Lunedì, 02 Novembre 2015 00:00

Dammi tre parole: lavoro, risate, amore

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Dammi tre parole: lavoro, risate, amore

Nell'estate 2001 c'era un (penoso) tormentone estivo che faceva "dammi tre parole sole,cuore e amore". Ecco per sintentizzare i miei ultimi consigli cinematografici, cambierei questo ritornello. Cosa sarebbero le nostre vite senza lavoro, risate e amore? Quasi sicuramente poca cosa. Ecco nel dettaglio i consigli della settimana.

La legge del mercato ***1/2 

(Francia 2014)
di Stephane BRIZE'
con Vincent LINDON, Xavier MATHIEU
Durata: 1h e 32 minuti
Distribuzione: Academy Two

Thierry (Lindon) ha superato i 50 anni ed è disoccupato da quasi 2 anni. Vive con la moglie e un figlio "diversamente abile". La sua vita è fatta di sacrifici, di colloqui via Skype, di "porte in faccia", di trattative (specie con le banche). Sono pochi i momenti di svago che si concede (il corso di ballo con la moglie), anche perchè con 500 euro al mese di sussidio si fa poco. Vivere così diventa uno sforzo difficilmente sopportabile. Specie a 50 anni. Un giorno finalmente trova lavoro. Purtroppo il film non dice come. In ogni caso Thierry diventa addetto alla sicurezza in un supermercato. La sua vita riprende quota lentamente. Piano piano però il tutto prende una brutta piega: gli viene chiesto di controllare anche i colleghi, non solo i clienti. Le cose si complicano perchè Thierry si accorge che c'è chi sta peggio di lui. Cosa fare? Lavoro o questione morale? Brizè amplifica l'esempio dei fratelli Dardenne di "Due giorni,una notte" sostituendo alla figura femminile di Marion Cotillard, un grande attore protagonista di 50 anni come Vincent Lindon ("Welcome"). Strameritato il riconoscimento di miglior attore protagonista all'ultimo Festival di Cannes. Al suo fianco ci sono solo persone comuni (non sono attori professionisti): sindacalisti, lavoratori e quant'altro. È un film che segue con camera a spalla "incollata" i visi dei protagonisti. Questa è vita quotidiana. L'opera denuncia (finalmente) il degrado sociale della nostra società individuando magagne, modi di fare diffusi. Cercare di riconvertire la propria professionalità oggi è complicatissimo (specie a 50 anni).
Ancora una volta il cinema francese centra il bersaglio con un film (sembra quasi un documentario) che è un dramma sociale dove la legge del mercato conta più di tutto il resto.
È una guerra tra poveri dove il più forte schiaccia il più debole. In Italia c'è lo stesso problema (forse anche più accentuato), ma pellicole di questo tipo non si fanno.
Agli italiani piacciono le commedie, dicono gli esercenti e i produttori. Non è del tutto vero: infatti in Italia questo film è arrivato in appena 40 copie. In Francia l'hanno visto in tanti. E' tutta questione di cultura, purtroppo. Da noi il motto "con la cultura non si mangia" è sempre vivo e vegeto.

TOP l'interpretazione di Vincent Lindon, l'attualità della storia, i dilemmi etici proposti
FLOP il modo in cui il protagonista trova lavoro, andava specificato e/o fatto vedere allo spettatore, la scarsa distribuzione italiana.

 

Tutto può accadere a Broadway **** 

(USA 2014)
di Peter BOGDANOVICH
con Owen WILSON, Jennifer ANISTON, Imogen POOTS, Rhys IFANS, Will FORTE
Durata: 1h e 33 minuti
Distribuzione: 01 Distribution

Dal titolo originale (She's funny that way) si intuisce che la via intrapresa è quella buffa. Il grande ritorno di Peter Bogdanovich è in realtà un progetto proposto da registi cinefili che si sono uniti per un unico scopo: divertirsi e far divertire. Bogdanovich, 75 anni, è stato aiutato da Noah Baumbach ("Giovani si diventa"), Wes Anderson ("Grand Budapest Hotel") e dal regista cinefilo per eccellenza (non Vi dico chi è per non rovinare il finale) che, prima dei titoli di coda, appare in un cameo dal sapore nostalgico. Sì avete letto bene: è un film da parco divertimenti per cinefili di tutte le età che omaggiano la Hollywood di un tempo (Lubitsch, Wilder, Hawks, Edwards, Chaplin, Allen). La storia viene raccontata da Isabella (Poots) che narra a una giornalista la strana odissea che ha vissuto. 

Tutto inizia in un hotel di New York. Il regista teatrale di successo, Arnold Albertson (Owen Wilson), sta per mettere in scena l'ennesima commedia. Purtroppo è stressato e decide di "rilassarsi" in camera con una squillo: Isabella. L'uomo, non appena sa che lei fa la prostituta per pagarsi gli studi di recitazione, decide di donarle 30000 dollari a patto che lasci il mestiere più antico del mondo. Questo incontro scatenerà una serie di eventi concatenati difficilmente prevedibili. Arnold, infatti, è sposato con la protagonista della sua piece, Delta Simmons. A creare ancor più scompiglio arrivano lo sceneggiatore Joshua Fleet (Will Forte di "Nebraska"), che si innamora di Isabella ma che è fidanzato con la terapista di lei Jane Claremont (Aniston), Seth Gilbert (Ifans), attore innamorato da sempre di Delta, e l’investigatore privato Harold che pedina Isabella per conto di un giudice innamorato della ragazza. Ne accadranno di tutti i colori...

"Tutto può accadere a Broadway" è una commedia degli equivoci spassosa dai tempi comici perfetti dove tutto è al suo posto. Tutto è sincronizzato a dovere, l'intreccio scorre che è una meraviglia riproponendo i vecchi fasti dei tempi di Wilder e Lubitsch. Cast sontuoso con personaggi buffi e assurdi che sembrano scanditi a colpi di gong: Owen Wilson ripropone sprazzi del personaggio di "Midnight in Paris" di Woody Allen, la Aniston veste i panni della donna dominatrice stile "Come ammazzare il capo", Will Forte dà profondità al personaggio come in "Nebraska" di Alexander Payne. E poi c'è Rhys Ifans ("I love radio rock") che è piuttosto a suo agio in questo ruolo. In Italia il film è arrivato oltre 1 anno dopo il passaggio al Festival di Venezia 2014. Questa commedia dovrebbe far riflettere il cinema italiano. Ha ragione il critico Francesco Alò. Perchè da noi le nuove "leve" non riprongono un'operazione "nostalgia" tipo questa? Faccio dei nomi: il grande Ettore Scola, ultimo esponente vivente degli anni d'oro della commedia all'italiana, coadiuvato da Paolo Virzì, Paolo Sorrentino o i giovani Pif e Sydney Sibilia. Saarebbe una bomba e porterebbe gente in sala. Base chiama Italia. Qualcuno risponda, please.

TOP I tempi comici perfetti, l'amalgama del cast, le interpretazioni sontuose dei personaggi, la fotografia "old style", gli omaggi alla vecchia Hollywood, il cameo finale del più grande regista-cinefilo vivente.
FLOP La distribuzione italiana del film che l'ha portato nelle sale oltre un anno dopo il Festival di Venezia.

 

The lobster ***1/2
(Francia/Grecia/ Gran Bretagna 2014)
di Yorgos LANTHIMOS
con Colin FARRELL, Rachel WEISZ, Lea SEYDOUX,
Ben WHISHAW, John C. REILLY
Durata: 1h e 58 minuti
Distribuzione: Good Films

Finalmente un film dalla sceneggiatura originale. Il regista greco Lanthimos esce dalla sua amata Grecia (ha girato in Irlanda con un budget di appena 4 milioni di euro) con un cast internazionale di spessore. È puro cinema europeo d'autore, dimenticate Hollywood. Quest'aria di cambiamento si respira in questo film. Che non è proprio per tutti.
D'accordo, si respira un'aria di crisi. Si vede che l'autore è greco. Lanthimos dice di aver preso spunto dalla vita reale. Prendete una persona single e una coppia e chiedete a ognuno di loro cosa ne pensa dell'altra categoria. Nella maggioranza delle risposte, ai single quasi sempre almeno un membro apparirà sottomesso all'altro/a. Se invece giriamo la questione alla coppia riguardo il mondo dei single, quasi sempre la persona sola apparirà negativamente. Non è un caso,inoltre, se quando siamo single vorremmo vivere in coppia e viceversa. Le persone spesso esternano questo tipo di ragionamenti, ma non sempre sono veri. Nel film "The Lobster" (Premio della Giuria a Cannes 2015) si parla del rischio di un mondo senza amore in una società malata come quella contemporanea.
Siamo in un futuro distopico.
David (Colin Farrell) è un uomo che è stato lasciato dalla moglie dopo 11 anni di matrimonio. Ha una pancetta piuttosto esibita, dei baffetti e un taglio di capelli abbastanza buffo, in modo tale che lo spettatore capisca il tono tragicomico della vicenda. Viene portato in uno strambo hotel dove tempo fa suo fratello era stato trasformato in un cane.
Avete letto bene. In questo albergo dopo 45 giorni se non Vi siete sistemati con un'altra persona (uomo o donna che sia, non c'è il Vaticano), verrete trasformati in un animale a vostra scelta. Alla reception lo avvisano subito: non si può essere bisessuali (stupenda la scena dove l'orientamento sessuale sembra un pacchetto vacanze). O etero o gay. David sceglie la prima opzione, anche se in passato ha provato anche la seconda. In questo hotel ci sono tante regole: è vietato masturbarsi, bisogna partecipare alle (ridicole) attività come i concertini per favorire la socializzazione (con omaggi annessi al cinema di Bunuel). Qui David conosce l'uomo zoppo (Ben Whishaw, "M" di 007), l'uomo con la "lisca" (straordinario John C. Reilly) e tanti altri bizzarri personaggi. Si innamora anche di due figure femminili diverse. Peccato che in entrambi i casi le cose non vadano nel verso sperato (con modalità diverse). Spesso gli ospiti vengono portati in una foresta dove devono dare la caccia ai Solitari, ovvero i/le single incalliti. Ogni solitario ucciso, vale 1 giorno da umano in più.
Chi scappa trasgredisce le regole finendo per diventare un traditore. Dopo un brutto evento, David sceglie di passare dall'altra parte visto che gli mancano pochi giorni prima di diventare l'animale scelto: un'aragosta (the lobster del titolo). Molta gente sceglie di diventare un cane (il fratello di David) o un cavallo. La scelta di David è motivata dal fatto che gli piace il mare e perchè l'aragosta ha il sangue blu (cosa nobiliare). Arrivato nella foresta dei Solitari, conosce l'amore vero: la donna miope (la stupenda Rachel Weisz di "Youth"). Questi sembrano liberi, ma non lo sono. La regola n°1 è vietato innamorarsi. La loro leader (la bond girl Lea Seydoux) è inflessibile sulla cosa. Ed ecco che l'insistente metafora del "bisogno di qualcuno che ti spalma la pomata sulla schiena" torna a riecheggiare nella testa di David.
Lanthimos ha grande gusto nella scelta delle inquadrature (vedi omaggi a Bunuel e a "Shining" di Kubrick), dei piccoli particolari rendendo fluida la narrazione, priva di effetti speciali.
Tuttavia il tono grottesco, il gusto a tratti macabro della vicenda non sempre è pienamente condivisibile: a tratti diverte, a tratti invece sembra eccedere. Nonostante ciò, al centro di tutto c’è l'amore. Il fulcro della vicenda è la sua rappresentazione (attenzione al finale!). A tratti è bello, a volte è tragico e bestiale. L'umanità sembra avere i giorni contati, sembra dirci Lanthimos. A osservare bene i comportamenti umani nella società odierna, sembra che il regista greco abbia più di una ragione. La violenza del condizionamento psicologico è talmente forte da rendere gli invidui asettici, privi di emozioni come il personaggio di John C. Reilly che vorrebbe diventare un pappagallo nonostante gli evidenti e ripetuti problemi di pronuncia. Una "dark comedy" non convenzionale, da vedere senza ombra di dubbio. Qualcuno di Voi potrà rimanere sdegnato da questo film perchè non dà punti di riferimento e d'appoggio. Bisogna ammettere che mai così apertamente i comportamenti umani sono stati messi a nudo. A volte talmente tanto da provocare risate.
In ogni caso gustatevi l'ottimo cast: un inedito Colin Farrell "armato" di pancetta, l'ebete di John C.Reilly (simile al Carnage di Polanski), due donne splendide come Rachel Weisz e Léa Seydoux vengono poste,nonostante il loro lato "glamour", sullo stesso piano di due stupende vecchie conoscenze di Lanthimos (Angeliki Papoulia e Ariane Labed).
Dando per scontato che la Grecia è in crisi, non sembra che lo siano i suoi registi.

TOP La rappresentazione della violenza psicologica della società, le interpretazioni di un ottimo cast, l'esibizione nuda e cruda degli atteggiamenti umani, l'uso del grottesco, l'idea di fondo di una sceneggiatura finalmente originale
FLOP Alcuni eccessi (alcuni anche macabri), l'uso di troppe chiavi di lettura, la lentezza della narrazione in alcune parti. Sicuramente non verrà proiettato nelle sale parrocchiali.

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Buona visione!

Ultima modifica il Domenica, 01 Novembre 2015 20:19
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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