Giovedì, 01 Dicembre 2016 00:00

Sully: Eastwood e la denuncia di un abusato concetto di eroismo

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Sully: Eastwood e la denuncia di un abusato concetto di eroismo

Dopo Oliver Stone, ecco il ritorno di un altro veterano del cinema americano d'autore: ovviamente è Clint Eastwood. Recentemente non è passato inosservato il suo schieramento a favore di Donald Trump. “Ci stiamo tutti segretamente stancando del politicamente corretto, quella in cui siamo è una generazione di leccaculo e di fighette. Per questo voto Trump, anche se ha detto un sacco di cose stupide“ (vedi qui).

Anche stavolta il vecchio Clint ci ha visto giusto, visti gli esiti. Lo so penserete che abbia l'arteriosclerosi, ma vedendo questo film capisco perfettamente cosa vuole dire. Pur non condividendo il suo pensiero politico, bisogna dire che conosce fin troppo bene il suo Paese (compresa la paura matta degli americani per gli aerei a bassa quota).

Fortunatamente Eastwood quando è dietro la macchina da presa, dimostra che la pensione è ancora lontana (nonostante abbia 86 anni). Clint è come un ottimo vino che nell'invecchiare migliora. Cinematograficamente parlando. Il suo 35° film da regista (presentato in anteprima al Torino Film Festival) dimostra che il suo talento è rimasto intatto.

Nelle sue opere si respira aria di eroi umani e tormentati: dal Mandela di Invictus a J. Edgar, dalla Christine Collins di Changeling al Walt Kowalsky di Gran Torino. Senza dimenticare i suoi due film migliori: Mystic River e Million Dollar Baby.

Quasi sempre Eastwood parte da storie vere, dalle biografie e dalla cronaca per trovare ispirazione. Questa volta attinge dal libro Highest Duty: My Search for What Really Matters, di Chesley Sullenberger e Jeffrey Zaslow. Il primo viene rievocato nel titolo, che è l'abbreviazione del suo cognome. Il secondo era un giornalista del Wall Street Journal. Dimenticatevi il recente Flight di Robert Zemeckis.

D'accordo la pellicola si ispira allo stesso fatto di cronaca, ma il "succo della questione" è piuttosto diverso.

Sully era un pilota d'aerei di linea. L'uomo passò alla storia il 15 gennaio 2009, quando avvenne il fatto raccontato in questo film. New York, volo U.S. Airways 1549. 155 persone a bordo, equipaggio compreso. Sully (un'altra splendida interpretazione da cinema classico di Tom Hanks) e il copilota Jeff Skyles (Aaron Eckhart, l'Harvey Dent de Il cavaliere oscuro) hanno un problema molto serio: entrambi i motori sono in avaria. Uno stormo di oche canadesi ha "investito" i motori dell'aereo. In questo modo il mezzo perde quota. Nessuno era stato mai addestrato a una simile situazione. Per salvare le persone a bordo, Sully fa una manovra azzardata: atterrare nelle gelide acque dell'Hudson.

Ancora una volta un fiume è decisivo in un film di Clint Eastwood. Però è molto diverso da Mystic River: qui l'acqua è la salvezza, nel precedente film era la tomba di rifiuti e cadaveri. Tuttavia era un'ancora per i criminali, mentre in Sully lo è per la gente perbene. "40 anni di volo alle spalle e alla fine sarò giudicato per soli 208 secondi" - questo è il paradosso del capitano.

Tutti i passeggeri riescono a sopravvivere. Sully diventa un eroe nazionale. Diventa famoso, le donne lo abbracciano e lo vorrebbero sposare (anche se lo è già), i media hanno trovato il loro asso nella manica, David Letterman lo porta alla sua celebre trasmissione televisiva. Lui è divorato dai sensi di colpa (sfruttando la recente lezione di Birdman di Inarritu), tutte le notti "vede" aerei che sbattono sui grattacieli di Manhattan.

Le paure dell'11 settembre non sono state smaltite, sembra dirci il saggio Clint. Le simulazioni dei computer dicono che il motore sinistro (al minimo) gli avrebbe consentito di raggiungere piste di atterraggio più confortevoli. La verità è che la compagnia aerea (sindacati compresi), quella assicurativa e il Dipartimento dei Trasporti non vogliono mettere sul piatto diversi dollari.

Allora cercano di manipolare il processo. Naturalmente tutti penserete che il film sia pregno di retorica, eroismo americano, di repubblicani che sono veri patrioti, ecc... E invece Clint Eastwood ancora una volta ha spiazzato tutti.

Non si parla del concetto di eroe, ma del concetto abusato di eroismo. Infatti inizialmente aveva rifiutato di guidare il progetto. Poi quando è esplosa l'inchiesta, ha firmato il contratto con la Warner Bros. Il motivo del ripensamento? Lo dice lo stesso regista: “il vero conflitto, per me, è arrivato dopo, quando le autorità per la sicurezza dei trasporti l’hanno interrogato sulle decisioni prese, sebbene Sully avesse salvato così tante vite”.

Eastwood ritira fuori la lezione dell'ingerenza dello Stato nei confronti dei comuni cittadini, vista in Changeling. Sully è un po' come Christine Collins. Infatti il film racconta non solo la vicenda, ma i giorni dell'inchiesta.

Le autorità sottoposero Sullenberger e il suo primo ufficiale a duri interrogatori per verificare la bontà della scelta fatta. Ed ecco che riemerge la generazione "politicamente corretta", piena di fighette e leccaculo. Chi ha definito questo film "di destra" o è miope oppure ha fette di prosciutto molto spesse sugli occhi. I cittadini devono tornare a fare squadra, ad agire collettivamente (Clint è diventato di sinistra, incredibile!) per sovvertirne l'esito. Sully è convinto che bisognerebbe dare ascolto agli umani, non ai computer. Considerate lo Human Factor e dimenticate i videogiochi, qui sono in ballo le vite di persone in carne e ossa. I computer non hanno emozioni, non rischiano.

Il conflitto apparenza-realtà torna prepotentemente in gioco. Il film diventa secco, scorre agile (appena 1 ora e 36 minuti) ed è venato di pungente e amarognola ironia ("C'è qualcosa che, se potesse tornare indietro, farebbe in modo diverso?" "Sì, lo rifarei a luglio").

Eastwood utilizza il fattore umano perchè vuole sottolineare che l'America deve ripartire dalle piccole cose quotidiane. Così come Sully che pensa alle vite salvate, piuttosto che a se stesso (compresi i membri dell'equipaggio e il copilota). Ma non si limita a questo.

Eastwood elogia le persone dotate di senso di responsabilità. Far bene il proprio lavoro è una condizione necessaria per essere eroi. Se Sully avesse seguito le regole classiche, sarebbero morti tutti (lui compreso). Un po' come le elezioni americane: tutti avevano incoronato Hillary Clinton e poi ha vinto Donald Trump.

Ancora una volta da spettatore devo ringraziare Clint Eastwood, uno di quei registi che mi sorprende ogni volta. Nonostante non condivida il suo pensiero politico, nel nostro dissestato Belpaese dovremmo imparare a memoria la lezione: i veri eroi sono quelli che si assumono la responsabilità, non quelli che la scaricano sugli altri.

Recentemente in Italia (campione mondiale nella specialità "scaricabarile"), grazie al comandante Schettino, abbiamo assistito a un episodio francamente raccapricciante per come è stato gestito. Compreso l'appoggio delle istituzioni e dei media. Ricordo che Schettino ha fatto anche lezioni di "gestione del panico" all'università di Roma. Con le sue abili manovre ha ucciso 33 persone, oltre agli ingenti danni recati. Per non parlare del fatto che è ancora a piede libero, anche se è condannato (in primo grado) a 16 anni e un mese di reclusione.

Sarebbe da telefonare al grande Clint per un film sul disastro della Concordia. Il perchè lo potreste intuire guardando attentamente i titoli di coda. È risaputo che quando Eastwood con il fucile incontra il politically correct con la pistola... beh sapete già come va a finire.

TOP

L'uso delle cineprese IMAX che trasmettono il senso dell'angoscia attraverso un allargamento visivo degli spazi, l'ottimo cast artistico (guidato dal grande Tom Hanks), la splendida fotografia del fido collaboratore Tom Stern, la regia accorta di Clint Eastwood, il montaggio serrato con continui "sbalzi" temporali, il messaggio che il regista vuol dare. La critica alla società americana "politically correct", piena di fighette e leccaculo è condivisibile nel contesto di quest'opera. La continuità con le opere precedenti del regista è assolutamente armoniosa (specie con Mystic River e Changeling).

FLOP

Qualche spruzzata di patriottismo americano è presente, ma non è particolarmente stucchevole come in altri film. Non bisogna far l'errore di paragonare questo film a Flight di Robert Zemeckis.

SULLY **** (USA 2016)

Regia: Clint EASTWOOD

Fotografia: Tom STERN

Cast: Tom HANKS, Laura LINNEY, Aaron ECKHART

Durata: 1h e 36 minuti

Distribuzione: Warner Bros

Uscita: 1 Dicembre 2016

Ultima modifica il Lunedì, 28 Novembre 2016 17:37
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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