Martedì, 13 Maggio 2014 00:00

Viaggio a Lubiana: tra memoria, storia e tradizione

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Non sono i nobili motivi della solidarietà internazionalista che mi portano spesso a Lubiana, l’attraente capitale della Slovenia, il cui estroso (ed un po’ ambiguo…) sindaco Zoran Janković definisce addirittura come “la città più bella del mondo”.
Ho accettato di buon grado di seguire la mia partner slovena (e qui si svela l’altarino…) tra il 30 aprile ed il 10 maggio tra i luoghi e le manifestazioni (ufficiali e sempre molto partecipate) che celebrano la Festa dei Lavoratori e la Liberazione dal fascismo e dal neonazismo. Raccontare cosa succede e come si festeggiano questi eventi in un luogo che è stato protagonista di un’importante esperienza socialista spero rappresenti almeno un elemento di curiosità per i lettori de Il Becco.

I festeggiamenti per il 1° Maggio iniziano la sera precedente. In tutto il Paese molte persone (e soprattutto chi vive in campagna) preparano dei mucchi di legno e frasche a cui viene appiccato il fuoco (come succede nella mia città e penso in molte altre in attesa della Festa del patrono). Nella capitale l’evento centrale si svolge sulla collina di Rožnik, al centro di un parco naturale che include l’area dello zoo ed il più noto e centrale Park Tivoli. I partecipanti si assiepano sin dalla sera in attesa del fuoco delle 22:30:

Appuntamento quest’anno mancato in quanto il fuoco non ha attecchito sulle legna ammucchiate a causa delle precipitazioni dei giorni precedenti. Secondo la tradizione il fuoco dovrebbe mantenersi fino alla mattina, permettendo a chi voglia passare sul colle una notte brava di farlo senza problemi: ovviamente ciò diventa un’ottima occasione per celebrare la passione per l’alcool oltre alla Festa del Lavoro. Gli stand già allestiti dagli organizzatori ufficiali (Comune, sindacati), dagli sponsor ed altri privati riprendono a lavorare dalla mattina successiva, quando intorno alle 10 si dà al via alle celebrazioni ufficiali. Già dall’alba i sentieri per raggiungere il luogo dell’evento si affollano nuovamente, dando a luogo a pseudo-cortei in salita. Su un palco davanti al tendone si esibiscono gruppi, attori e si rivolgono agli astanti le autorità, tra cui l’immancabile sindaco. Quest’anno si sono esibiti l’orchestra ufficiale della Polizia, il Partizanski Pevski Zbor (il coro partigiano nato nel 1944 per incoraggiare i combattenti partigiani) e l’attrice teatrale, nonché attivista politica Ana Janković (no, non vi preoccupate, gli sloveni non hanno tutti lo stesso cognome ed oltretutto Janković è un cognome serbo).

Posso garantire, da comunista, della piacevole esperienza di ascoltare un’orchestra della Polizia suonare “l’Internazionale”. Dopo (e durante) le celebrazioni ufficiali gli stand gastronomici si affollano (con tanto di striscione “Viva il 1° Maggio”).

Vanno a ruba i čevapčiči (salsicciotti) e le pleškavice (grandi hamburger) alla piastra accompagnati da grandi panini caldi molto lievitati (le lepinje): tutti piatti balcanici di enorme popolarità anche nell’alpina Slovenia, segno evidente che il rapporto più stretto avuto nel XX secolo con le popolazioni slave del sud ha lasciato il segno almeno quanto un millennio di austriaci ed Asburgo.
Le canzoni e gli interventi ricordano più l’eroica lotta di Liberazione che non il lavoro, oggetto per il quale la Slovenia mostra una evidente penuria, non sottraendosi al ciclo dei Paesi a capitalismo avanzato. Il richiamo agli anni della guerra e del riscatto legano il 1° Maggio (ed il 2 ancora Festa nazionale, unico Paese in Europa a ciò che mi risulta) ai successivi giorni dove si festeggiano gli anniversari della Liberazione nei vari luoghi e città in giro per la Slovenia. Manifestazioni delle Associazioni dei Combattenti si susseguono ogni dì fino al 9 maggio, stesso giorno in cui i sovietici issavano la bandiera rossa su Berlino. Benché il 9 maggio non sia festa nazionale, la ricorrenza è molto sentita in particolare a Lubiana, teatro per oltre 1000 giorni di un campo di concentramento a causa delle barriere poste intorno alla città. Il perimetro di filo spinato disposto dagli italiani per contenere l’attività “eversiva” dei “banditi” di Lubiana è stato trasformato dalle Brigate volontarie operanti durante l’epoca jugoslava in un tracciato pedonale e ciclabile terminato nel 1984: la “Pot spominov in tovarištva” (Sentiero della memoria e della fratellanza fra compagni). Le posizioni dei bunker utilizzati prima dai fascisti e poi dall’esercito del Terzo Reich sono ricordate con colonne ottagonali con scolpito il profilo del filo spinato.

Il sentiero ospita dal 1957 la manifestazione “Pot ob žici”, ovvero “Strada intorno al filo spinato”, che si tiene il fine settimana più prossimo al 9 maggio e ripercorre proprio parte di quel tracciato. Il giovedì ed il venerdì gli alunni dei diversi gradi delle scuole di Lubiana passeggiano con i loro insegnanti su quel sentiero, prima segno di oppressione, oggi sinonimo di libertà ed opportunità di svago. In contemporanea a gare podistiche che attraversano altre strade di Lubiana, tutta la popolazione è chiamata a camminare sul sentiero il sabato: a seconda dei chilometri percorsi, certificati dai timbri ai checkpoint, vengono assegnate medaglie a chiunque, compresi coloro della nazionalità dell’oppressore come il sottoscritto. Nonostante i negozi aperti ed il mercato a km 0 nel cuore di Lubiana, la partecipazione di quest’anno (grazie anche al clima estivo della mattina del 10 maggio) è stata massiccia.

E durante il percorso, dove tante persone celebravano la propria libertà, il mio pensiero non poteva che andare verso la città di Odessa ed il sud-est ucraino funestati dai fascisti del XXI secolo, dalla NATO e dai loro servi. Non mancavano certo, lungo il tracciato, cappellini e magliette con stelle rosse, Tito ed altri simboli della Jugoslavia e del comunismo. Presente pure una delegazione della neo-formazione Združena Levica (Sinistra Unita) che parteciperà alle elezioni europee in sostegno di Alexis Tsipras, direttamente apparentata alla famiglia della Sinistra Europea.

Anche lì i cocci della sinistra (perlopiù associazioni e reti di intellettuali) si sono rimessi insieme per l’occasione: nonostante un sentimento a volte nostalgico per gli anni di Tito, la guerra, l’indipendenza ed uno sfacciato anti-comunismo di molti governi hanno reso la vita dura ai militanti di sinistra. Così la partecipazione di questa lista alle elezioni con chiari connotati anticapitalisti rappresenta un fatto non marginale, anche perché pare che il processo unitario sia stato meno tribolato di quanto avvenuto in Italia per formare “L’altra Europa con Tsipras”, oltretutto scegliendo un nome ben più chiaro per il proprio posizionamento politico (polemica mia personale sulla lista che voterò il 25 maggio). Tornando alla nostra “Pot ob žici”, i partecipanti possono deviare dal percorso anulare e dirigersi verso il centro, dove nella rinnovata Kongresni Trg (Piazza del Congresso) si tengono le celebrazioni ed i discorsi ufficiali. E qui ho ritrovato il Partizanski Pevski Zbor ed il sindaco di Lubiana, interrotti di frequente dallo speaker che si complimentava con i vari vincitori delle corse podistiche (anche quelle terminanti sulla Kongresni Trg); a vedere dai risultati gli atleti provenienti dalle scuole della Primorska (la regione del Litorale, comprendente l’Istria slovena e la regione di Nova Gorica) risultano i più scattanti: forse hanno imparato per primi dai loro avi a ripararsi velocemente dagli attacchi dei fascisti italiani?

Ultima modifica il Martedì, 13 Maggio 2014 00:16
Yuri Borgianni

Nato nel 1978 a Poggibonsi ed ancora lì residente, è laureato in Ingegneria Meccanica all’Università di Firenze, dove è attualmente assegnista di ricerca. Si interessa di politica sin dalla giovane età, essendo iscritto dal 1995 al PRC, formazione per la quale tra l’altro è stato Segretario del circolo cittadino e Tesoriere regionale toscano. Il suo impegno con “Il Becco” nasce per stimolare momenti di (auto)formazione politica ed (auto)approfondimento teorico.

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