“Le vittime della catastrofe che hanno perso le loro case stanno lottando per ricostruirle, questo malgrado il supporto finanziario dello Stato. Inoltre l'ordinanza della Prefettura è stata rivista ed impone ulteriori requisiti per ottenere un alloggio pubblico. Così non hanno alcuna possibilità di riprendersi la loro vita.” ha dichiarato a Japan Press Ikuko Endo, membro dell'Assemblea della Prefettura di Miyagi, una delle aree maggiormente colpite.
Sulla grave situazione dell'impianto nucleare di Fukushima è invece intervenuto il Presidente del Partito Comunista Shii il quale ha sottolineato in un lungo comunicato che l'incidente e i suoi effetti sull'ambiente sono tutt'altro che “sotto controllo” come si affanna a ripetere il governo conservatore.
Il leader comunista ha anche ribadito la proposta del PCG di creare un organo consultivo della Dieta di carattere tecnico per studiare come limitare le contaminazioni radioattive. Ribadita inoltre la contrarietà del PCG alla riattivazione dei reattori nucleari precauzionalmente spenti a seguito della catastrofe.
In ambito di riforma costituzionale lo scorso 4 marzo durante una seduta della Commissione Bilancio della Camera alta il premier Abe ha ammesso che il concetto di “diritto all'autodifesa collettiva” è propedeutico ad impiego delle Forze di Autodifesa fuori dai confini giapponesi.
Durante la seduta il vicepresidente del Partito Comunista Akira Koike, intervenuto sul tema, aveva sottolineato come fino ad ora l'interpretazione data all'art. 9 della Costituzione aveva escluso l'impiego in armi di forze giapponesi all'estero (quando impiegate come in Iraq e Afganistan ad esse era vietato di ingaggiare combattimenti o entrare in zone dove si combatteva) e che una nuova interpretazione di quell'articolo è funzionale ad intraprendere azioni militari all'estero anche se il Giappone non è attaccato. A queste considerazioni il Premier Abe ha risposto che questa interpretazione è corretta.
(con informazioni di Japan Press Weekly 5 – 11 mar. 2014)
foto da mofa.go.jp