Mercoledì, 06 Aprile 2016 00:00

TTIP: se lo conosci lo eviti

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Nel passaggio tra XX e XXI secolo alcune tracce dei temi delle scuole secondarie affrontavano il tema della globalizzazione. Una parola spesso ritenuta vaga ed indefinita, su cui si interrogava anche alla luce del movimento altermondialista.

Il fumo e le macerie dell'11 settembre 2001, mescolate al sangue di Genova, hanno soffocato uno spazio di dibattito pubblico interno all'occidente. Oggi prevale uno stato di rassegnazione, con la percezione di un sistema generale asettico, quasi distopico.

La crisi economica ha rappresentato un passaggio centrale per il sistema politico. Le regole del convivere democratico in una società di mercato non prevedono più la sovranità popolare. I consumatori possono scegliere i prodotti, ma non c'è spazio per i cittadini. La sottomissione alle esigenze del profitto è quasi un dogma. Qualche spazio è lasciato alla discussione sulla redistribuzione delle ricchezze, facendo emergere personaggi come Sanders e Corbyn quali campioni del socialismo. Nel frattempo Tsipras ed il governo greco sono stati cancellati dall'agenda mediatica.

Paolo Ferrero individua nella contemporaneità il tentativo di chiudere due cicli: quello aperto dalla rivoluzione francese e quello inaugurato con la presa del Palazzo d'Inverno.

I trattati economici internazionali sono uno dei paradigmi dell'attuale situazione. Una multinazionale del tabacco deve avere della garanzie in merito alle politiche sociali di lotta alla dipendenza da nicotina. Un governo non può impunemente addobbare un pacchetto di sigarette con avvertimenti ed immagini forti. Al tempo stesso non si può chiedere ai produttori di formaggio statunitensi di accettare l'indicazione dei luoghi di provenienza: quel che deve poter contare è il marchio e chi lo registra. Questo è il piano delle regole di mercato, non possimo chiedere agli attori economici di adeguarsi alle regole della società.

Il TTIP è un trattato in discussione tra Unione Europea e Stati Uniti: il confronto è partito ufficialmente nel giugno del 2013. Il nome è ostico: Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership). L'accesso alle informazioni è ancor più complesso. Gli stessi parlamentari europei a lungo non hanno potuto consultare che una parte della documentanzione, entrando in una sala senza telefoni né altro materiale per la riproduzione di ciò che avrebbero osservato. Nel corso dei mesi, probabilmente anche grazie alla nascita di numerosi movimenti "No TTIP", le richieste di trasparenza da parte di alcune realtà sociali sono state parzialmente assecondate. Certo siamo ancora lontani dal conoscere i reali termini delle trattative in corso e delle pressioni che le lobby esercitano sulle due sponde dell'Atlantico, ma le informazioni a cui è possibile accedere hanno permesso la pubblicazione del libro "TTIP. L'accordo di libero scambio transatlantico. Quando lo conosci lo eviti", edito da DeriveApprodi e scritto da Paolo Ferrero, Elena Mazzoni e Monica Di Sisto.

Dalla lettura del testo emerge la razionalità di un disegno politico maturato nel corso degli anni '70 del secolo scorso. Gli obiettivi: lo svuotamento della democrazia e l'indiscutibile priorità degli interessi del profitto per il profitto. Insieme al TTIP è in corso di discussione un accordo sugli scambi di servizi (TiSA) tra 23 membri dell'Organizzazione mondiale del commercio, tra cui l'Unione Europea.

I trasporti, le pensioni, la sanità: ci sono ancora ampi margini per poter allontanare ancora di più le persone dal ruolo di cittadini e ridurli a consumatori.

Ci sono dei precedenti rispetto al TTIP e per fortuna nel corso dei decenni alcuni parziali successi sono stati ottenuti da parte dei movimenti di protesta. Il merito del libro è quello di chiarire cos'è la globalizzazione e con quale modello la si vuole perseguire.

Monica Di Sisto cura gran parte dei capitoli, definendo il percorso che ha accompagnato il trattato in questi primi anni e chiarendone i termini, mentre Elena Mazzoni spiega le pesanti ripercussioni degli accordi sul comparto agroalimentare.

Al Segretario nazionale di Rifondazione Comunista sono affidate l'introduzione e una lunga conclusione, da cui ogni lettore dovrebbe trarre spunto per comprendere la necessità di un'azione politica quotidiana consapevole. Rifiutare l'ineluttabilità del destino è ciò che dovrebbe stare al centro dell'agire politico, ancora prima del livello di coscienza con cui si arriva a definirsi comunisti.

Al di là dei gravi particolari, descritti con chiarezza, appare evidente come il punto centrale del TTIP (e del TiSA) siano le garanzie da dare alle multinazionali e gli obblighi da far rispettare ai governi. Delegate alla presunta tecnica le politiche economiche, si chiede ora alla politica di rinunciare ad ogni regolamentazione di mercato: le cornici devono essere stabilite nel campo della presunta ragionevolezza. Ad esempio, vi pare normale che qualche lavoratore pretenda di avere un giorno fisso libero a settimana? Le festività esistono per consumare, non per permettere alle persone di godere di momenti di condivisione al di fuori del mercato.

Il primo maggio non sarà al centro del dibattito sugli accordi internazionali, ma i diritti dei lavoratori appartengono sicuramente alla lista degli imprevisti politici da cui le imprese chiedono di essere tutelate.

Ultima modifica il Martedì, 05 Aprile 2016 21:32
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

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