Pillole dal Giappone #254 – Terremoto ad Hokkaido

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Perché si obietta? Le motivazioni non religiose dell’obiezione di coscienza

Dopo il successo del referendum in Irlanda, il diritto della donna alla scelta sul proprio corpo è tornato ad essere un argomento di attualità. Si tratta di un importante passo che ridà speranza in un periodo di conservatorismo e recessione, che vede la rinascita di fondamentalismi e l’arrivo al potere di gruppi estremisti, legati a logiche fasciste e patriarcali.

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Venerdì, 24 Novembre 2017 00:00

Genesi dell'anti-scienza

Genesi dell'anti-scienza

Negli ultimi tempi ha preso piede una nuova modalità di approcciarsi ai temi che riguardano la propria salute: sempre più persone mettono in dubbio le diagnosi dei medici e pretendono di trovare strade alternative per interpretare il malessere che li affligge, e spesso anche per porvi rimedio. Da questo atteggiamento nasce un clima di sempre maggiore sfiducia fra pazienti e medici. Per questo, se da una parte i primi sono sempre sul chi vive, pronti a sottolineare e sanzionare qualsiasi errore dei camici bianchi, i secondi sempre più spesso adottano la cosiddetta "medicina difensiva", tesa non a fare il bene del paziente, ma a cautelarsi il più possibile da eventuali errori. Quindi aumentano le richieste di esami diagnostici, talvolta non necessari, e di conseguenza le spese per il SSN.

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Dopo le violenze sessuali di Rimini

Nell'ultima settimana un grave fatto di cronaca ha particolarmente colpito l'opinione pubblica, tornando a solleticare i più biechi istinti razzisti che nell'epoca postmoderna si moltiplicano con facilità.
Si tratta di una bambina di 4 anni morta per complicanza cerebrale causata dalla malaria a Trento. La Procura che sta ricostruendo la vicenda ha identificato in una famiglia del Burkina Faso, ricoverata presso il medesimo ospedale per malaria, la possibile via di trasmissione del virus. Il problema resta come in un reparto malattie infettive abbia potuto propagarsi la malaria.

L'analisi fredda, lucida e razionale dovrebbe suggerire la fatalità o al massimo la gravità per il mancato rispetto delle basilari procedure di quarantena.
Sembra dunque che nonostante il progresso scientifico non sia sparito del tutto il pericolo di epidemie anche per malattie un tempo debellate, anzi esiste ed è crescente (si veda ad esempio il rifiuto vaccinale). Questo pericolo deriva da pluralità di cause tra le quali i cambiamenti climatici in atto che conducono alla maggior diffusione di specie in grado di trasmettere virus. Inoltre, un mondo sempre più globalizzato vuol dire maggior movimento di beni e persone con nuovi agenti patogeni trasmessi tra uomini e animali in circolazione. Una serie di malattie infettive sembra quindi destinata a formarsi e propagarsi. E se si prova a fare una breve rassegna delle malattie diffuse nel globo negli ultimi anni per numero di morti questo fatto sembra essere confermato.


La crescita della popolazione umana ed il restringersi della maglia della rete logistica mondiale comportano rischi nuovi dal punto di vista della sanità pubblica e per la sopravvivenza stessa della specie umana. Dalle malattie respiratorie covate negli allevamenti intensivi in Asia ai devastanti salti di specie di cui ci narra un ottimo libro come Spillover di David Quammen, dalle specie animali alloctone che devastano gli ecosistemi che hanno la sfortuna di esserne invasi (vedi gambero killer) alle malattie delle piante di cui ci nutriamo, il catalogo delle possibili minacce è tale che anche un assoluto profano, senza alcuna preparazione in epidemiologia, può farsi un'idea e allarmarsi.

Purtroppo quello che succede è che invece che attivarsi per chiedere un maggior investimento in prevenzione e regole più stringenti sulle pratiche pericolose, di gran lunga concentrate nell'industria e nel commercio capitalistici, l'assoluto profano fonde quel poco che riesce a capire di un problema reale con una ributtante narrazione razzista vecchia quanto il razzismo europeo stesso, quella che vede nel diverso l'untore, l'agente esotico pronto a infettare e contaminare la sana comunità patriarcale bianca.

È così che invece di parlare di sanità pubblica diffusa e di qualità, della necessità di finanziamenti massicci alla ricerca di base e applicata, dello scandalo del continuo rinvio del bando di accesso alle scuole di specializzazione medica che sta tenendo migliaia di giovani medici laureati in Italia materialmente fuori dalla professione e dallo stadio più importante della loro formazione, l'elettore medio parte lancia in resta per "dargli all'untore", per cercare il capro espiatorio su cui scaricare le proprie paure malamente indirizzate. Paure che nascono dall'ignoranza, o dalla cattiva informazione. Basta prendere in mano proprio un libro di divulgazione come appunto Spillover, per capire che la prossima epidemia è più probabile che venga diffusa da un maiale o da un pollo. E che, in caso, le frontiere chiuse non servirebbero a nulla.


Alex Marsaglia

Dopo la preoccupazione globale per la Sars e Zika sembra che anche l'Italia sia finita nella lista di paesi a rischio diffusione di malattie trasmissibili tramite punture di semplici zanzare. Dopo il caso di malaria a Trento sono sorti tre casi di Chikungunya ad Anzio. Tuttavia è impressionante notare come immediatamente la fobia collettiva diventi una vera e propria caccia all'untore, subito identificato nei migranti. Ammesso e non concesso che la diffusione di tali malattie sia legata all'arrivo dei migranti non è assolutamente un buon motivo per abbassare la guardia dal punto di vista medico, altrimenti anche tubercolosi, scabbia e altre malattie un tempo debellate tornerebbero endemiche. Il vero problema è quindi scientifico e la realtà che sembra emergere è una sempre maggior leggerezza e superficialità di fronte ai pericoli che si moltiplicano. Oltre a ciò si aggiungono le difficoltà economiche e gli scarsi investimenti in basilari e indispensabili attività di prevenzione che innescano casi che poi vanno ad allarmare l'opinione pubblica portandola all'isteria.

Le paranoie collettive si riversano poi in nuove fobie per cui dalla caccia all'untore immigrato si giunge al rifiuto dei vaccini, contribuendo alla difficile prevenzione dei fenomeni.
Indubbiamente la globalizzazione ci ha esposto a maggiori rischi che però andrebbero fronteggiati con maggiori investimenti in attività di prevenzione e non viceversa, purtroppo in un contesto di sistematico taglio alla sanità pubblica questo non avviene e si assiste ad un preoccupante degrado sanitario. I soliti opportunisti poi ovviamente colgono la palla al balzo e soffiano sul fuoco creando l'untore di turno e lucrando politicamente su tali fatti senza affrontare radicalmente problematiche che meriterebbero una serietà ben maggiore.


Dmitrij Palagi

L'informazione salvi questo Paese. Peggio di così, l'anno prossimo, rischiamo di leggere un dibattito sul caldo portato con i barconi nel periodo estivo... Le conoscenze scientifiche diffuse sono inadeguate alle sfide dei tempi, così tutto appare possibile con l'avvento delle nuove tecnologie e l'avanzamento delle scoperte mediche. Il diverso, lo straniero, è in fondo per molte e molti una forma di virus, in grado di apportare devastanti danni al corpo della società. La fantasia quindi vola sul racconto di un episodio di cronaca adeguato alla peggiore propaganda razzista.

Non riusciamo a gestire la paura della morte, il rischio della malattia e in generale la debolezza (di conseguenza anche la povertà è un'anomalia, se poi associata ad una malattia o ad un paese di provenienza diverso da quello in cui risiede...). Con l'aumento della interconnessione globale muta anche il contesto ambientale e quello sanitario, è evidente e normale.

Ad ogni cambiamento si accompagnano altri cambiamenti. Purtroppo alla barbarie sempre più egemone si accompagna l'assurdità delle affermazioni di Salvini, in un alimentarsi a vicenda. Il problema è che a nessuno interessa niente di salute e benessere, importa solo assecondare i peggiori impulsi, seguendo le cronache delle principali testate del sistema di informazione.

Non c'è nemmeno da discutere con chi pensa ad un legame tra barconi e malaria, si tratta però di capire come destrutturare quell'impianto culturale che porta a concepire certe assurdità.


Jacopo Vannucchi

L’odio istigato contro gli immigrati anche sul decesso per malaria di una bambina di Trento denuncia una grave deficienza di raziocinio: se davvero fossero i migranti da aree malariche a veicolare il morbo in Italia, registreremmo allora ben più dei 3600 casi verificati tra 2011 e 2015, di cui solo 7 (sette) autoctoni. 3600 che comunque non sono affatto pochi per una malattia di fatto debellata sul suolo italiano: parliamo infatti di due contagiati al giorno.

Chi sono questi pazienti malarici? Per l’80% cittadini stranieri. La grande maggioranza di essi importa la malaria al ritorno da un viaggio nel Paese d’origine. Con molta probabilità questa incidenza è dovuta all’assenza di una profilassi antimalarica, alla quale i viaggiatori non ricorrono o per ignoranza o per scarsa dimestichezza con la sanità italiana. In altre parole, perché poco integrati nel tessuto sociale del Paese. È sufficiente un errore umano, quale quello che sembra essersi profilato nel contagio della bimba di Trento, per infettare una vittima del tutto ignara e che, preda di forti febbri, non penserà certo alla malaria.

Favorire una maggiore integrazione dei residenti stranieri aiuterebbe a prevenire casi di contagio e a risparmiare inutili morti. Ma c’è un punto che non va altresì trascurato: il ruolo del cambiamento climatico e l’aumento delle temperature che rende l’Italia un ecosistema più attraente che in passato per insetti vettori di malattie infettive. Cinque giorni dopo il caso mortale di Trento l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noto l’accertamento di tre contagi di chikungunya (probabilmente di più) ad Anzio. Presente in Italia dal 2007, è veicolata dalla zanzara tigre che, importata nel 1990, si è diffusa capillarmente nell’estate 2003. Negli ultimi anni gli inverni miti non sono riusciti a decimarne la popolazione, causandone una più estesa presenza nei mesi estivi.

Come sulla violenza di Rimini (ma rigorosamente solo quella ai turisti polacchi, non alla transgender peruviana) anche sulla malaria di Trento i costruttori di odio hanno cercato di aizzare la guerra tra poveri, facendo leva inoltre sull’incultura scientifica delle masse.
Si richiede dunque un ragionamento di carattere generale: per quale motivo hanno diffusione ancora oggi, in una popolazione istruita, le menzogne che esaltavano le plebi sanfediste contro il vaccino antivaiolo (ops!) e contro l’illuminazione a gas? Molto ha a che vedere con il venir meno della sensazione emotiva del pericolo: pochi e molto anziani sono ormai coloro che ricordano i rastrellamenti nazisti, la morte per tubercolosi della propria mamma, le cene a base di erba per via del razionamento annonario…
Il buonismo (questo sì) diffuso dalle destre negli ultimi quindici anni a partire dall’insegnamento elementare sta dando i suoi frutti promessi.


Alessandro Zabban

A pochi giorni di distanza dagli stupri di Rimini, anche il caso della bambina morta di malaria a Trento è stata direttamente collegata dalla narrazione di destra al problema dell'immigrazione. Si tratta ovviamente del solito sciacallaggio ignobile di chi non ha alcun interesse ad analizzare le questioni con giudizio ma solo a provare a incrementare il proprio consenso politico a fini elettorali. Stavolta gli sproloqui leghisti (e non solo) oltre ad attuare una semplificazione imbarazzante sono anche delle sciocchezze del punto di vista scientifico dato che gli esperti concordano nel dire che il pericolo nell'importare la malaria non riguarda tanto i barconi dei migranti quanto molto più frequentemente i turisti che tornano da aree a rischio, anche perché le zanzare portatrici della malaria possono infilarsi nelle loro giacche e nelle valigie e sopravvivere a un viaggio in aereo o su dei container. 

In Italia ogni anno si registrano diversi casi di malaria, alcuni di essi mortali. Per quanto resti una tragedia, il decesso della bambina non rappresenta nell'immediato un campanello d'allarme di eccessiva gravità ma deve comunque spingere a una riflessione di medio periodo sul sistema-paese. Se è infatti vero che di malaria si può morire anche nei paesi industrializzati, dobbiamo però anche registrare l'intrecciarsi di due processi preoccupanti: da una parte, la tropicalizzazione del clima dovuta ai cambiamenti climatici renderà presto l'Italia un paese più adatto ad ospitare le zanzare Anopheles, vettori del plasmodio della malaria; dall'altra i tagli alla sanità rendono maggiormente difficile attuare le dovute misure di prevenzione e controllo che sarebbero opportune per prevenire eventuali incrementi dei casi. Invece di accusare senza cognizione di causa i migranti, si dovrebbe reclamare una sanità migliore e programmi di salvaguardia ambientale più severi. 

Immagine liberamente tratta www.meltwater.com

Pubblicato in A Dieci Mani
Martedì, 05 Luglio 2016 00:00

Città tossiche

Città tossiche

Le problematiche ambientali in Italia ormai sono all’ordine del giorno. I roghi di Pianura e Scampia, i cumuli di spazzatura nelle periferie del sud Italia, il “mercato” dello smaltimento sempre più in mano alle mafie e al loro universo gravitante.

Uno dei casi più emblematici arriva dallo smaltimento dell’amianto, un problema irrisolto per il nostro paese, sempre più ostaggio di immondezzai sparsi e discariche abusive.
Un business che non vuole fermarsi, un’ occasione redditizia per chi vuole produrre ricchezza causando danni all’uomo e all’ambiente. La soluzione sembra essere lontana da una definitiva via d’uscita e il decreto Sblocca Italia emanato dal governo alla fine del 2014 non fa altro che intorpidire le acque.

Pubblicato in Territori e beni comuni
Venerdì, 25 Settembre 2015 00:00

Sanità: anche la Toscana ha cambiato verso

Chi ha soldi da spen­dere verso il pri­vato (con quello “sociale” in gran spol­vero), chi non ne ha si accon­tenti di quello che passa il con­vento del pub­blico. Anche la sanità toscana, per anni fiore all’occhiello dei soste­ni­tori del ser­vi­zio pub­blico uni­ver­sa­li­stico con­trap­po­sto al modello sus­si­dia­ri­stico lombardo-veneto — con parità di effi­cienza – ha cam­biato verso. Così la pen­sano tutti i gruppi di oppo­si­zione nel nuovo Con­si­glio regio­nale, pronti a sot­to­scri­vere all’inizio dell’estate i que­siti pre­sen­tati dal Comi­tato per la sanità pub­blica, per un refe­ren­dum abro­ga­tivo della legge di rior­dino del sistema sani­ta­rio toscano.

Pubblicato in Toscana

Dalla sanità pubblica alla salute individuale: la proliferazione dello stile di vita salutare

Michelle Obama che illustra il suo modo “green” e “light” di fare la pasta con la pentola a pressione, Ségolène Royal che critica la nutella per essere fatta con l’olio di palma. Son solo due esempi recenti di come l’alimentazione sia diventata un questione politica di primaria importanza. Se da una parte si affermano anche sul livello del decision-making questioni macroeconomiche e geopolitiche di vasta portata che attengono all’impatto degli OGM, al ruolo delle multinazionali del cibo, alla sostenibilità del sistema dell’industria alimentare, passando per il cibo biologico e per il commercio equo e solidale, dall’altra parte molto spesso la governance del cibo attiene molto più ai problemi individuali della “corretta” alimentazione, del mangiare in maniera sana ed equilibrata evitando calorie e grassi piuttosto che a quelli collettivi e sistemici.

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Sabato, 12 Luglio 2014 00:00

Sanità: uno specchio della società

Per Alfredo Zuppiroli, cardiologo affermato, si avvicinano i 40 anni dalla laurea in medicina. In questi decenni si sono susseguite una serie di conferme professionali importanti e il nome è noto non solo a Firenze. Da poco è stato pubblicato il suo primo libro, che risponde ad un’esigenza personale, una riflessione sulla medicina a partire dalla propria esperienza.

Pubblicato in Società

L'Italia non è un paese noto nel mondo per la qualità dell'informazione, anche per quanto riguarda l'ambito scientifico. Ogni dibatto sulle questioni etiche, a livello diffuso, degenera spesso in un confronto tra fedi diverse, che si scontrano attraverso formule di propaganda.

Il «Comitato nazionale per la bioetica» è una delle realtà meno ascoltate, nonostante dal marzo del 1990 svolga funzioni di consulenza e informazione per Governo e Parlamento. Recentemente il CNB ha diffuso un breve documento, per evidenziare la correlazione tra gli stili di vita degli individui e il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione italiana.

Pubblicato in Società

Sono anni che ci prendono in giro, oggi tocca a noi”.

Per chi passava in quel di Firenze domenica 1 dicembre, c’era uno spettacolo poco comune da godersi. Un sindaco, un vigile del fuoco, un cardinale, una cardinale (un cardinale donna), barellieri, carrettieri (per portare i pazienti in carriola), medici e infermieri. In piazza Gavinana si è inaugurato così il presidio sanitario del quartiere 3, rimasto completamente privo di servizi sanitari pubblici. Il Comitato 21 marzo ha scelto un modo provocatorio e goliardico per denunciare una situazione drammatica, che preannuncia un possibile epilogo del servizio sanitario nazionale, sotto attacco e minacciato da continui tagli (nazionali come locali).

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