In tempi di divisioni, il nuovo film di Stephen Frears è veramente necessario. Sia per chi dice bugie troppo spesso, sia per coloro che amano la nuda verità. Apparenti o reali siete avvisati questa pellicola la dovete vedere. Innanzitutto chiariamo subito una cosa: non è una storia mai raccontata al cinema. Xavier Giannoli nel 2015 fece il bel film "Marguerite" con diverse libertà creative rispetto all'originale. Le differenze più evidenti erano l'ambientazione (la Francia degli anni '20, invece degli Stati Uniti anni '40) e il nome della protagonista (Marguerite invece di Florence).
Ci voleva il regista inglese Stephen Frears a ripristinare le verità storiche. Lui è un maestro nel raccontare e svelare le bugie, i comportamenti umani. Eroe per caso, Le relazioni pericolose, Mary Really, The Queen, Philomena e The Program (vedi qui) sono alcuni autorevoli esempi di come si può fare cinema con coerenza. La storia di Florence Foster Jenkins è incredibile. Sembra una barzelletta, ma invece è tutta vera. Dalle registrazioni appare chiaro che la Jenkins aveva poco senso dell'intonazione e del ritmo ed era a malapena in grado di sostenere una nota.
1944, New York. Florence (la miglior attrice del mondo, Meryl Streep) è una donna malata e sa che avrà poco da vivere. Così decide di coronare il suo sogno proibito: vuole perfezionare il suo canto per vivere pienamente quel che le resta. Il problema più importante non sono i soldi, di quelli ne ha più che in abbondanza. Le manca il talento, le manca la voce. Il marito St Clair Bayfield (un gigantesco Hugh Grant) sa che è stonata, ma si presta al gioco corrompendo il maestro, i giornalisti e il pianista Cosmè McMoon (Simon Helderg) con ricchi premi. L'uomo è un instancabile organizzatore di eventi nei salotti dell'alta società newyorkese, ma è anche un abile manipolatore e traditore (oltre a Florence, ha un'altra relazione con una donna più giovane). La star è ovviamente la moglie, che però è ignara del lavoro "oscuro" che il marito compie nel dietro le quinte.
A Florence però cantare non basta. Lei vuole coronare il sogno di esibirsi davanti al pubblico su palcoscenici degni di questo nome. Tra queste c'è la Carnegie Hall, una delle più importanti sale da concerto di musica classica e leggera a livello mondiale. Un giorno il sogno diventa realtà. Il concerto era così atteso che i biglietti vennero esauriti con settimane di anticipo rispetto alla data dell'evento . Sembra facile da fare, ma ci vuole tanto fegato e diversa follia. Questa volta però il "controllo" del pubblico in sala sarà più complicato. Ce la farà St Clair Bayfield a convincere la gente della genuinità della moglie?
Ancora una volta Stephen Frears fa centro con una tragicommedia guidata dall'importanza della passione. Come diceva Toni Servillo in "Viva la libertà", questa parola è la chiave non solo della politica, ma anche della vita (lo trovate qui). L'arte può (e deve) alleviare i problemi, specie in tempi di guerra. “La gente può anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato”. Questo pensiero è il fulcro del film e, se vogliamo, anche delle nostre vite. I successi si costruiscono anche dai fallimenti. Il provarci è importante, specie se le cose le facciamo volentieri. In questo Florence è una donna autentica, vera, guidata da una passione fuori dal normale. È pronta a tutto pur di esibirsi, sfidando, se necessario, anche la sua ridicolaggine. E la gente lo capisce, tanto che Florence è stata un'autentica speranza per molti. Anche se non sa cantare, ci mette il cuore. Bugia e verità si fondono. Come spesso capita nei film di Frears, non si capisce i limiti dell'una o dell'altra. Per rendere evidente questo, Frears si avvale di due attori in stato di grazia: lei è l'unica, la meravigliosa Meryl Streep (è probabile che scatterà la 20a nomination all'Oscar, un record), lui è il gentleman inglese Hugh Grant. Entrambi sono impareggiabili per tratteggiare i pregi e i difetti dei loro personaggi. Forse se questo mondo fosse un tantino più autentico, "stonato", meno perfettino e più passionale, probabilmente sarebbe migliore. Tocca a noi essere il cambiamento. Sempre che lo vogliamo.
TOP
- Le interpretazioni di Meryl Streep e Hugh Grant sono immense
- I temi di fondo e il messaggio sono il biglietto da visita del film
- Una storia vera che dovrebbe dare impulso ai sogni delle persone
- La passione del regista Stephen Frears è la stessa che aveva Florence Foster Jenkins
FLOP
- Alcune ripetizioni della sceneggiatura sono un po' ridondanti
- La prevedibilità di alcune situazioni