Ore 15:17: Eastwood e l'eroe USA tra realismo, cliché e poco equilibro
"Il treno è il mondo, noi siamo i sopravvissuti, senza di te l'umanità cesserà di esistere" - diceva il saggio John Hurt a Chris Evans in Snowpiercer.
Non sono diventato megalomane e non faccio la pubblicità alle ferrovie (sono figlio di ferrovieri).
Sully: Eastwood e la denuncia di un abusato concetto di eroismo
Dopo Oliver Stone, ecco il ritorno di un altro veterano del cinema americano d'autore: ovviamente è Clint Eastwood. Recentemente non è passato inosservato il suo schieramento a favore di Donald Trump. “Ci stiamo tutti segretamente stancando del politicamente corretto, quella in cui siamo è una generazione di leccaculo e di fighette. Per questo voto Trump, anche se ha detto un sacco di cose stupide“ (vedi qui).
Dopo i primi due episodi, ecco l'appuntamento con il film probabilmente più rappresentativo del cinema di Sergio Leone.
Dal 17 luglio torna in sala la versione restaurata dalla Cineteca di Bologna dopo che nel 2000 la Cineteca Nazionale fece un primo restauro con 3363 fotogrammi tagliati. Sono state usate tutte le nuove tecnologie con un particolare lavoro dedicato alla color correction e alla colonna sonora di Ennio Morricone che viene, giustamente, esaltata in tutto il suo splendore soprattutto per quanto concerne il tema principale del film e la parte finale con lo strafamoso brano "L'estasi dell'oro".
Dopo il successo inaspettato di "Per un pugno di dollari", nel 1964 Sergio Leone aveva molti dubbi: era in crisi creativa, voleva cambiare genere perché era sicuro di non ripetere l'exploit del precedente capitolo. E poi ci fu la rottura con la Jolly Film (con cui aveva un contratto). Per sua fortuna prima il produttore Alberto Grimaldi e poi la United Artists entrarono nel progetto e l'affare decollò grazie anche al nome che il regista italiano si era fatto. Per il cast, Leone confermò Clint Eastwood (che si schierò a favore di Leone contro la Jolly) e Gian Maria Volontè, ma voleva Henry Fonda che rifiutò. Stessa sorte toccò a
Ogni anno la Cineteca di Bologna ci sorprende. Ecco un esempio di Italia che investe e con le sue tecnologie riesce a dare una ventata di novità e di considerevole prestigio ai fasti del tempo che fu. Dopo la versione integrale di "C'era una volta in America", ancora una volta tocca ai film di Sergio Leone subire questo importante restauro. Non opere qualsiasi, bensì la celeberrima "Trilogia del Dollaro".
Stavolta non è stato inserito nessun materiale inedito ma le immagini e il suono sono stati nettamente migliorati (quest'ultimo a tratti potrebbe risultare addirittura fastidioso da quanto è puro). Il risultato è un autentico colpo da 90. È vero potreste godervelo anche comodamente seduti sul divano ma se siete come Joe, che "a casa mia stavo malissimo", andate al cinema.
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