Domenica, 08 Gennaio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #167 - Economia ferma ma cresce la ricerca a fini bellici

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Sarà di 11 miliardi di yen il bilancio destinato ai progetti di ricerca a scopo bellico stanziato per l'anno fiscale 2017. La cifra rappresenta un record specie se paragonata con il 2016 e con il 2015. Lo scorso anno la somma impiegata a questo scopo ammontava a 600 milioni mentre nel 2015 si era fermata a 300 milioni. Frattanto non si è ancora concluso il dibattito interno al mondo accademico rispetto alla possibilità che gli scienziati del Sol Levante possano partecipare alla realizzazione di ricerche in ambito militare. Diverse università, tra esse quella del Kansai, hanno già annunciato la non partecipazione ai progetti finanziati dal ministero della Difesa.

Ad Okinawa, intanto, il cuore dei lavori preparatori per la realizzazione della nuova base di Henoko (in particolare la posa di blocchi cemento in mare) dovrebbe vedere la luce in febbraio. La decisione del governo segue il pronunciamento della Corte Suprema del 20 dicembre scorso che ha ritenuto nullo il ritiro delle autorizzazioni da parte della Prefettura guidata da Takeshi Onaga. Le forze USA, nel contempo, hanno ripreso la pratica di rifornimento in volo dei mezzi osprey, pratica contestata (come del resto è contestata la presenza stessa di questi velivoli nella Prefettura) dalle istituzioni locali.

Le elezioni anticipate vengono intanto periodicamente annunciate dai media. Il premier Abe, lo scorso 2 gennaio, al termine di una partita di golf con il Presidente esecutivo e quello onorario di Keidanren (rispettivamente Sadayuki Sakakibara e Fujio Mitaraiha) ha smentito tale possibilità ritenendo, con ogni evidenza, terminata la possibilità di capitalizzare ulteriore consenso e volendo attendere il dispiegarsi del mega-piano di contrasto alla deflazione previsto per il 2017.

Si deteriorano, in questi primi giorni del 2017, le relazioni tra il Giappone e la Repubblica di Corea. Dopo che una monumento a ricordo della vicenda internazionalmente definita delle "comfort woman" (cioè il fenomeno di schiavitù sessuale generato dalle truppe coloniali nipponiche in Corea ed in altre nazioni asiatiche) è stato posizionato nei pressi del Consolato del Giappone di Busan il governo di Tokyo ha richiamato, il 7 dicembre, l'ambasciatore in Corea del Sud, Yasumasa Nagamine nonché, ovviamente, il console a Busan Yasuhiro Morimoto. Ad annunciarlo è stato il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, 
La decisione, come è ovvio, è stata aspramente criticata da Seul (per altro impegnata, il 5 gennaio, in uno dei numerosi trilaterali sulla vicenda nordcoreana proprio con Giappone e Stati Uniti). "Sarebbe auspicabile che le due nazioni continuino la cooperazione economica e finanziaria prescidendo dalle relazioni politiche e diplomatiche" ha dichiarato il ministro delle Finanze sudcoreano Yoo Il-ho.
La vicenda, che sembrava avviarsi verso una riconciliazione con il finanziamento da parte nipponica di una fondazione che fornisce assistenza alle ex "comfort woman", avrà sicuramente ripercussioni nele prossime settimane.

In ambito educativo, emergerebbe sempre più che le scuole di lingua giapponese destinate a studenti stranieri (in particolare vietnamiti e nepalesi) nasconderebbero spesso sacche di lavoro nero. Secondo un sondaggio effettuato dall'Associazione per la Promozione dell'Insegnamento della Lingua Giapponese degli oltre 21.000 studenti che nell'anno fiscale 2014 hanno scelto di proseguire gli studi nel Sol Levante il 60,3% ha scelto scuole professionali contro il 26,4% andato nelle università. Nel gennaio dello scorso anno tre dirigenti di una scuola privata nella Prefettura di Fukuoka sono stati arrestati per aver intermediato nell'assunzione di una loro studentessa vietnamita per un lavoro di 72 ore settimanali (la legge impone per questi studenti un limite di 28 ore).
“Molti tra quanti vengono qui come studenti non lo sono affatto: sono lavoratori” ha affermato un medico nepalese attualmente studente in Giappone. Secondo Masako Tanaka, professoressa associata all'Università Sophia di Tokyo, molti studenti nepalesi ricevono una prima infarinatura di lingua giapponese in istituti privati nepalesi che riceverebbero in genere 200.000 yen a studente. “Il tutto si sta trasformando in un business sotterraneo che rasenta la tratta degli esseri umani” ha affermato la docente.
Il governo punta ad attrarre 300.000 studenti per il 2020 (erano 257.000 a giugno 2016, in crescita di 30.000 unità rispetto al 2015). Il numero di tali scuole è cresciuto dalle 461 del 2011 alle 549 del 2015 e la gran parte di esse sono private.

Sul fronte economico il 60% delle maggiori aziende nipponiche (contro il 90% di un anno fa) si attende una crescita economica per il 2017. A fare scendere di molto il dato vi è l'incertezza circa le mosse che il neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe compiere nel commercio internazionale. Delle 108 aziende intervistate (tra esse Toyota e Sony) dall'agenzia di stampa Kyodo, 63 ritengono che vi sarà un'espansione economica mentre 61 si attendono una crescita moderata. Più in dettaglio per 32 di queste aziende vi sarà una ripresa dei consumi; 23 sostengono che aumenteranno gli investimenti e 19 che vi sarà un aumento della domanda negli Stati Uniti trainata dalle politiche fiscali che il nuovo Presidente USA si appresta a varare. 59 aziende hanno sostenuto di non avere idea su come evolveranno i rapporti nippo-statunitensi mentre per 28 non vi saranno sostanziali mutamenti. Rispondendo a una domanda a risposta multipla sulle nuove mosse di Trump 45 aziende prevedono più misure protezionistiche da parte degli States, 23 un deterioramento dei conti statunitensi e solamente 12 si attendono un indebolimento dello yen.
Dall'indagine emerge che soltanto 21 aziende aumenteranno gli investimenti nel 2017 mentre altre 39 li manterranno al livello del 2016. Sentite sulle scelte che invece dovrebbe compiere Abe in patria 46 aziende auspicano ulteriori deregolamentazioni, 40 una riforma fiscale, 33 un taglio delle imposte per le attività produttive ed 33 una riforma del welfare.

“L'economia rimarrà la mia priorità per quest'anno” ha affermato il premier annunciando per il 20 gennaio la convocazione della sessione ordinaria della Dieta. “Per far uscire la nostra economia dalla deflazione continuerò a scoccare le tre frecce” ha proseguito il premier riferendosi ai tre pilastri dell'abenomics: monetary easing, stimoli fiscali e strategie per la crescita.

Intanto dai primi dati sul 2016 resi noti dall'Istituto Giapponese per le Politiche del Lavoro e della Formazione emerge un calo per quasi tutto l'anno e con un picco a febbraio della produzione industriale. Calo della produttività quasi costante nel settore manifatturiero, nel quale si è assistito anche ad una modesta crescita del costo del lavoro. Decremento, fatta eccezione per febbraio e ottobre, dell'indice dei prezzi al consumo, mentre un calo più forte si è avuto nell'indice che misura i prezzi delle materie industriali. In forte calo il numero delle bancarotte, per tutti i mesi del 2016, rapportati con il 2015 (fatta eccezione per febbraio ed agosto, mese nero per quest'indice).
Andamento altalenante dell'edilizia con un forte recupero nella costruzione di nuove abitazioni da gennaio a marzo (particolarmente marcato, a +11, il dato di febbraio). Stabile per tutto il 2016 la popolazione attiva (60.690.000 a ottobre 2016) con un tasso di partecipazione intorno al 60%. Stabile anche il rapporto precari/lavoratori a tempo indeterminato (il rapporto è in media 2 a 3). Intorno al 3% durante tutto il 2016 la disoccupazione. Stabile (poco sopra i 300.000 yen al mese) la media dei salari, fatta eccezione per qualche lieve aumento nel settore manifatturiero. Calo quasi costante nel numero di ore lavorate programmate (si va dalle 135 ore di gennaio alle 149 di luglio). In calo (e di svariati punti percentuale) i consumi delle famiglie, mentre sostanzialmente stabili sono rimasti i redditi dei nuclei con due o più componenti (la media salariale è sotto i 500.000 yen al mese totali).
Decremento in termini percentuali dello 0,1% rispetto al 2015 del numero di lavoratori sindacalizzati (poco sotto i dieci milioni al 17,3%, era del 25,2% nel 1990) mentre in termini assoluti il loro numero è cresciuto di 58.000 unità rispetto al 2015. Il tasso di sindacalizzazione è stato nel 2016 del 44,3% nelle aziende con più di mille dipendenti, del 12,2% in quelle con un numero di dipendenti compreso tra 100 e 999 e dello 0,9% in quelle sotto i 100 dipendenti.
In crescita del 10,3% (per un totale di 1.131.000 lavoratori) il numero di sindacalizzati tra i lavoratori part-time e del 2,3% (per un totale di 3.192.000) tra le lavoratrici.

In tema nucleare, il Governatore della Prefettura di Niigata, l'esponente dell'opposizione Ryuichi Yoneyama, incontrando per la prima volta dalla sua elezione i vertici di TEPCO, ha ribadito che la sua amministrazione si oppone alla riattivazione della centrale di Kashiwazaki-Kariwa. “È difficile approvare la riattivazione quando le cause dell'incidente al reattore 1 di Fukushima non sono state ancora verificate. Nelle attuali circostanze non posso accettare la riattivazione” ha detto Yoneyama che proprio di questo tema aveva fatto il cardine della propria campagna elettorale.

(con informazioni di jil.go.jp; mofa.go.kr; koreaherald.com; asahi.com; japantimes.co.jp; the-japan-news.com)

Ultima modifica il Sabato, 07 Gennaio 2017 11:42
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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