Per fortuna a fare giustizia di questa pessima informazione, quella per intendersi che aggiusta i fatti sulla base delle opinioni (o dei pregiudizi), ci sono i numeri, nella fattispecie quelli pubblicati sul sito internet del ministero degli interni francese.
Al 97% delle schede scrutinate, Marine Le Pen ha ottenuto 7.658.990 voti, pari al 21,4% dei voti espressi, con un incremento di 1.237.564 sul 2012 (+ 3,5%); mentre Jean Luc Mélenchon ha ottenuto 7.011.856 voti (19,6%) incrementando il proprio consenso di 3.027.034 voti (+ 8,5%). Vorrei averne in Italia di queste sconfitte!
Fra gli altri candidati, per i quali il confronto non è diretto poiché nel 2012 non lo erano, si registrano i seguenti risultati:
- il candidato socialista “ufficiale” Benoit Hamon subisce una sonora debacle, perdendo per strada ben 8 milioni di voti rispetto a quelli ottenuti da Hollande nel 2012, 8,8 milioni se si considera che questa volta i Verdi hanno rinunciato ad una loro autonoma candidatura per convergere su quella di Hamon;
- il candidato della droite tradizionale e republicaine Francois Fillon perde rispetto a Sarkozy candidato nel 2012 circa 2,6 milioni di voti, che in parte hanno contribuito all’incremento (circa 1 milione di voti) del risultato di Nicolas Dupont-Aignan, l’unico fra i contendenti che si definisse ancora “gollista”;
- l’affermazione del candidato centrista e pro UE Emmanuel Macron, che con ogni probabilità sarà il prossimo presidente, costituisce, assieme all’affermazione di Mélenchon, l’altra novità di queste presidenziali, con un raddoppio netto rispetto al risultato di Bayrou nel 2012 (+ 5,2 milioni di voti), grazie soprattutto alla convergenza sul suo nome di una parte importante del notabilato “socialista”.
È degno di nota sottolineare anche il fatto che i due candidati sconfitti (Hamon e Fillon) era stati gli unici le cui candidature erano uscite da elezioni primarie, alle quali avevano partecipato circa 6 milioni di francesi.
Per trovare un risultato in qualche modo simile all’attuale bisogna risalire al 1969 quando Jacques Duclos storico e popolare dirigente della C.G.T. ottenne una buona percentuale (21,0%) ed il ballottaggio si svolse fra il centrista Alain Poher e il gollista Georges Pompidou, in ogni caso tutt’altra figura rispetto alla Le Pen.
Queste elezioni presidenziali annunciano l’inizio di una nuova fase politica che potrebbe essere caratterizzata da questi elementi:
- fine dell’egemonia socialista sulla sinistra francese, che durava da quarant’anni;
- ripresa della sinistra alternativa, soprattutto sulla base delle grandi lotte sociali che in questi ultimi mesi hanno agitato la Francia;
- sinistra alternativa quale unica reale alternativa alla Le Pen, come dimostrano i risultati nella banlieu parigina dove a contenderle i consensi popolari è stato Melenchon e non altri, conquistando in moltissimi comuni il primo posto;
- convergenza al centro del notabilato “socialista”, che è ormai pronto, non solo a quella che in Francia si definisce coabitazione (presidente e governo di diversi colori politici), ma ad una vera e propria grande coalizione alla tedesca.
Infine rimane da capire se le elezioni francesi siano un fatto esclusivamente transalpino o se si collocano in un contesto più ampio, europeo, la risposta ce le darà il voto in Germania.