Medicina narrata (l’autore preferisce questa definizione piuttosto che “medicina narrativa”). Un volume snello, di agevole lettura, ma non banale, che merita più di una riflessione ed è un importante spunto per una discussione seria su malattia e salute.
Il cardiologo racconta di essere rimasto indeciso fino all’inizio del suo percorso accademico rispetto alla facoltà da scegliere, a causa della passione per la filosofia, che comunque accompagna tutti i racconti che si sviluppano nel libro. Zuppiroli svolge un ruolo attivo anche all’interno del campo della bioetica, con un impegno che lo vede in prima linea a livello di istituzioni regionali.
Una serie di biografie, innestate con citazioni che vanno da Nietzsche ad Alessandro Pagnini (docente di storia della filosofia contemporanea a Firenze), passando per la nota serie televisiva Dr. House, a dimostrare come sia possibile abbracciare la dimensione umana rompendo le specializzazioni che stanno inaridendo la società contemporanea.
Nonostante la complessità degli argomenti trattati e la drammaticità di alcune esperienze riportate, si riesce ad arrivare alla fine della lettura con ottimismo, o almeno con la volontà di contribuire nella quotidianità ad un giusto approccio rispetto ai temi della cura (e della qualità della vita).
Sono diversi i concetti chiave raccolti e i principi a cui ispirare una riforma del sistema sanitario nazionale, oggi sempre più in crisi. Il nucleo essenziale però verte intorno ad una serie di elementi tanto oggettivi quanto dimenticati dalla maggior parte della popolazione.
La salute di un individuo è determinata dal patrimonio genetico per non più del 20%, dall’organizzazione sanitaria (esami, ricoveri, etc.) per non più del 10-15% e dall’ambiente in cui viviamo (inquinamento ambientale e acustico, ad esempio) per non più del 15-20%. L’insieme di questi elementi quindi determina la qualità della vita del singolo per non più del 50%. L’altra metà è data dallo stile di vita. In questo senso vanno intese le parole di Zuppiroli che, nel rispondere ad un’intervista, afferma: “siamo tutti pazienti e tutti curanti, perché la cura inizia da noi stessi”.
Si tratta quindi di prendere consapevolezza di quanto le proprie scelte di vita, la propria serenità, possono determinare le condizioni di salute.
Sempre nella stessa intervista il cardiologo riassume uno dei concetti che viene ripreso lungo tutto il libro: “senza voler fare gerarchie si tratta di mettere sullo stesso piano la biografia come la biologia. Tra il contare del medico e il raccontare del paziente c’è tutta la sfida della medicina”. Ovviamente fino ad un certo limite, che è dato dal contesto sociale in cui siamo inseriti. Qui c’è la parte più politica del libro, che parte comunque dalle storie reali riportate: si può vivere in maniera sana solo se la società ce lo permette. I comportamenti che mettono a rischio la salute di una persona sono maggiormente presenti nelle classi sociali più svantaggiate. Diversi dati stanno inoltre confermando una tendenza che non pochi avevano ipotizzato: la crisi economica e i tagli al sistema sanitario (con l’introduzione di ticket sempre più pesanti) stanno portando le persone con meno risorse economiche a rinunciare alle cure e (soprattutto) alla prevenzione.
Affrontando il tema della salute si finisce così per incrociare l’irrazionalità di un sistema di mercato che investe ovviamente anche la sanità, che è uno specchio della società. Arrotondando, argomenta Zuppiroli, si può affermare che il 90% delle risorse investite in sanità viene indirizzato in ambiti che incidono sulla salute dei cittadini per il 15%. Il paradigma che deve essere cambiato è quello che afferma che “più medicina” corrisponde ad una “migliore medicina”. La soluzione più efficace è invece quella che vede investimenti in cultura, ricerca, istruzione e corretta informazione.
La reificazione della malattia e la mercificazione della cura stanno smantellando il sistema sanitario nazionale, assieme ai tagli irrazionali e alle scelte di questi ultimi anni. Si tratta di recuperare la tendenza avviata nel 1978 (anno d’oro per la medicina italiana, oltre che anno nero per le oscure pagine di cronaca), quando si riuscì a superare in positivo il sistema fatto di mutue e assicurazioni (mentre oggi sui quotidiani trovate sempre più pubblicità che invita a integrare l’offerta sanitaria nazionale con forme private, ovviamente a pagamento). Zuppiroli ci ricorda anche che la sanità non è gratuita, se non per gli evasori fiscali, è che quindi è interesse di tutti comprendere come le risorse vengono utilizzate e in quale direzione vanno gli investimenti.
Contro la cecità contemporanea, il libro si offre per aiutarci a non abbandonare la strada della riflessione critica e della conoscenza, collegando i problemi del corpo con l’uso che facciamo della mente.
Immagine ripresa liberamente da www.umanitanova.org