Come sottolineato dal Segretario Generale del Gabinetto Suga, il lancio viola la risoluzione 2094 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la dichiarazione Giappone-RPDC e il comunicato congiunto del Gruppo dei Sei del 2005 (sottoscritto da Giappone, RPDC, Repubblica di Corea, Cina, Russia e Stati Uniti).
Condanna è giunta anche da parte cinese: “pensiamo che la RPDC abbia il diritto all'uso pacifico dello spazio, ma tale diritto è soggetto alle restrizioni delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza” ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Hua Chunying. “Il lancio minaccia il sistema internazionale di non proliferazione nucleare, conducendo ad un ulteriore deterioramento della situazione nella penisola coreana” ha sottolineato il ministro della Difesa della RPC.
“Il governo giapponese deve continuare ad impegnarsi in attività di sorveglianza e raccolta di informazioni ed analisi, garantendo che il popolo giapponese sia al sicuro ed informato. Allo stesso tempo deve lavorare per evitare lo sviluppo nucleare nordcoreano ed il lancio di missili in violazione delle risoluzioni ONU, in stretta cooperazione con Stati Uniti, Repubblica di Corea e Cina” ha dichiarato il Presidente dei democratici Okada.
“E' tempo che la comunità internazionale prenda effettive misure affinché la Corea del Nord si disimpegni nella ricerca nucleare e sui missili balistici. Il PCG si appella con forza alla comunità internazionale affinché si faccia ciò mediante rafforzati sforzi diplomatici” ha affermato il Presidente del Partito Comunista Shii.
In ambito militare, preoccupazione è stata espressa dal Partito Comunista, il 4 febbraio, circa la possibilità di un'espansione dei compiti delle Forze di Autodifesa nelle operazioni di peacekeeping in Sudan del Sud. Nella sua risposta il ministro degli Esteri Kishida ha affermato che “non vede alcun conflitto armato nell'area”.
La missione ONU nella Repubblica del Sudan del Sud vede attualmente impegnati 11.892 militari, di questi 353 nipponici. 36 operatori, e tra essi personale civile, sono stati finora uccisi.
Proteste hanno, intanto, visto protagonista il movimento anti-nucleare della Prefettura di Kanagawa, contro la presenza del sottomarino nucleare statunitense Texas, dislocato presso la base di Yokosuka.
In tema di energia, prosegue il rilancio di una politica nucleare da parte del governo. Il Giappone sta, infatti, aumentando, nonostante la preoccupazione espressa dal consigliere presidenziale statunitense John Holdren, le proprie riserve di plutonio: esse ammontano, fuori e dentro il Paese, a 47,8 tonnellate.
Il 7 febbraio, come di consueto, si è tenuto il giorno dei “Territori del Nord”, iniziativa, organizzata dal governo nipponico da oltre trent'anni per rivendicare due delle quattro isole Curili meridionali. Il primo ministro Abe ha ribadito, nel proprio discorso, la volontà di raggiungere, mediante sforzi diplomatici, il ritorno di quei territori, sottratti dall'Unione Sovietica negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale. Consueta anche la risposta russa, per il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov, impegnato in una discussione per la firma di un trattato russo-nipponico di pace (l'URSS non ha sottoscritto il trattato di San Francisco), il Giappone deve riconoscere gli esiti, anche territoriali, del secondo conflitto.
Sul fronte lavoro, si è tenuta, lo scorso 6 febbraio, una piccola dimostrazione contro il piano di ridimensionamento annunciato da Toshiba nel dicembre dello scorso anno. Il piano dovrebbe portare, secondo le intenzioni dell'azienda, ad una dimuzione di diecimila lavoratori entro il 2017.
(con informazioni di Japan Press Weekly 3 - 9 febb. 2016; mofa.go.jp; japan.kantei.go.jp; dpj.or.jp)