Sabato, 11 Luglio 2015 00:00

Chi ha votato no al referendum in Grecia

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Chi ha votato NO al Referendum Greco

La vittoria del “NO” al Referendum greco del 5 luglio scorso è stata giustamente salutata come un passaggio di enorme rilevanza nella storia recente della Grecia. Sebbene i cittadini ellenici siano stati semplicemente chiamati a votare se accettare o meno il piano dei creditori internazionali in cambio di un nuovo programma di aiuti, le implicazioni politiche del voto sono decisamente più ampie e riguardano l’idea di Europa e di società alla quale si vuole aspirare: da una parte chi ritiene che l’Europa della austerità e del primato della finanza non possa essere messa in discussione, dall’altra chi invece pensa che un progetto unitario vado costruito dal basso, mettendo al primo posto il benessere dei popoli e non quello degli istituti di credito.

Il “No” al ricatto della troika, nonostante il terrorismo mediatico con il quale è stata bombardata l’opinione pubblica greca, è risultato così un chiaro segnale di rifiuto delle politiche recessive e miopi dell’Unione Europea. Un chiaro segnale anche dal punto di vista quantitativo, con il No che, contrariamente a ogni previsione, ha raggiunto la cospicua cifra del 61,3% a livello nazionale, imponendosi peraltro in ogni distretto elettorale greco, come si può vedere in figura 1.


Figura 1: il voto nei distretti Greci; Fonte: Ministero degli Interni Greco (ekloges.ypes.gr)

Tenendo in considerazione il voto nelle principali regioni greche, possiamo vedere in figura 2 che il No è particolarmente sovrastimato nell’isola di Creta e nelle isole Ionie, mentre non raggiunge il 60% nel Peloponneso, nella regione di Salonicco, ovvero la Macedonia Centrale e nella regione di Atene, l’Attica. Nella capitale greca, come c’era da aspettarsi, la divisione del voto ricalca quella economica: nei quartieri ricchi a prevalere è il “Si”, in quelli popolari il “No”.

 


Figura 2: percentuale del NO nelle regioni greche; Fonte: Ministero degli Interni Greco (ekloges.ypes.gr)

Oltre ai dati ufficiali del Ministero degli Interni, una recente ricerca condotta dall’agenzia greca di sondaggi “Public Issue” su un campione aggregato di oltre 2,000 votanti, ha provato a ricostruire il profilo degli elettori del NO a partire da alcune caratteristiche demografiche e sociali. L’analisi del voto, sebbene soggetta ovviamente a delle possibili imprecisioni intrinseche, mette in luce alcune interessanti dinamiche.
L’analisi del voto, oltre a mostrare una maggiore propensione delle donne (62,3%) rispetto agli uomini (60,2%) a votare NO, conferma quanto già le ricerche pre-elettorali avevano ipotizzato: ovvero che a dare parere contrario all’accordo con la troika erano per lo più i giovani. Come si vede nella figura 3, la predisposizione verso il Sì cresce in maniera piuttosto regolare con l’età: sono soprattutto gli over 65 a temere i problemi legati a una possibile grexit nel futuro immediato, in particolare relativamente a un ulteriore taglio delle loro pensioni. Al contrario, i giovani tendono a fare un ragionamento più sulla lunga distanza, convinti che sia meglio un salto nel vuoto che continuare con una disastrosa austerità che gli sta togliendo ogni prospettiva futura.

Figura 3: il NO per fasce d’età; Fonte: Public Issue (publicissue.gr)

Oltre all’età, l’altro fattore decisivo per comprendere la composizione sociale del voto Greco è la classe sociale (figura 4). La propensione nei confronti del “No” è decisamente più bassa, oltre che per i pensionati (solo 48%), anche per i datori di lavoro, per i liberi professionisti e per le categorie professionali (dottori, medici, ingegneri) che da una situazione di rottura con la troika hanno più da perdere, dato che l’austerità ha colpito soprattutto le fasce più deboli e meno abbienti della popolazione. Un voto negativo molto deciso all’accordo è invece venuto dagli impiegati sia del settore pubblico (colpiti negli anni passati da ingenti tagli ai loro salari) che privato, oltre che dai disoccupati (72,9%) e ovviamente dagli studenti (85,2%) che con l’austerità non possono vedere per loro alcun futuro dignitoso in Grecia.


Figura 4: il NO per occupazione; Fonte: Public Issue (publicissue.gr)

Questo dato, che attiene alla situazione economica dei vari strati sociali, è confermato dalla figura 5 dove si può notare come il rifiuto dell’accordo abbia ottenuto un numero maggiore di preferenze fra coloro che affermano di versare in gravi difficoltà finanziarie (63% circa), mentre questa inclinazione verso il NO è un po’ più bassa fra chi ritiene di “cavarsela”(58,4%) e chi afferma di vivere in modo confortevole (52,3%) .


Figura 5: il NO per reddito personale dichiarato; Fonte: Public Issue (publicissue.gr)

Un ultimo elemento che merita un breve commento ha a che fare con la posizione politica degli intervistati del campione. In figura 6 possiamo notare la loro autocollocazione politica sull’asse destra/sinistra. Come era lecito aspettarsi, il 91% di chi si ritiene di sinistra ha votato NO al referendum. Alta propensione per il NO deriva anche da che si ritiene di centro sinistra (73,6%) e apolitico (70,1%). Gli elettori di centro destra sono quelli più favorevoli a un accordo con le istituzioni, in misura superiore anche di chi si colloca sull’estrema destra. Questi ultimi infatti hanno espresso un voto globalmente tendente verso il “Sì” , ma il 31,9% di loro ha messo una croce sopra il “No”, rispondendo a un proprio sentimento nazionalistico e/o seguendo le indicazioni dei dirigenti di Alba Dorata, contrari all’accordo con la troika.


Figura 6: il NO secondo l’autocollocazione politica; Fonte: Public Issue (publicissue.gr)


Un quadro più preciso si può avere analizzando il voto al referendum in base al partito politico di appartenenza. La figura 7 mostra che chi supporta i partiti della coalizione di governo, Syriza e Anel, ha seguito le indicazioni del governo greco di rispondere con un secco “No” ai ricatti dei creditori internazionali. Un secco “No” che contraddistingue anche il profilo dei votanti di Alba Dorata (84,3%) e a sorpresa persino quelli del KKE, cioè del partito Comunista Greco (83,8%), che non hanno seguito dunque le assurde indicazioni di voto della linea ufficiale, che invitava ad annullare la scheda.



Figura 7: il NO secondo l’appartenenza politica; Fonte: Public Issue (publicissue.gr)

Come abbiamo visto, dietro il voto referendario ci sono tanti elemento sociali, demografici, economici, culturali, politici: persino il nazionalismo ha avuto la sua parte nel far prevalere le ragioni del “No”, con una maggiore predisposizione a indicare un rifiuto all’accordo da parte di coloro che si ritengono fieri di essere greci e che vedono nelle politiche di austerità imposte alla Grecia un elemento di vergogna e di umiliazione nazionale.
Globalmente emerge però un profilo di elettore del NO che è giovane, di sinistra e proveniente dalla classi meno abbienti. Questo per ricordare che lo scontro fra due visioni europee contrastanti, una dell’austerità e delle banche, l’altra del popolo e della solidarietà, non è uno scontro fra nazioni ma un conflitto fra classi sociali. In questo contesto, il NO al referendum greco è un tassello importante, che deve farci ricordare che un’Europa diversa si costruisce con l’unità solidale dei popoli europei contro gli interessi delle classi dominanti e non sventolando slogan nazionalistici.

 

Ultima modifica il Venerdì, 10 Luglio 2015 17:42
Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

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