Martedì, 29 Settembre 2015 00:00

Due avventure ad alto rischio

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Due avventure ad alto rischio

Ci son grandi uscite questa settimana: da “La prima luce” con Riccardo Scamarcio a “Ritorno alla vita” di Wim Wenders, dal sequel “Magic Mike XXL” a “The Green Inferno”.

Ho scelto i due titoli più importanti, che hanno partecipato ai Festival di Cannes e Venezia: ovvero “Sicario” e “Everest”. Due avventure ad alto rischio: la prima sul confine tra Messico e Stati Uniti, la seconda sulla vetta più alta del mondo. Ecco il resoconto in dettaglio.

Sicario

Il confine è una frontiera di una certa superficie controllata da un soggetto, che sia una persona, nel caso di proprietà privata, o autorità locali e statali in altri casi, e che la separa perciò da quelle controllate da altri enti. La storia ci insegna che i confini sono necessari. Attenzione alle didascalie iniziali che “omaggiano” gli Zeloti per arrivare a raccontare il contemporaneo. Come molti di Voi sapranno, a cavallo tra Messico e Stati Uniti c'è un ricco cartello del traffico della droga (stupenda, fotograficamente parlando, la lunga introduzione del panorama in cui si svolgerà l'azione). L'obiettivo americano è smontarlo. O almeno sembra tale.

Matt (Josh Brolin) è l'agente dell'Intelligence che coordina l’operazione, Alejandro (Benicio del Toro) è un ambiguo mercenario che vuole fare giustizia e “ripulire” il marcio, Kate (Emily Blunt) è un’agente della CIA che deve mostrare “il volto umano” di azioni di guerra (non è un caso che sia un personaggio femminile). Gli americani non hanno problemi a esibirsi: irruzioni in case piene zeppe di cadaveri, fucilate a sospetti senza trattativa alla luce del sole e lasciar correre, se serve (per gli spettatori sensibili si vedono solo i prima e i dopo delle uccisioni). Più che un thriller è quasi un horror, e ha qualche analogia con “Non è un paese per vecchi” dei Coen (la fotografia è anche qui di Roger Deakins).
Tuttavia è la componente psicologica che dà al film una marcia in più: la descrizione del territorio su cui si svolge l'azione è di primissima scelta per far capire allo spettatore che la situazione si evolve grazie alle evoluzioni delle persone. Si può morire ovunque, dovunque e si può essere colpiti da chiunque.
Se tutti seguissero una logica e la rispettassero, non succederebbe niente. Il fascino del male, l'allergia alle regole di certi ambigui e sinistri personaggi sono il sale del film.
Il regista canadese Denis Villeneuve, ispirandosi chiaramente ai noir metropolitani di Michael Mann (Heat la sfida, Strade violente) e alle sequenze belliche di Kathryn Bigelow (The Hurt Locker), cerca non solo i confini fisici, ma anche quelli psicologici ed etici come in tutte le sue opere (Prisoners, Enemy, La donna che canta). Non solo Messico e Stati Uniti e le loro giurisdizioni,ma anche legalità e illegalità, mani pulite e corruzione.
La violazione dei confini (sia fisici sia psicologici) determina il pandemonio che conduce gli innocenti (e talvolta i colpevoli) agli inferi. Villeneuve non giudica i suoi personaggi cercando di soddisfare gli amanti dell'azione senza tralasciare la storia. Completano l'opera attori di grandissimo talento asserviti a un'ottima sceneggiatura, una regia quasi claustrofobica e una fotografia di altissimo livello firmata Roger Deakins. Sarà per tutti questi motivi che Villeneuve è stato scelto per dirigere il sequel di Blade Runner (le riprese partiranno la prossima estate)?
Staremo a vedere. Anche se, sia chiaro, le opere precedenti erano meno prevedibili di questa. In ogni caso è stato annunciato l'inizio dei lavori del sequel di “Sicario” che, con ogni probabilità, parlerà del personaggio di Alejandro/Benicio Del Toro. Francamente qualcosina da dire c'è.

SICARIO (USA 2015)  di Dennis Villeneuve
Cast: Benicio Del Toro, Josh Brolin, Emily Blunt
Durata: 2h
Distribuzione: 01 Distribution
Uscita: 24 Settembre 2015

TOP La fotografia di Deakins che omaggia i Coen, l'ambientazione da manuale, il cast (Del Toro su tutti), i tanti temi che Villeneuve propone, la cura per i dettagli, le soluzioni di regia per niente banali, la continuità con le opere precedenti del regista canadese.
FLOP la prevedibilità di alcune vicende e qualche dilatazione del racconto potrebbe non accontentare tutti

VOTO *** 1/2


Everest

Film d'apertura del Festival di Venezia 2015. Nel maggio 1996 c'erano persone che pagavano 65000 dollari per arrivare in vetta all'Everest, senza sapere se sarebbero tornati a casa. Parliamo della vetta più alta del mondo, oltre gli 8000 metri. Il nostro corpo a quell’altezza inizia a morire. Non è un caso che 1 su 4 ci è rimasto secco. Il problema non è solo arrivare in vetta, quanto essere attrezzati per la discesa e per l'esposizione al pericolo della Natura. Un team di scalatori decide di farlo lo stesso, amando il rischio e il gusto della scoperta. I soliti americani. Noi abbiamo i soldi, il pericolo non esiste e poi c'è il solito tema degli arrampicatori sociali.

Ci sono due società neozelandesi, l’Adventure Consultants di Rob Hall (Jason Clarke) e la Mountains Madness di Scott Fischer (un Jake Gyllenhaal lontano dalle sue prove migliori, mal coadiuvato dalla sceneggiatura) che portano questi pazzi avventurieri a lottare contro le convezioni. E contro una bufera di neve e ghiaccio che metterà le loro vite in discussione. Non Vi dico come si evolve la storia, ma con un po' di immaginazione si arriva a comprenderlo. E' un film su commissione che Universal ha impostato per l'islandese Karmakur che, di mestiere, sceglie soluzioni rapide senza tener conto della storiaE' questo il limite vero del film: la prima ora è priva di emozioni e solo “farfugliamenti” di americani che sognano di arrivare in vetta per la fama, la gloria e la copertina dei giornali. Ovviamente Rob Hall e Scott Fischer dicono ai suoi clienti “Ce la farete! Ce la farete!” Cosa abbastanza insopportabile.
Nella seconda ora le emozioni e la suspence prendono il sopravvento, ma purtroppo i volti raramente vengono inquadrati nitidamente. Risultato? Qualche personaggio si perde qua e là nella narrazione. Ci vuole il blocco notes per annotarsi chi è vivo, chi è morto, chi è disperso. Perché è piuttosto evidente che è stato imposto un limite di durata (le fatidiche 2 ore) e si sono dovuti fare dei ricchi tagli. La narrazione ne risente, lo spettatore pure.

Bel cast mal amalgamato: Gyllenhaal ha una parte abbastanza inutile, le mogli Robin Wright e Keira Knightley sembrano in una soap opera, Josh Brolin è relegato in disparte per buona parte del film. E poi c'è il personaggio di Jon Krakauer (anche lui marginale) che è l'autore del libro “Nelle terre estreme”, da cui Sean Penn ha tratto il magnifico “Into the wild”.
Rob Hall è, invece, raccontato bene da un punto di vista psicologico. Peccato perché di tematiche ce n'erano molte: il business commerciale dell’Everest, il fanatismo, l’incoscienza dell'essere umano. Tutto ciò nel film è lasciato a sé stesso e non tenta nemmeno per idea di dare risposte allo spettatore. Il film è stato girato, in parte, sulle Dolomiti (in val Senales) e in Nepal. Lo spettatore non dovrebbe notare la differenza, ma si vede eccome.

EVEREST (USA 2015) di Baltasar Kormakur
Cast: Josh Brolin, Keira Knightley, Jason Clarke, Emily Watson, Robin Wright, Jake Gyllenhaal
Durata: 2h
Distribuzione: Universal Pictures
Uscita: 24 Settembre 2015
IN 2D e 3D

TOP La fotografia, la suspence, il personaggio di Jason Clarke è ben tratteggiato
FLOP La dispersione dei personaggi nel corso della storia, la retorica americana, la sceneggiatura non sceglie in maniera netta cosa vuole raccontare finendo per “tritare” una miriade di temi e situazioni che ingarbugliano il racconto.

VOTO **1/2

Ultima modifica il Lunedì, 28 Settembre 2015 14:39
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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