Venerdì, 24 Novembre 2017 00:00

Genesi dell'anti-scienza

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Genesi dell'anti-scienza

Negli ultimi tempi ha preso piede una nuova modalità di approcciarsi ai temi che riguardano la propria salute: sempre più persone mettono in dubbio le diagnosi dei medici e pretendono di trovare strade alternative per interpretare il malessere che li affligge, e spesso anche per porvi rimedio. Da questo atteggiamento nasce un clima di sempre maggiore sfiducia fra pazienti e medici. Per questo, se da una parte i primi sono sempre sul chi vive, pronti a sottolineare e sanzionare qualsiasi errore dei camici bianchi, i secondi sempre più spesso adottano la cosiddetta "medicina difensiva", tesa non a fare il bene del paziente, ma a cautelarsi il più possibile da eventuali errori. Quindi aumentano le richieste di esami diagnostici, talvolta non necessari, e di conseguenza le spese per il SSN.

Certo, da una parte è auspicabile che tutti siano consapevoli del proprio stato di salute e delle scelte che lo riguardano: non è certamente sano considerare, come avveniva in passato, i medici dei santoni intoccabili e sulla cui opinione non è possibile esprimere pareri. Ma d'altronde sarebbe necessario che questa consapevolezza fosse reale, e fosse sostenuta da dati scientifici dimostrabili e non, come purtroppo spesso accade, basata su fonti assolutamente inattendibili. Bisognerebbe poi che questa smania di protagonismo dei pazienti si concentrasse sulle aree in cui possono, e anzi devono, avere un ruolo attivo: alimentazione, abitudine alla vita attiva e sana, abbandono del fumo e delle altre abitudine dannose. Purtroppo però questo non avviene, ma anzi sempre di più c'è la tendenza a mettere in discussione anche questi buoni consigli sulla base di dati estrapolati non si sa da chi e non si sa dove, e soprattutto elaborati senza avere, troppo spesso, nessun background di conoscenza medico-scientifiche.

È necessario chiedersi quali siano le cause di questa situazione. Sicuramente una grossa mano la ha data Internet, che ha reso accessibili le informazioni scientifiche semplicemente con un click sul computer, o addirittura sul telefono. Ma non solo: ci sono sempre più blog o forum su temi scientifici, o pseudo tali, che permettono non soltanto di leggere, ma anche di scrivere, raccontando le proprie esperienze e dando un parere sui casi altrui. E, ammettiamolo, a chi non è mai piaciuto giocare al dottore, senza aver dovuto passare anni sui libri? 

Ma non è possibile incolpare solo Internet. Chiediamoci cosa spinge la gente ad attaccarsi ad Internet anziché al telefono col medico al primo mal di testa. L'ipocondria? Sicuramente... Ma allora, perché quando il medico ci dice che il nostro mal di testa "non è nulla di preoccupante" ci incaponiamo a non dargli ascolto e preferiamo dare fiducia a un Mister X su prontomedico.it che ci parla della morte di 'suo cugino' dopo un banalissimo mal di testa? Inoltre, perché se il nostro medico ci propone una RMN per scongiurare di fare la stessa fine del già citato cugino anche lì non siamo soddisfatti e non vogliamo sottoporci all'esame?

Credo che anche i medici dovrebbero farsi un esame di coscienza ed ammettere la loro quota di responsabilità in questa situazione. Infatti talvolta in loro manca quell'attitudine all'ascolto che porterebbe una persona, che magari semplicemente si sente sola, a rivolgersi all'ambulatorio anziché ad Internet. D'altronde siamo in un periodo in cui i medici sono oberati da mille e mille adempimenti burocratici, che tolgono tempo alla parte più umana del loro lavoro. Quindi anche loro sono almeno in parte giustificati, non sono brutti e cattivi. Ma, c'è un ma: infatti, chi di noi non ha mai fatto l'esperienza di un referto scritto in "medichese" e, ancora peggio, di uno specialista che alla visita altro non fa che la parafrasi... Nella stessa lingua? Davvero una situazione desolante! Ed è lì che i dottori sbagliano: dovrebbero mettersi nei panni di chi non ha una laurea in medicina, e soprattutto ha urgenza di conoscere la sentenza sulla propria salute. Certo, magari perderebbero un po' più tempo a tradurre il referto in un linguaggio comprensibile anche alla vecchietta ottantenne, ma sicuramente ne guadagnerebbero in fiducia dei loro pazienti nei suoi confronti.

La soluzione ottimale sarebbe, a parere mio, integrare progresso e tradizione: mi augurerei che il medico prendesse per mano il paziente e lo guidasse attraverso i diversi siti medici (o, ripeto, pseudo-tali) che affollano la rete, insegnandogli a riconoscere quelli affidabili da quelli invece scritti dal primo che ha dieci minuti da perdere un pomeriggio. La rete potrebbe diventare un ottimo modo per arginare l'ansia in attesa della visita medica. Ho mal di testa? Intanto che il mio dottore di fiducia mi fissa un appuntamento posso consultare un sito attendibile e scoprire che non sono affetta da chissà quale terribile malattia, ma presumibilmente sono solo un po' stanca e stressata. Purtroppo è vero che certe persone non cambierebbero idea neanche se ne andasse della loro stessa vita, qualsiasi sia la condotta del medico, ma sul cittadino medio secondo me si può lavorare.

Certo, non è pensabile azzittire Internet e tutte le fonti di informazione nate nell'ultimo periodo: dobbiamo (devono farlo anche i medici) accettare che Facebook, blog eccetera esistono ed hanno un ruolo sempre più importante nella vita di quasi tutti. È quindi fondamentale che ci sia un controllo (non sto chiaramente parlando di censura) sulle informazioni da essi veicolate. Credo che un ottimo esempio siano i gruppi social o i blog tenuti dagli stessi professionisti, poiché hanno il doppio pregio di svolgere una corretta informazione ma di essere anche a portata di mano.

Morale della favola: per sperare di sconfiggere l'anti-scienza, ossia l'abitudine sempre più diffusa a rivolgersi a coloro che medici non sono, non bisogna combattere la via alternativa rappresentata dai consigli sempre pronti sul Web, ma farsela alleata. Ma soprattutto, i medici dovrebbero riscoprire le virtù del buon tempo che fu, in particolare l'attitudine all'ascolto. Certo, ripeto ancora una volta, non è facile: il mondo è cambiato, i pazienti che un medico moderno si trova davanti non sono quelli con cui interagiva il vecchio medico di paese. Ma, proprio perché non ci sono più i pazienti di una volta, è dovere dei professionisti della salute aggiornarsi ed essere pronti a confrontarsi anche con mezzi che non gli sono propri, così da essere pronto a correggere le idee magari sbagliate o imprecise da essi veicolate.

Ultima modifica il Giovedì, 23 Novembre 2017 15:47
Elena Papucci

Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.

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