Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.
C’erano tre cittadini. Il primo: Sergio Marchionne godeva dei suoi diritti di cittadino, il secondo: Felice Dalmasso godeva ugualmente di diritti, la terza: Annunziata Gargiulo godeva a sua volta di diritti.
Alla fine Bersani l’ha spuntata su Renzi con un margine di oltre venti punti percentuali, una vittoria prevedibile, ma non scontata. Per il vincitore non si è trattato di una passeggiata, il suo risultato è ben lontano da quelli plebiscitari di Prodi nel 2005: 3.182.686 voti (74,2%) e di Veltroni nel 2007: 2.694.721 voti (75,8%). Anche l’affluenza diminuisce, meno 1 milione e 200 mila votanti sul 2005, meno 500 mila votanti sul 2007, stabilizzandosi sui dati del 2009, poco sopra i 3 milioni di votanti, ulteriormente diminuiti nella votazione di ballottaggio del 2 dicembre 2012. Bersani, che aveva ottenuto nel 2009 la segreteria del Pd con il 52,3% dei voti, questa volta ottiene al primo turno il 44,9% e sale al ballottaggio al 61%, con un numero di voti che, inferiore di 230 mila al primo turno rispetto al 2009, supera al ballottaggio quel dato di 100 mila.
La vittoria di Bersani al ballottaggio è dovuta soprattutto alla confluenza sul suo nome di parte degli elettori che il 25 novembre avena espresso la loro preferenza a Vendola, Puppato e Tabacci, mobilitati più da motivazioni anti Renzi che pro Bersani; alla diminuzione dei votanti che ha finito per sfavorire il sindaco di Firenze, come ammettono numerosi osservatori; al peso dell’organizzazione che in larga parte, anche se non ovunque, pendeva a favore di Bersani; ad errori di comunicazione di Renzi, imputato di un eccesso di litigiosità e di aggressività nei confronti del segretario e dei suoi.
Comunque sia, le primarie, che sono state l’avvenimento politico centrale nelle ultime tre settimane, prima del "rientro di Berlusconi", e che hanno visto in ogni caso la partecipazione di oltre tre milioni di persone, meritano alcune considerazioni, per un’ulteriore riflessione che, a sinistra del Pd, dobbiamo saper compiere, non tanto sullo strumento in sé quanto sul come debba oggi organizzarsi ed operare nelle condizioni attuali una forza politica.
Dato che dobbiamo costruire il Paese, costruiamo repertori, enciclopedie, dizionari. (Antonio Gramsci)
Linguaggio e gergo non sono la stessa cosa, il Treccani definisce il primo termine come “la capacità e la facoltà, peculiare degli esseri umani, di comunicare pensieri, esprimere sentimenti, e in genere di informare altri esseri sulla propria realtà interiore o sulla realtà esterna”; il secondo come “ogni parlare allusivo, indiretto, non esplicito e quindi poco comprensibile o enigmatico”. Ogni attività umana, dalla più semplice alla più complessa, necessita di un proprio linguaggio per comunicare in maniera efficace concetti e idee, per indicare cose e modi di operare. Da questa prassi sono derivati linguaggi specifici o specialistici in diverso grado, ma con un’evidente tendenza a “democratizzarsi”, a passare cioè da “gergo” di iniziati a “linguaggio” comprensibile se non a tutti comunque a molti. La pratica quotidiana di luoghi, ambienti, servizi, pratiche sociali, dalle quali le masse popolari erano precedentemente escluse o ammesse in posizione subalterna, ha contribuito alla “democratizzazione” del linguaggio.
Non è necessario essere medici per sapere cosa significano, almeno in grandi linee, parole come “parto cesareo” o “antibiotico”, molti, anche totalmente digiuni di tecniche operatorie o di chimica farmaceutica, sanno che si tratta di un parto assistito chirurgicamente e di un farmaco che combatte le malattie infettive. Altri settori, sui quali si esercita un largo interesse popolare, questa “democratizzazione” è stata più accentuata: “calcio d’angolo”, “rigore”, “fuori gioco”, “specchio della porta”, sono termini ben conosciuti. In ultima analisi si può affermare che lo stato sociale, nelle sue varie manifestazioni, fra le altre cose, ha anche prodotto una “democratizzazione” del linguaggio, cioè una maggiore consapevolezza delle masse popolari.
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