Il Premier Abe tenta però da tempo una terza strada, cioè una diversa interpretazione dell'articolo 9 inserendo il principio della “autodifesa collettiva”.
“Se il governo presentasse una nuova interpretazione della Costituzione sarebbe possibile autorizzare l'uso del diritto (all'autodifesa collettiva)” ha dichiarato il politico conservatore.
Il Partito Comunista Giapponese ha espresso tramite il proprio Presidente Shii la propria ferma opposizione a qualsiasi tentativo di uso del diritto all'autodifesa collettiva sottolineando inoltre che l'uso disinvolto di “interpretazioni” della Carta Costituzionale rappresenterebbe un pericolo per l'intero sistema istituzionale del Paese.
In ambito lavorativo lo scorso 13 febbraio l'Istituto di Ricerca del Movimento Operaio (Rodo Soken) ha reso nota una propria ricerca che ha messo in luce come le riforme del lavoro portate avanti dalla maggioranza che sostiene Abe hanno portato ad una riduzione dei salari equivalente al 9% del PIL nipponico. In particolare a causare una riduzione dei salari sono state le norme che hanno esteso il diritto al ricorso di lavoratori precari.
“La diminuzione dei salari emersa dai nostri calcoli è molto più grande di quanto ci aspettassimo. Le riforme del lavoro, parte della cosiddetta “Abenomics” rappresentano un duro colpo per i lavoratori” ha dichiarato Fujita Hiroshi, Vicesegretario Generale di Rodo Soken.
(con informazioni di Japan Press Weekly 12 – 18 febb. 2014)
foto Mohammed Ameen/reuters