Laterza ha inaugurato una serie di testi dedicata ai «10 giorni che hanno fatto l’Italia».
Fosse che non leggono, il problema – Come la destra si è impadronita della cultura popolare
È notizia degli ultimi giorni, ed ha scatenato un piccolo vespaio negli ambienti intellettuali, la dichiarazione della sottosegretaria ai beni culturali, Lucia Borgonzoni, secondo cui non leggerebbe un libro da tre anni. Tra i censori più accaniti, la scrittrice Michela Murgia propone un aperto riferimento ad una citazione di Umberto Eco, “che cos’è il leghismo se non la storia di un movimento che non legge?”. Umberto Eco aveva ragione, ma probabilmente non nel senso in cui sta venendo interpretato dagli intellettuali italiani, la cui reazione si ferma ad un livello di analisi assolutamente superficiale, che non permette di comprendere cosa stia accadendo in un’Italia posizionata in larga maggioranza su posizioni politiche populiste ed anti-intellettuali.
Radici del Movimento 5 Stelle
Nei primi mesi del 2014 incontrai in treno un fu compagno dei Democratici di Sinistra, poi gravitante nell’area della sinistra radicale, che mi spiegò il 25% del M5S alle elezioni dell’anno precedente con la motivazione «è mancata Rifondazione Comunista». Sul M5S, cioè, si sarebbe riversato quel voto antisistema che Rifondazione nel ventennio precedente era riuscita a mantenere nell’alveo istituzionale.
Quell’analisi non mi convinse del tutto. La convergenza del PD e del PdL nel sostegno al Governo Monti aveva prodotto un’otturazione della valvola di sfogo comunemente costituita dall’alternanza dei consensi fra una maggioranza e un’opposizione; questo sfogo non poteva neppure più passare, come alle europee del 2009, dai partiti “populisti” di Lega e Italia dei Valori perché anch’essi erano screditati da alcune inchieste. Tali condizioni di partenza, che favorivano certamente un afflusso di voti al M5S, lo avrebbero però favorito parimenti a Rifondazione, che come i grillini era extraparlamentare e si collocava in radicale opposizione all’esecutivo Monti.
Un nuovo governo per l'Italia?
Alla fine, dopo 88 giorni di stallo, l’Italia ha un governo. Sabato primo giugno il giuramento di Giuseppe Conte come Premier inaugura ufficialmente una legislatura a guida M5S e Lega.
E dire che solo pochi giorni prima si era consumata quella che per molti è stata una delle più gravi crisi istituzionali della storia repubblicana.
Il compromesso raggiunto attorno alla nomina a Ministro di Paolo Savona, ha raffreddato un clima rovente ma ha dimostrato la presenza di una forte frattura politica sul piano della questione europea.
Cronaca di una surreale settimana politica italiana
Il periodo più lungo della Repubblica Italiana senza un nuovo governo, dalla data delle elezioni nazionali, è giunto al termine. L’incarico a Giuseppe Conte, come Presidente del Consiglio dei ministri, è arrivato (per la seconda volta) il 31 maggio, dopo sorprendenti cronache susseguitesi nel giro di poche ore. Frequentare i servizi di rete sociale su internet (principalmente Facebook) causava disorientamento e irritazione, nel caso non ci si volesse sedere in un settore già assegnato per il tifo.
Dinamiche abituali si sono acuite, soprattutto nelle bolle di quella parte politica uscita devastata dal passaggio del 4 marzo 2018, quelle della sinistra italiana (in senso ampio).
Elezioni italiane: ma alla fine chi governa?
Le trattative per la formazione del governo proseguono ancora lungo l’asse M5s-Lega, che oltre ad essere le forze politiche con maggiore affinità sono anche quelle con più nutrita presenza parlamentare (e le vincitrici “morali” delle elezioni). Al di là del riserbo mantenuto sui negoziati, di alcune dichiarazioni enfatiche e della consueta ridda di ipotesi, gli ultimi colloqui con il Presidente della Repubblica hanno certificato la mancanza di un accordo generale.
Passati due mesi dalle elezioni...
È stata superata la soglia psicologica dei due mesi dopo le elezioni, senza un governo: sono tempi lunghi persino per la politica italiana.
Si inizia a profilare l'ipotesi di un esecutivo «neutrale», con l'obiettivo di evitare l'aumento delle aliquote IVA e una presunta penalizzazione nella partita delle trattative in sede europea.
Fiumi di inchiostro scorrono sui quotidiani e migliaia di tasti si consumano per la produzione di analisi o commenti sul web.
Sull'attuale travaglio del Partito Democratico
L’attuale travaglio del Partito Democratico riguardo alla formazione del prossimo esecutivo coinvolge in realtà la questione del governo solo come epifenomeno. Alle diverse prospettive politiche, infatti, sono evidentemente sottese divergenze più generali di lettura politica. Ad esempio, a Fassino che ha proposto un polo di centrosinistra M5S-PD da contrapporre a quello di centrodestra, Renzi ha risposto etichettando il M5S come azienda-partito e Forza Italia come partito-azienda (la prima sarebbe quindi degenerazione del secondo).
Questa incertezza è frutto di alcuni nodi irrisolti ereditati dalla sconfitta elettorale, e in parte concause della stessa, che tuttavia soltanto il supremo organo sovrano – il Congresso – potrà tentare di sciogliere.
Dopo il voto
I dati ci danno l’esatta immagine del paese. Basterebbero quindi i numeri per comprendere la volontà del popolo italiano.
Il voto tra inconscio e riflessione
Ieri sera devo aver mangiato un po’ più pesante del solito, ho il ricordo di aver sognato molto sul significato del voto in previsione della prossima scadenza elettorale.
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