Domenica, 24 Luglio 2016 00:00

Pillole dal Giappone #143 – Le dispute territoriali sul Mar Cinese Meridionale al centro del vertice ASEM di Ulan Bator

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Tra i tanti argomenti sul tavolo al vertice ASEM (Asia-Europe Meeting) - tenutosi il 15 e 16 luglio nella capitale mongola Ulan Bator - a farla da padrone è stato il pronunciamento del Tribunale Arbitrale che ha negato i diritti sovrani della Repubblica Popolare Cinese sulle isole Spratly (o Nansha secondo il nome in uso in Cina), piccolo arcipelago nel Mar Cinese Meridionale.
L'iniziativa arbitrale era partita nel gennaio del 2013 su iniziativa unilaterale delle Filippine e non ha visto la partecipazione della RPC ai suoi lavori.

Per il Portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hong Lei, “in virtù della Dichiarazione sulla Condotta tra le Parti nel Mar Cinese Meridionale (accordo sottoscritto anche da Pechino e Manila ndr) non è possibile giudicare la dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare", cosa fatta, invece, dal Tribunale Arbitrale. “Il Tribunale Arbitrale, istituito sulla base di una condotta illegale, su richiesta delle Filippine, non ha giurisdizione sulle questioni in oggetto. Il Tribunale non ha tenuto in conto che Cina e Filippine hanno scelto di dirimere le dispute attraverso il negoziato e la consultazione e che l'essenza della questione è la sovranità territoriale; ha aggirato le dichiarazioni fatte dalla Cina; ha ampliato ed ecceduto circa la propria giurisdizione" ha aggiunto l'alto funzionario.
Un “tribunale politicizzato” quello che ha negato i diritti sovrani cinesi, per il collega di Hong, Lu Kang, il quale ha sottolineato come quattro tra i cinque giudici (uno è stato designato dalle Filippine) siano stati scelti dal giapponese Shunji Yanai, già Presidente del Tribunale Internazionale sul Diritto del Mare ma anche ex presidente del tavolo consultivo, istituito da Abe, per la “Ricostruzione delle Basi Legali per la Sicurezza”, organismo che ha contribuito a fornire le basi giuridiche per le leggi belliciste approvate dai conservatori nipponici lo scorso anno.
Le dispute sulle isole Spratly e Paracel (oltreché su altri scogli ed atolli) vedono come parte interessata, in funzione anti-cinese, il Sol Levante, il quale appoggia, in maniera alquanto contraddittoria, anche le posizioni di un altro Paese parte della contesa: il Vietnam.
Al vertice di Ulan Bator il Presidente del Consiglio cinese, Li Keqiang, ed il premier nipponico, Shinzo Abe, hanno avuto un colloquio sulla vicenda nel quale il capo del governo di Pechino ha ribadito la richiesta di non interferenza da parte di Tokyo su dispute territoriali che non vedono coinvolto il Giappone.
“Il Giappone non è uno stato direttamente coinvolto nella questione Mar Cinese Meridionale, e quindi dovrebbe essere cauto nelle proprie parole ed azioni smettendo di gettare benzina sul fuoco ed interferire” ha dichiarato Li all'agenzia ufficiale cinese Xinuha mentre Abe ha riaffermato la posizione del proprio Paese sulla vicenda.
Da parte giapponese vi era stata la proposta di inserire il tema delle dispute territoriali in quell'area, nonché il recente pronunciamento del Tribunale Arbitrale, nella dichiarazione finale del vertice: inserimento poi non effettuato per la decisa presa di posizione cinese.
Considera legittima la sentenza del Tribunale Arbitrale l'Australia (che si è pronunciata con i propri ministri di Difesa ed Esteri) mentre la Russia, con il premier Medvedev, ha invitato a de-internazionalizzare la disputa.

Non accenna, intanto, a diminuire la tensione tra Giappone e Corea del Nord dopo il lancio, avvenuto da parte di quest'ultima il 19 luglio, di due missili balistici in direzione del Mar del Giappone. “Il Ministero della Difesa ha dato istruzioni affinché siano prese tutte le possibili misure finalizzate alla raccolta di informazioni ed analisi nonché di sorveglianza” ha dichiarato nell'immediatezza dei fatti il ministro Nakatani. Nel contempo, dovrebbero tenersi a breve esercitazioni congiunte Giappone-Corea del Sud con l'utilizzo di missili intercettori PAC-3.

Sul fronte istituzionale l'Agenzia della Casa Imperiale (un organismo paragonabile al Ministero della Real Casa del Regno d'Italia) ha ufficialmente smentito l'intenzione dell'Imperatore Akihito di abdicare a causa delle sue precarie condizioni di salute. La notizia era stata diffusa dalla televisione pubblica NHK, la quale aveva citato fonti dell'Agenzia. “Non è assolutamente vero” ha affermato categoricamente Shinichiro Yamamoto, vice-amministratore dell'ente.
La Legge sulla Casa Imperiale, approvata nel 1947, per altro, non prevede la possibilità dell'Imperatore di lasciare il proprio - del tutto cerimoniale - ruolo, anche se sono sempre più pressanti le voci di una sua possibile modifica.

In tema nucleare, buone notizie per i no-nuke arrivano dalla Corte Distrettuale di Otsu, la quale, lo scorso 12 luglio, ha rigettato la richiesta avversa la sospensione delle attività della centrale di Takahama, depositata dalla società proprietà dell'impianto: la KEPCO. Lo scorso marzo la Corte aveva accolto un ricorso di alcuni cittadini affinché i reattori 3 e 4 della centrale rimassero spenti.

(con informazioni di Japan Press Weekly 13 - 19 lug. 2016; fmprc.gov.cn; mod.go.jo; asahi.com; nhk.or.jp; japantimes.co.jp; xinhuanet.com; asahi.com)

Ultima modifica il Domenica, 24 Luglio 2016 10:21
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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