È di 202 morti il bilancio delle piogge torrenziali che hanno colpito dal sei luglio in poi il Giappone occidentale. Ben 54.000 gli uomini della polizia, dei vigili del fuoco e delle Forze di Autodifesa dislocati per il soccorso alla popolazione. 5.900.000 gli ordini di evacuazione o gli avvertimenti circa questa eventualità che sono stati emessi dalle autorità di protezione civile in 19 Prefetture (gli evacuati effettivi sono stati 23.000). Nella Prefettura di Okayama ben 1.850 le persone portate in salvo da elicotteri o barche dopo che le acque li avevano intrappolati nelle abitazioni mentre al 13 luglio erano ancora 2.800 le persone che non è stato possibile raggiungere a causa delle frane e che risultano dunque isolate.
Prevedibili divergenze sul commercio internazionale tra gli Stati Uniti da un lato e gli altri sei grandi al G7 canadese. Il summit si è concluso domenica con la partecipazione dei capi di governo (primo G7 per il Presidente italiano Conte nonché per l'ex “Grande Fratello” Rocco Casalino) e si è caratterizzato per un discreto clima di tensione in particolare tra gli USA ed il Canada. In tal senso dure ed inusuali le parole – “disonesto e debole” – contenute in un tweet del Presidente USA rivolto ai canadesi.
Tornato in patria da San Pietroburgo il Primo Ministro Abe ha negato nuovamente in parlamento il proprio coinvolgimento nello scandalo Moritomo Gakuen. “Voglio dire chiaramente che né io né mia moglie siamo stati coinvolti nella vendita o nel processo di approvazione” ha affermato Abe lo scorso 28 maggio difendendo anche la consorte Akie che al momento dell'affaire era presidentessa onoraria dell'associazione che ha acquistato ad un prezzo bassissimo il terreno demaniale situato nella Prefettura di Osaka. “La signora Abe compare 14 volte nei documenti ottenuti dal Ministero delle Finanze. Come può dire che non è mai stata coinvolta?” ha contestato Teruhiko Mashiko del Partito Democratico per il Popolo.
La metà del personale delle università nipponiche è costituito da lavoratori a tempo parziale e precari. Il dato emerge da una ricerca realizzata dal quotidiano Asahi Shimbun su 751 atenei nel 2017 (659 le università che hanno risposto al questionario). Stando ai numeri i lavoratori a tempo pieno ammontano a 169.458 mentre i part time sono 169.164 (cioè quasi lo stesso numero). Anche tra quanti lavorano a tempo pieno appena il 26,2% (44.401 lavoratori) hanno un contratto a tempo indeterminato.
Pillole dal Giappone #226 - Nella terza economia del mondo ci sono bambini senza scarpe
Il 52% dei minori di famiglie a basso reddito non ha abiti e scarpe a sufficienza. A renderlo noto una ricerca dell'associazione USNOVA che si occupa di contrasto alla povertà.
Macerata: dopo l'attentato e la manifestazione
I fatti di Macerata hanno profondamente scosso il dibattito pubblico e acceso i toni di una campagna elettorale già rovente. La polemica imperversa su praticamente ogni aspetto della vicenda.
La tentata strage da parte di Luca Traini è stata interpretata in modo molto diverso dalle varie forze politiche: per alcuni si è trattato di terrorismo di matrice razzista e neofascista, per altri del gesto isolato di un pazzo, senza alcun mandante morale alle spalle.
Il burocrate nero: il fallimento della politica sull’immigrazione del ministro Minniti
In queste ultime settimane di campagna elettorale, Matteo Renzi sta facendo girare come una trottola per l’intera penisola Marco Minniti, per sfoggiare i suoi risultati di Ministro dell’interno del governo Gentiloni. Applicando delle politiche e una chiara strategia voluta dal segretario nazionale del PD per trattenere l’elettorato di destra che, con la rinascita di Berlusconi e Forza Italia, sta tornando alla sua tradizionale collocazione dopo alcuni anni: uno dei tanti flussi elettorali che stanno fuoriuscendo dal Partito Democratico da tutte le direzioni politiche, la cui quantità sarà misurabile solamente dopo il voto. Dopo aver posizionato pedine (al momento) fedeli nei Collegi per reggere l’urto di una possibile sconfitta e schiacciare una minoranza infuriata, Renzi utilizza la ricetta Minniti contro l’incalzante quanto fomentato malcontento della popolazione italiana verso i rifugiati e migranti. Una ricetta basata su due pilastri fondamentali: il decreto sicurezza Minniti-Orlando (l’inserimento del nome del guardasigilli è una chiara mossa politica) e il Minniti Compact sull’immigrazione.
Dopo le violenze sessuali di Rimini
Nell'ultima settimana un grave fatto di cronaca ha particolarmente colpito l'opinione pubblica, tornando a solleticare i più biechi istinti razzisti che nell'epoca postmoderna si moltiplicano con facilità.
Si tratta di una bambina di 4 anni morta per complicanza cerebrale causata dalla malaria a Trento. La Procura che sta ricostruendo la vicenda ha identificato in una famiglia del Burkina Faso, ricoverata presso il medesimo ospedale per malaria, la possibile via di trasmissione del virus. Il problema resta come in un reparto malattie infettive abbia potuto propagarsi la malaria.
L'analisi fredda, lucida e razionale dovrebbe suggerire la fatalità o al massimo la gravità per il mancato rispetto delle basilari procedure di quarantena.
Sembra dunque che nonostante il progresso scientifico non sia sparito del tutto il pericolo di epidemie anche per malattie un tempo debellate, anzi esiste ed è crescente (si veda ad esempio il rifiuto vaccinale). Questo pericolo deriva da pluralità di cause tra le quali i cambiamenti climatici in atto che conducono alla maggior diffusione di specie in grado di trasmettere virus. Inoltre, un mondo sempre più globalizzato vuol dire maggior movimento di beni e persone con nuovi agenti patogeni trasmessi tra uomini e animali in circolazione. Una serie di malattie infettive sembra quindi destinata a formarsi e propagarsi. E se si prova a fare una breve rassegna delle malattie diffuse nel globo negli ultimi anni per numero di morti questo fatto sembra essere confermato.
La crescita della popolazione umana ed il restringersi della maglia della rete logistica mondiale comportano rischi nuovi dal punto di vista della sanità pubblica e per la sopravvivenza stessa della specie umana. Dalle malattie respiratorie covate negli allevamenti intensivi in Asia ai devastanti salti di specie di cui ci narra un ottimo libro come Spillover di David Quammen, dalle specie animali alloctone che devastano gli ecosistemi che hanno la sfortuna di esserne invasi (vedi gambero killer) alle malattie delle piante di cui ci nutriamo, il catalogo delle possibili minacce è tale che anche un assoluto profano, senza alcuna preparazione in epidemiologia, può farsi un'idea e allarmarsi.
Purtroppo quello che succede è che invece che attivarsi per chiedere un maggior investimento in prevenzione e regole più stringenti sulle pratiche pericolose, di gran lunga concentrate nell'industria e nel commercio capitalistici, l'assoluto profano fonde quel poco che riesce a capire di un problema reale con una ributtante narrazione razzista vecchia quanto il razzismo europeo stesso, quella che vede nel diverso l'untore, l'agente esotico pronto a infettare e contaminare la sana comunità patriarcale bianca.
È così che invece di parlare di sanità pubblica diffusa e di qualità, della necessità di finanziamenti massicci alla ricerca di base e applicata, dello scandalo del continuo rinvio del bando di accesso alle scuole di specializzazione medica che sta tenendo migliaia di giovani medici laureati in Italia materialmente fuori dalla professione e dallo stadio più importante della loro formazione, l'elettore medio parte lancia in resta per "dargli all'untore", per cercare il capro espiatorio su cui scaricare le proprie paure malamente indirizzate. Paure che nascono dall'ignoranza, o dalla cattiva informazione. Basta prendere in mano proprio un libro di divulgazione come appunto Spillover, per capire che la prossima epidemia è più probabile che venga diffusa da un maiale o da un pollo. E che, in caso, le frontiere chiuse non servirebbero a nulla.
Dopo la preoccupazione globale per la Sars e Zika sembra che anche l'Italia sia finita nella lista di paesi a rischio diffusione di malattie trasmissibili tramite punture di semplici zanzare. Dopo il caso di malaria a Trento sono sorti tre casi di Chikungunya ad Anzio. Tuttavia è impressionante notare come immediatamente la fobia collettiva diventi una vera e propria caccia all'untore, subito identificato nei migranti. Ammesso e non concesso che la diffusione di tali malattie sia legata all'arrivo dei migranti non è assolutamente un buon motivo per abbassare la guardia dal punto di vista medico, altrimenti anche tubercolosi, scabbia e altre malattie un tempo debellate tornerebbero endemiche. Il vero problema è quindi scientifico e la realtà che sembra emergere è una sempre maggior leggerezza e superficialità di fronte ai pericoli che si moltiplicano. Oltre a ciò si aggiungono le difficoltà economiche e gli scarsi investimenti in basilari e indispensabili attività di prevenzione che innescano casi che poi vanno ad allarmare l'opinione pubblica portandola all'isteria.
Le paranoie collettive si riversano poi in nuove fobie per cui dalla caccia all'untore immigrato si giunge al rifiuto dei vaccini, contribuendo alla difficile prevenzione dei fenomeni.
Indubbiamente la globalizzazione ci ha esposto a maggiori rischi che però andrebbero fronteggiati con maggiori investimenti in attività di prevenzione e non viceversa, purtroppo in un contesto di sistematico taglio alla sanità pubblica questo non avviene e si assiste ad un preoccupante degrado sanitario. I soliti opportunisti poi ovviamente colgono la palla al balzo e soffiano sul fuoco creando l'untore di turno e lucrando politicamente su tali fatti senza affrontare radicalmente problematiche che meriterebbero una serietà ben maggiore.
L'informazione salvi questo Paese. Peggio di così, l'anno prossimo, rischiamo di leggere un dibattito sul caldo portato con i barconi nel periodo estivo... Le conoscenze scientifiche diffuse sono inadeguate alle sfide dei tempi, così tutto appare possibile con l'avvento delle nuove tecnologie e l'avanzamento delle scoperte mediche. Il diverso, lo straniero, è in fondo per molte e molti una forma di virus, in grado di apportare devastanti danni al corpo della società. La fantasia quindi vola sul racconto di un episodio di cronaca adeguato alla peggiore propaganda razzista.
Non riusciamo a gestire la paura della morte, il rischio della malattia e in generale la debolezza (di conseguenza anche la povertà è un'anomalia, se poi associata ad una malattia o ad un paese di provenienza diverso da quello in cui risiede...). Con l'aumento della interconnessione globale muta anche il contesto ambientale e quello sanitario, è evidente e normale.
Ad ogni cambiamento si accompagnano altri cambiamenti. Purtroppo alla barbarie sempre più egemone si accompagna l'assurdità delle affermazioni di Salvini, in un alimentarsi a vicenda. Il problema è che a nessuno interessa niente di salute e benessere, importa solo assecondare i peggiori impulsi, seguendo le cronache delle principali testate del sistema di informazione.
Non c'è nemmeno da discutere con chi pensa ad un legame tra barconi e malaria, si tratta però di capire come destrutturare quell'impianto culturale che porta a concepire certe assurdità.
L’odio istigato contro gli immigrati anche sul decesso per malaria di una bambina di Trento denuncia una grave deficienza di raziocinio: se davvero fossero i migranti da aree malariche a veicolare il morbo in Italia, registreremmo allora ben più dei 3600 casi verificati tra 2011 e 2015, di cui solo 7 (sette) autoctoni. 3600 che comunque non sono affatto pochi per una malattia di fatto debellata sul suolo italiano: parliamo infatti di due contagiati al giorno.
Chi sono questi pazienti malarici? Per l’80% cittadini stranieri. La grande maggioranza di essi importa la malaria al ritorno da un viaggio nel Paese d’origine. Con molta probabilità questa incidenza è dovuta all’assenza di una profilassi antimalarica, alla quale i viaggiatori non ricorrono o per ignoranza o per scarsa dimestichezza con la sanità italiana. In altre parole, perché poco integrati nel tessuto sociale del Paese. È sufficiente un errore umano, quale quello che sembra essersi profilato nel contagio della bimba di Trento, per infettare una vittima del tutto ignara e che, preda di forti febbri, non penserà certo alla malaria.
Favorire una maggiore integrazione dei residenti stranieri aiuterebbe a prevenire casi di contagio e a risparmiare inutili morti. Ma c’è un punto che non va altresì trascurato: il ruolo del cambiamento climatico e l’aumento delle temperature che rende l’Italia un ecosistema più attraente che in passato per insetti vettori di malattie infettive. Cinque giorni dopo il caso mortale di Trento l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noto l’accertamento di tre contagi di chikungunya (probabilmente di più) ad Anzio. Presente in Italia dal 2007, è veicolata dalla zanzara tigre che, importata nel 1990, si è diffusa capillarmente nell’estate 2003. Negli ultimi anni gli inverni miti non sono riusciti a decimarne la popolazione, causandone una più estesa presenza nei mesi estivi.
Come sulla violenza di Rimini (ma rigorosamente solo quella ai turisti polacchi, non alla transgender peruviana) anche sulla malaria di Trento i costruttori di odio hanno cercato di aizzare la guerra tra poveri, facendo leva inoltre sull’incultura scientifica delle masse.
Si richiede dunque un ragionamento di carattere generale: per quale motivo hanno diffusione ancora oggi, in una popolazione istruita, le menzogne che esaltavano le plebi sanfediste contro il vaccino antivaiolo (ops!) e contro l’illuminazione a gas? Molto ha a che vedere con il venir meno della sensazione emotiva del pericolo: pochi e molto anziani sono ormai coloro che ricordano i rastrellamenti nazisti, la morte per tubercolosi della propria mamma, le cene a base di erba per via del razionamento annonario…
Il buonismo (questo sì) diffuso dalle destre negli ultimi quindici anni a partire dall’insegnamento elementare sta dando i suoi frutti promessi.
A pochi giorni di distanza dagli stupri di Rimini, anche il caso della bambina morta di malaria a Trento è stata direttamente collegata dalla narrazione di destra al problema dell'immigrazione. Si tratta ovviamente del solito sciacallaggio ignobile di chi non ha alcun interesse ad analizzare le questioni con giudizio ma solo a provare a incrementare il proprio consenso politico a fini elettorali. Stavolta gli sproloqui leghisti (e non solo) oltre ad attuare una semplificazione imbarazzante sono anche delle sciocchezze del punto di vista scientifico dato che gli esperti concordano nel dire che il pericolo nell'importare la malaria non riguarda tanto i barconi dei migranti quanto molto più frequentemente i turisti che tornano da aree a rischio, anche perché le zanzare portatrici della malaria possono infilarsi nelle loro giacche e nelle valigie e sopravvivere a un viaggio in aereo o su dei container.
In Italia ogni anno si registrano diversi casi di malaria, alcuni di essi mortali. Per quanto resti una tragedia, il decesso della bambina non rappresenta nell'immediato un campanello d'allarme di eccessiva gravità ma deve comunque spingere a una riflessione di medio periodo sul sistema-paese. Se è infatti vero che di malaria si può morire anche nei paesi industrializzati, dobbiamo però anche registrare l'intrecciarsi di due processi preoccupanti: da una parte, la tropicalizzazione del clima dovuta ai cambiamenti climatici renderà presto l'Italia un paese più adatto ad ospitare le zanzare Anopheles, vettori del plasmodio della malaria; dall'altra i tagli alla sanità rendono maggiormente difficile attuare le dovute misure di prevenzione e controllo che sarebbero opportune per prevenire eventuali incrementi dei casi. Invece di accusare senza cognizione di causa i migranti, si dovrebbe reclamare una sanità migliore e programmi di salvaguardia ambientale più severi.
Immagine liberamente tratta www.meltwater.com
Dopo le violenze sessuali di Rimini
Nella notte tra 25 e 26 agosto un branco di quattro persone ha aggredito una coppia di turisti polacchi appartatasi in una spiaggia di Rimini, violentando ripetutamente la donna. Nella medesima notte i quattro si sono spostati sulla Strada Statale, aggredendo con la stessa ferocia una prostituta transessuale. Dato che sono stati immediatamente descritti come maghrebini, prevedibilmente si è scatenata ancora una volta la caccia alle streghe sul tema immigrazione, quando ancora non si era placato l’eco delle intimidazioni a don Biancalani a Pistoia.
Il MIA – Meeting Internazionale Antirazzista è un importante momento di confronto e formazione, una festa politica che pone un focus sulle migrazioni, sui conflitti nel mondo, sul sistema dell’accoglienza italiano e molto altro. Organizzato da Arci Toscana e tenutosi al parco I Pini di Cecina, quest’anno ormai alla ventitreesima edizione, il meeting comprende 5 giornate tematiche che, come riporta il pieghevole informativo, sono “incentrate, di volta in volta, sugli aspetti più stringenti legati ai temi dell’integrazione e dei diritti, con alcuni focus specifici sulla Siria e sui Paesi in cui Arci Toscana opera con i suoi progetti di solidarietà internazionale”.
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