MAL DI PIETRE *** (anteprima)
(Francia 2016)
Regia: Nicole GARCIA
Cast: Marion COTILLARD, Louis GARREL, Brigitte ROUAN
Durata: 2h
Distribuzione: Good Films
Uscita: 13 Aprile 2017
TRAILER ITALIANO qui
Nicole Garcia è una regista che ha sempre parlato di protagonisti che lottano contro una realtà a loro avversa. È successo nell'ottimo "L'avversario" dove Daniel Auteuil proteggeva un segreto destinato a scardinare le esistenze di diverse persone (compresa la sua famiglia) oppure in "Tre destini, un amore" dove Jean Dujardin si interrogava sull'identità di una donna, dopo una notte d'amore. Anche nella sua ultima opera (presentata in Concorso a Cannes 2016), la protagonista Gabrielle (il premio Oscar Marion Cotillard) deve lottare contro un destino a lei avverso. Anche se il film è francese, i nostri cugini d'Oltralpe si sono ispirati all'Italia. Il romanzo di partenza è della genovese Milena Agus.
La vicenda è ambientata principalmente in Sardegna, a Cagliari. Il libro differisce dal film. Lo sfondo storico è quello della Seconda Guerra mondiale, ma si parla anche di temi come l’emigrazione dei meridionali verso il Nord, il boom economico, l'assassinio di Kennedy e altri eventi successivi. La cornice del film è la splendida campagna provenzale degli anni '50. È un mondo arcaico, un ambiente piccolo borghese e prevalentemente rurale. Come in "Respiro" di Crialese o ne "Le ragazze interrotte" di Mangold, questa giovane donna è insicura e non sa in che direzione andare. Non sa gestire le sue pulsioni sessuali. Cerca un amore d'altri tempi, stile romanzi rosa di Harmony. Quando non riesce nei suoi intenti, finisce per entrare in spirali depressive. In teoria amerebbe tutti, tranne una persona: il devoto marito spagnolo Josè. Un uomo silenzioso, tenero e innamorato di una donna difficile, ma bellissima (e Marion Cotillard lo è senza dubbio). Gabrielle si trova in questa situazione non per suo volere. La sua famiglia, che crede che sia una donna da internare, decidono di darla in sposa a un uomo solido. Professione contadino. E qui c'è già un primo ribaltone dai canoni del melò: non un uomo borghese e pieno di soldi, ma un grande lavoratore. Lei si sente come se fosse internata in un manicomio. Quando fa l'amore con Josè, le sembra di essere una battona. Non sente niente per quell'uomo. Fino a che un giorno, viene mandata alle terme per curare dei fastidiosi calcoli renali (il mal di pietre del titolo). Qui perde la testa per André (Louis Garrel), tenente dell'esercito rimasto ferito in guerra. Ovviamente penserete che tutti i problemi siano risolti. L'amore trionfa. Bla bla bla. E invece no. Mi dispiace deludervi. Gabrielle è sempre più turbata e indecisa tanto che il suo desiderio passerà avanti addirittura alla realtà. Questo la farà diventare vittima (involontaria?) delle sue problematiche.
Francamente quando lessi di questo film, mi meravigliavo che Marion Cotillard facesse parte di un film così (apparentemente) banale. E invece mi sono dovuto ricredere, almeno in parte. La difficoltà estrema di questa pellicola è immedesimarsi con la protagonista di questo film, così come con il marito che sceglie, masochisticamente, di stare con una donna che non lo ama. Può l'amore essere ostaggio del carattere di una persona? Questo crea una certa dose di fastidio per lo spettatore, oltre che a diverse sofferenze per il povero maritino. L’uomo silenzioso e paziente riuscirà a battere il male oscuro della moglie? Francamente è incredibile accettare una cosa del genere in maniera totale. D'accordo è una donna bellissima, ma far durare una relazione con una persona così è assai complicato. Tuttavia il film è illuminato da una bella fotografia degli splendidi paesaggi della Provenza che si abbinano perfettamente con i meravigliosi occhi espressivi di Marion Cotillard. Le sue pupille scandiscono le sofferenze interiori della donna e l'attesa per il decennio successivo: quello in cui si materializzerà una maggiore libertà per il gentil sesso.
FRASE CELEBRE: "Mia figlia non è pazza, ha solo bisogno di un uomo"
TOP
- Marion Cotillard fa la differenza, anche se ha un personaggio con cui è difficile immedesimarsi
- La fotografia che illumina una splendida Provenza anni '50
- Le espressioni dell'attrice protagonista riempiono i lunghi silenzi fra un dialogo e l'altro
FLOP
- Il "masochismo" del marito è francamente poco credibile
- La lentezza della narrazione
- Garrel ci offre un personaggio piuttosto monoespressivo
IL SEGRETO ***
(Irlanda 2016)
Regia: Jim SHERIDAN
Cast: Rooney MARA, Vanessa REDGRAVE, Eric BANA
Durata: 1h e 48 minuti
Distribuzione: Lucky Red
Uscita: 6 Aprile 2017
TRAILER ITALIANO qui
Nel nome del padre, The boxer, Il mio piede sinistro. Chi ama il cinema irlandese, non può fare a meno di ricordarsi chi è Jim Sheridan. Nessuno come lui ha saputo narrare storie piuttosto sanguigne e durissime. Battaglie contro le ingiustizie, il potere politico e religioso. Anche nel suo ultimo film, presentato in anteprima al Festival di Roma, c'è traccia di tutto ciò. Dimenticate la telenovela di Canale 5, il titolo italiano non ci incastra nulla, nonostante sia un film in costume. È un Jim Sheridan che però ha perso lo smalto dei tempi migliori. Il problema non sono gli attori, ma la sceneggiatura. Francamente era lecito aspettarsi di più. Le intenzioni sono nobili, ma lo svolgimento non lo è altrettanto.
Ispirandosi al romanzo di Sebastian Barry, "The secret scripture", Jim Sheridan ci porta in Irlanda del Nord spostando la narrazione dalla guerra civile irlandese dei primi anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale. Già questa è una pecca, nonostante la splendida fotografia che esalta le coste irlandesi.
Da oltre 40 anni Rose McNulty (Vanessa Redgrave) è internata in un manicomio. Ripete in maniera lucidissima che non ha ucciso suo figlio. Un medico di buona volontà, il dottor Greene (l'ex Hulk, Eric Bana), vuole conoscere la verità riguarda questa donna che dice di non essere pazza. Inizia pazientemente ad indagare sul suo passato. Secondo le dicerie del paesello, il bambino ucciso era il frutto di una scappatella con il prete cattolico locale. La donna racconta un'altra versione. Ha scritto un diario dove c'è la sua verità. I ricordi però sono abbastanza frammentati per via dei numerosi elettroshock che le sono stati fatti durante questi 40 anni di detenzione. Il film si articola su due differenti periodi: la giovinezza e la vecchiaia di Rose. Da giovane è interpretata da una bravissima Rooney Mara (chiamata a sostituire Jessica Chastain). Anche per lei si può dire la stessa cosa di Marion Cotillard: sono i suoi sguardi a tenere in piedi il film. È proprio la bellezza e l'indipendenza di questa giovane (e forte) donna a creare scompiglio nella vita di alcuni maschi del paese. E uno di questi, guarda caso, è Padre Gaunt. Secondo Rose, è ossessionato dalla bellezza femminile. Sarà l'amore impossibile per l'aviatore Michael McNuilty a mettere nei guai la donna. La paura del forestiero è ancora oggi presente nelle piccole comunità. Figuriamoci negli anni '40.
Già, il gentil sesso e la religione. Il cinema ne è pieno. "Il segreto" fa parte del filone di film come "Jimmy's hall" di Ken Loach, "La mala education" di Pedro Almodovar passando per "Philomena" di Stephen Frears (a cui somiglia parecchio come struttura) e "Magdalene" con Judi Dench. Sheridan è molto ambiguo e confonde spesso i due livelli della storia. A volte dà ragione a Rose facendoci credere che sia sana, ma poi fa il gioco delle tre carte mostrandoci una storia con lo stesso marchio di "Shutter Island".
La narratrice è attendibile? È pazza davvero? Credete davvero a Rose? Di più non voglio dirvi. Non voglio rovinarvi la sorpresa finale anche se, francamente, è poco misteriosa.
Quello che sembra piuttosto evidente è che Sheridan abbia sempre qualcosa da dire sul potere temporale della Chiesa cattolica in Irlanda. Si parla di un'autorità ingerente, ipocrita, ostile, falsamente moralista e piena di scheletri nell'armadio. Non è un caso che Rose scriva il suo diario sulla Bibbia. Sacro e profano si cambiano i ruoli, così come pazzia e lucidità mentale. Per Sheridan la religione è una "malattia che impedisce di vedere la verità".
A tal proposito è molto efficace la scena in cui il prete crea distacco tra un ragazzo e una ragazza che stanno ballando, rivendicando un ipotetico spazio per lo Spirito Santo.
Il rischio di questa pellicola però è che, abituati alle antiche lezioni del cinema di Sheridan, lo spettatore (e la critica) si senta come il ragazzo e la ragazza. Ovviamente il regista rischia di essere (involontariamente) il prete che chiede spazio.
FRASE CELEBRE: "Io non ho ucciso mio figlio!"
TOP
- Rooney Mara e Vanessa Redgrave fisicamente sono diverse, ma assicurano grandi interpretazioni
- La bellezza e gli occhi di Rooney Mara danno tanto prestigio al film
- Il rapporto pazzia/sanità viene paragonato al conflitto religione/ateismo
FLOP
- Non è ai livelli dei film migliori di Sheridan
- La sceneggiatura non sempre è fluida
- Il finale è telefonato
- Il film poteva essere tagliato in alcuni tratti per imprimere ritmo alla narrazione