Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al "tema della settimana". Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.
Di accoglienza e razzismo
La dichiarazione della Presidente del Friuli-Venezia Giulia circa la diversa accettabilità sociale dei crimini, che sarebbe minore se l’atto è compiuto da un immigrato, e la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato un uomo sikh per il possesso di un’arma da taglio rituale, hanno riportato al centro del dibattito pubblico gli interrogativi circa le forme, i modi, i limiti del multiculturalismo.
Sciopero della fame nelle carceri israeliane ed opinione pubblica occidentale
"Marwan Barghouti mangia di nascosto durante lo sciopero della fame". Questa sembrerebbe la notizia tesa a spezzare l'immagine del leader palestinese che pare godere del maggior consenso fuori e dentro i territori occupati da Israele.
I governi di Tel Aviv, specialmente negli ultimi anni, conducono una politica molto attenta al consenso e alla stampa internazionale, non tanto per capacità quanto per offensiva verso chiunque si mostri anche solo attento agli argomenti della "parte avversa".
Elezioni in Francia, dopo il secondo turno
Il primo turno delle Presidenziali ha segnato un momento di rottura negli equilibri del sistema politico francese. Il terremoto ha investito soprattutto i partiti tradizionali tanto che per la prima volta sia i repubblicani che i socialisti si sono ritrovati, anche se per ragioni molto diverse, esclusi entrambi dal ballottaggio.
In una Francia molto divisa, la sfida che si apre fra il peculiare europeismo antipartitico di Emmanuel Macron e la destra identitaria e xenofoba di Marine Le Pen, sancisce anche l’ennesima sconfitta della sinistra, nonostante il buon risultato ottenuto dal movimento de La France Insoumise, guidato dal carismatico Jean-Luc Mélenchon.
Crisi in Venezuela: che destino per la rivoluzione bolivariana?
Il governo venezuelano di Maduro in questi ultimi mesi si trova di fronte a una grave crisi di consenso che tuttavia andrebbe indagata a fondo per capirne le reali cause. Se da un lato vi sono stati errori strategici di gestione della rivoluzione, già chiaramente riconoscibili nell'ultimo periodo di governo Chavez, oggi siamo di fronte alla stretta finale di ciò che resta della rivoluzione bolivariana.
La borghesia compradora ancora fortissima in un paese dal passato coloniale così importante è tornata a sferrare il suo attacco nel momento di maggior fragilità e isolamento del Venezuela incamminato sulla strada del Socialismo del XXI secolo. Non ci sono più né Fidel Castro né Hugo Chavez e il contesto internazionale, con l'imperialismo di Trump scatenato, appare propizio.
Erdogan ed UE: una relazione imbarazzante ma stabile
L’approvazione referendaria, seppur con stretto margine, della riforma costituzionale voluta da Erdoğan segna una ulteriore tappa nel processo involutivo del regime turco e nel tentativo di stabilizzazione autoritaria. Le congratulazioni provenute a Erdoğan dalle potenze mondiali (Stati Uniti, Russia, Cina) e dagli attori regionali, non solo sunniti (pensiamo all’Iran), tradiscono l’interesse di Realpolitik al rafforzamento di equilibri che garantiscano la pace, sia pure armata, nell’area.
Il decreto Minniti e la questione della sicurezza
Con le “Disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città” e le “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” torna al centro del dibattito l'ambito del diritto per quanto concerne la repressione dell'illegalità. Mentre le "città ribelli" (i sindaci alternativi al centrosinistra del Partito Democratico) hanno lanciato mobilitazioni lo scorso sabato in tutta Italia, Orlando (il candidato ufficiale della "sinistra" interna alle primarie della forza di Governo) e gli ultimi fuoriusciti ex DS difendono la bontà della legislazione.
Le categorie sociali più deboli accendono sempre gli animi di chi è meno debole, incrociando le pulsioni giustiziaste e confondendo spesso i temi in discussione (in un periodo dove anche la "legittima difesa" occupa larga parte del dibattito televisivo nazionale). Su questo le nostre otto mani.
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