Lunedì, 04 Giugno 2018 00:00

Cronaca di una surreale settimana politica italiana

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Cronaca di una surreale settimana politica italiana

Il periodo più lungo della Repubblica Italiana senza un nuovo governo, dalla data delle elezioni nazionali, è giunto al termine. L’incarico a Giuseppe Conte, come Presidente del Consiglio dei ministri, è arrivato (per la seconda volta) il 31 maggio, dopo sorprendenti cronache susseguitesi nel giro di poche ore. Frequentare i servizi di rete sociale su internet (principalmente Facebook) causava disorientamento e irritazione, nel caso non ci si volesse sedere in un settore già assegnato per il tifo.

Dinamiche abituali si sono acuite, soprattutto nelle bolle di quella parte politica uscita devastata dal passaggio del 4 marzo 2018, quelle della sinistra italiana (in senso ampio).

Accusa. «Grazie a chi ha votato 5 Stelle. Adesso abbiamo Salvini Ministro dell’Interno». 

Replica. «Grazie a chi ha sostenuto il Partito Democratico. Senza di loro oggi non saremmo a questo punto».

Gioco, partita e incontro in ogni confronto devono essere portati a casa senza margini di dubbio.

L’irrilevanza si misura nel numero di battute, proporzionale alla frustrazione. L’eco è in linea con il continuo sentire parlare di politica: i commenti ci accompagnano sui mezzi pubblici, al bar, nei luoghi di studio e di lavoro. Non c’è neanche l’Italia qualificata ai mondiali di calcio a distrarci e lo scudetto è rimasto in mani fin troppo note anche ai non appassionati di calcio. Nella disabitudine ad affrontare tempi non immediati il paradosso è che uno stallo non breve ci ha dimostrato quanto siamo incapaci di non rinchiuderci nell’immediato.

I quotidiani sono ormai un vezzo di poche persone, ma devo dire di aver trovato curioso e piacevole sfogliare «il Sole 24 Ore» e «il manifesto» dell’ultima settimana, costringendo la domenica pomeriggio a piegarsi ad un arretrato circoscritto a sette giorni per limiti soggettivi.

Partiamo però dal nucleo forte di eventi attorno ai quali provare a registrare alcuni elementi. Movimento 5 Stelle e Lega raggiungono un accordo. Un avvocato devoto a Francesco Forgione (noto come padre Pio) rappresenterà l’alleanza tra le principali forze politiche della XVIII legislatura della Repubblica Italiana. Siamo al 21 maggio. A Firenze il provincialismo toscano dà prova di sé. Giuseppe Conte ci insegna diritto privato! (Così come alla Luiss). Passare dalla Scuola di Giurisprudenza di Novoli vuol dire avere più probabilità di incontrare un giornalista che nel periodo di massima ascesa di Renzi.

Domenica 27 maggio però ha inizio l’indignazione più alta del popolo italiano, perché non si è ancora svegliato ma ha già trovato l’invasor. In qualche fantasiosa ricostruzione la Merkel avrebbe messo il veto sulla squadra di governo proposta da Di Maio e Salvini. Paolo Savona viene rifiutato come Ministro dell’Economia. Lo spread esplode. La penisola è travolta dalla valanga finanziaria. Il complotto è innegabile. Il 2 giugno si preannuncia una piazza pentastellata, anche per dare forza alla richiesta di impeachment per quel Presidente della Repubblica andato oltre ogni sua possibile prerogativa. Commenti, studi, appelli: ognuno è pronto a dare la propria definitiva e immediata interpretazione di ciò che è avvenuto. I nomi di “chi sa ed è istruito” vengono lanciati come Pokemon.

Carlo Cottarelli accende nuove fantasie, essendo il nome proposto da Mattarella, dopo che Conte ha rimesso l’incarico (Savona è una linea del Piave!).

Il 29 maggio viene diffuso una proiezione dell’Istituto Cattaneo: un’alleanza Lega-5 Stelle otterrebbe quasi il 90% dei seggi uninominali.  

Lo stesso giorno Danilo Toninelli (oggi Ministro  delle infrastrutture e dei trasporti) rassicura sul quotidiano di Confindustria come non ci siano ipotesi di uscita dall’Euro all’orizzonte.

Il 30 maggio sempre «il Sole 24 Ore» ha diverse pagine impegnate a rafforzare i pareri espressi da Ignazio Visco (Governatore della Banca d’Italia) e Vincenzo Boccia (Presidente di Confindustria): la reazione dei mercati è esagerata, emotiva, priva di validi fondamenti capaci di giustificare la nuova crisi profilatasi all’orizzonte. Morya Longo spiega in un articolo come sia la paura a muovere i soggetti economici internazionali, su un piano irrazionale.

Non c’è però quiete. Günther Oettinger (Commissario europeo per il bilancio e le risorse umane della Commissione Juncker) avrebbe dichiarato: «i mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto». Fonte? Il giornalista intervistatore su Twitter: grandi polemiche (in prima pagina su «il manifesto»), smorzate da addotti errori di sintesi e di traduzione. Non che la versione integrale sia meno inquietante, ma certo i toni non volevano essere così volgari.

Comunque nel frattempo Di Maio ha cambiato idea. L’impeachment «non è più sul tavolo». Si prende atto che Salvini «non è un cuor di leone»... forse per non regalare alla Lega i voti dei moderati (ci spiegano alcuni analisti). Alessandro Di Battista nel frattempo si conferma un protagonista in attesa di una nuova sceneggiatura. In caso di ritorno alle urne sarà candidato alla Camera, auspicando Di Maio premier. 

La complessità aumenta con dichiarazioni meno altisonanti. Mohamed-El Arian, consigliere di Allianz, parla esplicitamente di quello che ritiene essere stato «un errore di Mattarella», mentre il ministro degli esteri della Grecia, dalla Germania, spiega come il governo ellenico ci voglia “pro-Europa”, proprio in una fase in cui Atene si ritrova a dover affrontare un importante sciopero generale di contestazione alle nuove misure di austerità imposte dai “protettori” del vecchio continente… 

Il 31 di maggio Nicola Fratoianni non può nascondere le profonde divisioni di Liberi e Uguali. Il deludente risultato della formazione “di Pietro Grasso” non deve aver convinto Laura Boldrini a rifiutare l’appello di Maurizio Martina per un “fronte repubblicano” a difesa di Mattarella, dell’Europa e della Costituzione (sopravvissuta al referendum voluto dallo stesso Partito Democratico pochi mesi prima). Se Cottarelli si presenterà in Parlamento non è detto che Movimento Democratici e Progressisti rifiuti il campo per un nuovo centrosinistra. Il primo di giugno è convocata la manifestazione del PD in reazione alla richiesta di impeachment di Di Maio (mentre il “cuor di leone” Salvini invoca l’elezione diretta del Presidente della Repubblica”). 

Batman contro Superman, Iron Man contro Capitan America, fronte repubblicano contro l’alleanza dei populisti. Si vota a luglio, ad agosto o a inizio 2019?

Poi Merkel cambia idea.

Chiama Mattarella.

Anche Salvini cambia idea. Savona può fare un passo di lato.

Conte può fare il passo in avanti.

Nuovo incarico a Conte. Adesso nessuno fa più le battute sull’altro con lo stesso cognome che allenava la nazionale italiana (Antonio).

Arriva la nuova squadra di ministri. Quello all’economia, Giovanni Tria, ribadisce: «nessuna forza politica vuole l’Italia fuori dall’Euro». Fedeltà alla NATO e all’Unione ma basta sanzioni alla Russia (le dichiarazioni di George Soros e Steve Bannon fanno ovviamente comodo, rimbalzano su molti profili social).

Il mondo dell’economia (manager, imprenditori, banchieri) è ampiamente rappresentato ai festeggiamenti per il nuovo insperato esecutivo, ci dice «il Sole». Si sa, la classe lavoratrice appartiene al mondo della zootecnica…

Salvini annuncia la sua corsa in Sicilia per chiarire la nuova linea sui migranti, mentre i centri per l’impiego, la Fornero e il Jobs Act saranno i campi in cui segnare i primi punti del nuovo governo.

Nel frattempo nel corso della stessa settimana si è prorogata l’agonia di Alitalia, rimane irrisolta la questione aperta dai tagli annunciati da TIM, Poste Italiane assieme a Cassa Depositi e Prestiti si è rivelata essere tra i principali strumenti economici in mano all’Italia, in Libia la Francia prosegue una discutibile opera di insediamento dal sapore coloniale...

Lorenzo Fontana, ministro della famiglia, ai limiti tra il grottesco e la denuncia, sembra essere stato nominato per attirare ogni possibile contestazione delle sinistre ufficiali. Poco importa che Salvini abbia già spiegato come non sia all’ordine del giorno la revisione in negativo delle leggi esistenti sui diritti civili.

Costituzioni alla mano, le sinistre italiane paiono pronte a fare di tutto per non unire le questioni sociali con quelle “di civiltà”. Tanto i mercati hanno già ricominciato a festeggiare. Che i populisti non fossero un pericolo per il capitalismo lo avevano capito da tempo.


Immagine di copertina liberamente ripresa da it.wikipedia.org 

Ultima modifica il Domenica, 03 Giugno 2018 23:31
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

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