Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.
Il fatto in breve è questo.
Il circolo ARCI di Fognano, frazione di Montale di fronte alle obiezioni della locale amministrazione comunale (di centrodestra) sulla concessione del patrocinio a una “Festa della Birra”, denominazione ritenuta inopportuna dall’amministrazione in quanto possibile incentivo al consumo di alcol, ha mutato l’originale denominazione della sagra in “Festa della Gnocca”.
Inoltre ha aggiunto per sottotitolo: “La Bionda, La Mora, La Rossa”, ma gli allupati maschi della piana si calmino nei loro ardori ormonali, non trattasi di esibizioni di procaci e poco vestite fanciulle, ma dei diversi tipi di birra offerti durante la manifestazione.
Come ha spiegato il presidente del circolo, l’intento non era quello di mancare di rispetto all’altra metà del cielo, ma di rispondere, sia pure in forma piuttosto goliardica alle riserve dell’amministrazione comunale (di centrodestra) sulla denominazione del tutto inoffensiva, ed anche un po’ abusata, di “Festa della Birra”.
Il Becco con questo articolo registra il suo con primo scoop, così che potrà concorrere al Premio Pulitzer! Per chi non lo sapesse: scoop, nel linguaggio giornalistico d’oltreoceano, ma ormai universalmente inteso, è il colpo giornalistico sensazionale, la notizia data in assoluta anteprima precedendo ogni altro organo d’informazione.
Di Francesco Draghi e Andrea Malpezzi
Il nostro è il Paese delle ricorrenze e della retorica. Anche quest’anno, puntuale come il Ferragosto, è arrivata la ricorrente campagna sul degrado cittadino contornata da tutta la più vieta retorica sui bei tempi antichi, atteggiamento da conte Frescobaldi, noto imitatore non professionista di organo a canne e a tempo perso proprietario di azienda agricola, personaggio che a suo tempo ad Alto Gradimento faceva concorrenza al professor Aristogitone e a Patrocloooo.
Lo spazio dato da televisioni e giornali all’elezioni amministrative ha nettamente surclassato quello dato al referendum consultivo bolognese sui finanziamenti alla scuola privata.
Eppure il referendum, dapprima oscurato dai grandi mezzi di informazione, aveva suscitato negli ultimi giorni un certo interesse ed assunto un significato nazionale, ben oltre le vicende cittadine di Bologna, soprattutto dopo la presa di posizione sulla questione da parte del presidente della Cei Angelo Bagnasco.
In imperii mutatione civibus domini nomen solum mutat. (Nei cambi di governo per il popolo cambia solo il nome del padrone). Gaio Giulio Fedro, 20/15 a.C. circa – 51 d.C. ca., favolista latino di origine macedone.
Questo è l’unico governo possibile per il Paese ed è nato in una cornice istituzionale. Giorgio Napolitano, 1925, favolista italiano di origine partenopea.
In questi ultimi tempi la rete La7 ha programmato due serie televisive: I Borgia e I Tudors, la prima di produzione canadese la seconda statunitense.
Le due serie, pur con qualche libertà storica – soprattutto la prima –, raccontano le vicende di due storiche famiglie: I Borgia, ben conosciuti a noi italiani, che conquistarono il papato con Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) e i Tudor, che regnarono sull’Inghilterra – non ancora unita alla Scozia – dal 1485 al 1603 e di cui i sovrani più conosciuti furono Enrico VIII, noto per aver promosso lo scisma della chiesa anglicana da quella cattolica e inventato il divorzio all’italiana, e Elisabetta I, che fondò la potenza britannica sui mari sconfiggendo la Spagna.
Provvedere alle necessità del paese e al buon funzionamento delle istituzioni non è poi tanto diverso dal provvedere alla manutenzione di un impianto idraulico; della prima funzione si occupa il politico, della seconda il trombaio, ovvero l’idraulico.
La ricerca di un buon artigiano: affidabile, puntuale e onesto, implica una valutazione puntuale delle qualità dei diversi operatori presenti sulla piazza, né più né meno attenta di quella necessaria alla scelta di qualcuno a cui affidare la cura degli affari pubblici.
Ricordiamo che le opinioni dei collaboratori non valgono come espressione del pensiero della redazione.
L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, universalmente conosciuta come UNESCO, conduce fin dalla sua fondazione il meritorio compito di censire, catalogare, studiare, tutte le lingue che si parlano nel mondo, che sono stimate fra 6000 e 7000. L’Unesco svolge un'opera, simile a quella che altre organizzazioni svolgono per la salvaguardia della biodiversità delle specie animali e vegetali, perseguendo l’obiettivo di preservare le lingue minoritarie o quantomeno di tramandarne la memoria. Questa iniziativa è necessaria in quanto nel mondo ogni due settimane una lingua scompare, 2500 sono a rischio e 199 sono parlate al più da una decina di persone, questo lavoro si svolge tra notevoli difficoltà: alcune lingue non hanno forma scritta, né conseguentemente possiedono un alfabeto che ne renda i suoni, esse hanno solo la forma parlata, da pochi individui e in gran parte anziani. Senza l’Unesco di lingue come il taushiro (1 parlante), il kaixana (1 parlante), il lemerig (2 parlanti), il chemehuevi (3 parlanti), il njerep (4 parlanti), il liki (5 parlanti), si perderebbe perfino il ricordo.
Il Corriere della Sera, del gruppo editoriale RCS, è l’organo della grande borghesia degli affari, della finanza e dell’industria, ma per garantirsi lettori e consenso, non manca di soddisfare anche ai pregiudizi della piccola e media borghesia, magari con uno stile e un aplomb tutto britannico, senza cadere nella volgarità e nel populismo. Il Corriere della Sera, allo scopo di soddisfare i suoi lettori piccolo borghesi, è in prima fila contro la denuncia della “casta politica”; quasi ogni giorno le firme più autorevoli del quotidiano milanese e anonimi articolisti si scagliano contro i privilegi della politica, denunciando sprechi e ruberie.
Il Corriere della Sera, che in questi mesi e in questi giorni è stato ed è una continua dichiarazione d’amore nei confronti del Monti professor Mario (antico editorialista del prestigioso quotidiano), ha approvato tutte le misure di contenimento dei costi della politica: dalla riduzione del numero dei consiglieri comunali alla (tentata) riduzione del numero delle province, ed auspica con forza (non da solo) l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ed ai giornali di partito.
Il sistema economico vigente crea dal nulla e impone abitudini a cui sottostare. Una di queste è il regalo di Natale. Un obbligo che impone la frequentazione di luoghi, che altrimenti eviteremmo come la peste: ipermercati, outlet, negozi di chincaglierie varie, nei quali acquistare oggetti per lo più inutili, che coloro che li ricevono si appresteranno a rigirare ad altri o a disfarsene in qualche maniera. La crisi non ha affatto messo in discussione questa pratica, poiché è sentita come un dovere da assolvere, magari ad un costo minore. Prima che la Coca Cola inventasse la figura del Babbo Natale vestito di rosso e di bianco, dalla taglia massiccia e la faccia grassoccia e barbuta, ad uso e consumo dell’uso del consumo, per noi bambini negli anni cinquanta la festa per antonomasia era la Befana. Giorno in cui si ricevevano i regali; a Natale c’era semplicemente il ceppo, inteso come mancia o dono di qualcosa di utile, alla lettera il ceppo era (ed è) un pezzo di legno per il camino (vi ricorda qualcuno?).
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