I film di Spielberg, i bambini e i sogni sono fatti della stessa materia
IL GGG - IL GRANDE GIGANTE GENTILE ***1/2
(USA 2016)
Regia: Steven SPIELBERG
Cast: Mark RYLANCE, Ruby BARNHILL, Rebecca HALL
Durata: 1h e 58 minuti
Produzione: Walt Disney
Distribuzione: Medusa
Uscita: 30 Dicembre 2016
Quando c'è il nome di Steven Spielberg, tutti pretendono sempre tanto. E hanno ragione a farlo, visti i precedenti. Tuttavia quando c'è di mezzo la Walt Disney (ormai proprietaria quasi unica di marchi e saghe cinematografiche) non sempre i grandi registi riescono a fare le ciambelle con il buco. È stato il caso di "War horse" o di "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo" (a proposito il sesto episodio uscirà nel 2019). Tanto per fare degli esempi.
Dopo Tim Burton con il riuscito remake de "La fabbrica di cioccolato", anche Steven Spielberg si è fatto sedurre dallo scrittore Roald Dahl. La cosa era quasi inevitabile, viste le tematiche che da sempre affascinano il regista. Così ha ripreso in mano la macchina da presa e si è "abbassato" a dimensioni di bambino. A livello tecnico ha riunito la vecchia squadra: alla fotografia il fido Janusz Kaminski, alle musiche il solito John Williams, al montaggio Michael Kahn, alla stesura dello script c'è, per l'ultima volta, l'autrice di "E.T. l'extraterrestre", Melissa Mathison (morta di tumore il 4 novembre 2015 all'età di 65 anni). Una sceneggiatura un po' zuccherosa e un po' appesantita da eccessi di dialoghi che rendono il film non sempre fluido. Il resto, a livello produttivo, lo ha fatto la Disney.
Questo poteva rappresentare un grande problema per la riuscita del film. In troppe pellicole si nota che le parti in computer grafica sono affidate a studi esterni, spesso per pigrizia o per tempi produttivi ristretti. Questa "diversità" si nota perchè stona con la visione del regista. Inoltre i mostri, le scene di distruzione sono tutte uguali. Ricordatevi una regola: quando gli studios annunciano prima la data d'uscita al pubblico, spesso hanno bisogno di incassare, più che di fare buoni film. Ciò influisce anche sulla qualità dell'opera prodotta. Fortunatamente questo non avviene qui perché Spielberg ha da sempre grande rispetto per il pubblico.
Vi spiego il perchè con l'ausilio della storia.
Londra. Sophie (l'esordiente Ruby Barnhill) è una bambina orfana che non dorme mai. Una notte assiste all'incontro con il GGG (Grande Gigante Gentile) che la rapisce e la porta nel Paese dei Giganti. Ben presto Sophie si renderà conto che è un singolare soggetto amichevole ed è pure vegetariano (non vegano, questa è già una novità). Lo scopo del GGG era quello di sottrarre Sophie dai terribili abitanti del Paese dei Giganti che si nutrono solo di esseri umani. Appena porta la piccola nel "suo" mondo, lei capisce che il lavoro di questo gigante buono (l'acchiappa sogni) potrebbe essere utile per tanti bambini. I due uniscono le forze per migliorare la propria situazione, ma dovranno fare i conti con la feroce cattiveria dei Giganti. Sophie allora decide di parlare alla Regina d'Inghilterra (Penelope Wilton) per avvertirla del pericolo e per sbrogliare una volta per tutte la matassa.
"Il GGG" è un film artigianale ad alto budget, ma è anche una riuscita sintesi tra lo Spielberg dei vecchi fasti e quello più recente: da una parte si rivedono luci, atmosfere di "Hook Capitan Uncino", dall'altra le tecniche già utilizzate recentemente nello sperimentale "Le avventure di Tintin". La computer grafica incontra la live action, l'analogico si fonde con il digitale. Al resto ci pensa la perfomance capture. Questa tecnica permette di registrare i movimenti del corpo dell'attore e riprodurli su un computer. Il GGG è reso possibile anche dalla recitazione del bravissimo Mark Rylance (già premio Oscar per "Il Ponte delle spie", sempre di Spielberg) che rappresenta il simbolo di una persona diversa che si oppone alla mentalità imperante della massa più rozza e violenta. Il suo sogno più importante è cercare di cambiare i suoi simili. Per farlo però ha bisogno di Sophie. I bambini ci insegnano che "i sogni non sono oggetti". Vanno liberati e concretizzati.
Come i film di Spielberg che ci dimostrano,ancora una volta, di essere fatti della loro stessa materia.
TOP
- La poetica di Spielberg
- La commistione di tecniche creano un immaginario mai visto mescolando live action, computer grafica, perfomance capture
- L'amalgama di Spielberg con il suo cast tecnico e con l'attore Mark Rylance, già premio Oscar per "Il ponte delle spie"
- Mettere in scena un libro difficile come quello di Dahl non è da tutti
- Spielberg riesce a tenere a bada l'invasiva produzione Disney
FLOP
- La sceneggiatura non sempre è particolarmente fluida e appesantisce con troppi dialoghi alcuni momenti del film
- L'esordiente Ruby Barnhill non crea un feeling con lo spettatore come altri "bambini prodigio" del firmamento spielberghiano