Pillole dal Giappone #267 – Approvata la riforma dell'immigrazione
Pillole dal Giappone #257 – Intenso lavoro diplomatico all'Assemblea ONU
Pillole dal Giappone #256 – Abe rimane alla guida dei liberal-democratici
Pillole dal Giappone #253 – La pietà dei privati per i beni culturali
Pillole dal Giappone #251
[Nota di redazione: abbiamo ricevuto il seguente contributo la scorsa settimana, secondo la normale cadenza delle Pillole dal Giappone, ma abbiamo dovuto rimandarne di una settimana la pubblicazione a causa del periodo di manutenzione del sito. Ci scusiamo e vi auguriamo una buona lettura.]
Una notizia tragica ha colpito la Prefettura di Okinawa ma anche il movimento mondiale che si batte per la pace e contro le servitù militari: la morte di Takeshi Onaga avvenuta l'otto agosto. Il Governatore aveva 67 anni e da alcuni mesi stava curando un tumore al pancreas. Presidente della più meridionale delle Prefetture nipponiche pur provenendo dalle fila dei conservatori era stato eletto, nel 2014, con il sostengo di una coalizione progressista ed antimilitarista. Onaga era stato anche dal 2000 al 2014 sindaco della città di Naha, capoluogo della Prefettura.
Fuori gli USA dal consiglio ONU per i diritti umani
Il 19 giugno l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, Nikki Haley, ha annunciato ufficialmente l’uscita del suo Paese dal Consiglio per i Diritti Umani. La scelta, nell’aria già da diverso tempo, è stata motivata con l’accusa di ipocrisia da parte di un organismo eccessivamente schierato contro Israele e silente invece verso quelli che una volta George W. Bush avrebbe definito gli “Stati canaglia”, che la Haley e il Segretario di Stato Pompeo si sono premurati di elencare (parzialmente?): Iran, Russia, Cina, Cuba, Egitto, Venezuela, Congo.
“(…) riafferma che la costituzione da parte di Israele di colonie nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un gravissimo ostacolo per il raggiungimento di una soluzione dei due Stati e di una pace, definitiva e complessiva”
Questo è il primo punto della risoluzione numero 2334 (leggi qui) con la quale il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato in modo ferreo l’atteggiamento colonialista di Israele nei confronti della Palestina, vietando ogni ulteriore sviluppo di insediamenti nei territori occupati. La risoluzione è stata approvata con 14 voti favorevoli e, dato che ha “fatto scandalo”, un’astensione, quella degli Stati Uniti.
I dati che l'Onu restituisce dal monitoraggio del nuovo focolaio di guerra mediorientale iniziato lo scorso 26 marzo in Yemen sono impressionanti almeno quanto l'indifferenza con cui è stato accolto questo conflitto in Occidente.
Le cifre riportano 850mila bambini malnutriti, 21 milioni di civili senza accesso regolare a acqua, cibo e cure mediche. L’UNHCR stima che l'ondata di rifugiati costretti a riparare in altri paesi a loro volta poverissimi sia di 15 milioni di persone, di queste 1,2 milioni sarebbero gli sfollati interni mentre gli altri avrebbero trovato accoglienza in Somalia, nel Gibuti e in Etiopia. L'OHCHR (Office of the High Commissioner for Human Rights) sta invece monitorando il numero delle vittime che è salito a 6.221, ma è in continuo aggiornamento, di queste 1.950 civili e 398 bambini, i feriti sarebbero a quota 22.110.
Il 2014 è stato archiviato da molti di noi come un anno abbastanza difficile. Di sicuro lo è stato per il popolo palestinese: l’escalation militare di quest’estate che ha visto l’esercito israeliano tornare a bombardare massicciamente la Striscia di Gaza, l’aumento esponenziale del numero di prigionieri politici detenuti, a dispetto di ogni normativa a difesa dei diritti umani, nelle carceri dello stato d’Israele e la rottura dei negoziati di pace, giusto per accennare a qualcosa.
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