: scenografia, fotografia, il carisma di Brad Pitt, alcune scene di combattimento, gli splendidi titoli di coda finali
FLOP: la solita retorica guerrafondaia americana,alcuni scivoloni della sceneggiatura con scene prevedibili, l'uso della religione come giusticazione dell'uso della guerra, la retorica morale padre-figlio in chiave bellica


VOTO **1/2

 

 

Ultima modifica il Giovedì, 04 Giugno 2015 11:17
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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