Domenica, 09 Aprile 2017 00:00

Pillole dal Giappone #180 - Escalation senza fine nell'Asia del Nord-Est (come se già non bastasse la Siria)

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Il 41% degli stranieri residenti in Giappone ha subito discriminazioni nella ricerca di una abitazione in affitto. E' quanto emerge da una ricerca del Ministero della Giustizia resa pubblica lo scorso 31 marzo. Il sondaggio ha riguardato 18.500 cittadini stranieri maggiori di 18 anni. Tra i 4.252 i rispondenti (23% del totale) il 33% è rappresentato da sudcoreani, il 22% da cinesi mentre il 7% da filippini.
La ricerca ha anche evidenziato difficoltà per gli stranieri nell'accesso al lavoro: 697 (su 2.788 rispondenti) hanno sostenuto di essere stati respinti da datori di lavoro in quanto stranieri mentre 478 hanno affermato di aver ricevuto un salario più basso a parità di lavoro rispetto ai loro colleghi nipponici.

Il tasso di disoccupazione totale è intanto sceso al 2,8% a febbraio (-11,7% cioè -250.000 unità rispetto allo stesso mese del 2016), secondo quanto emerge da dati diffusi il 31 marzo dal Ministero degli Interni, per un totale di senza lavoro pari a 1.880.000. E' il dato più basso dal 1994. Il totale degli occupati è, dunque, di 64.270.000 (+0,8% in percentuale e +510.000 in termini assoluti).

Prosegue però nel contempo il calo nei consumi delle famiglie, uno degli indicatori sulla prosperità di un sistema economico. La spesa delle famiglie a febbraio 2017 è stata del 3,8% in meno (per un totale di poco superiore ai 260.000 yen) rispetto allo stesso mese del 2016. Parlando con la Reuters, lo scorso 24 marzo, il Governatore della Banca Centrale, Haruhiko Kuroda, aveva confermato che la politica monetaria intrapresa dal proprio ente “continuerà fino al raggiungimento stabile di un tasso di inflazione del 2% su base annua”.
L'obiettivo appare ai più irrealizzabile stante la modestissima crescita dei salari e la ancor più debole crescita nelle spese delle famiglie (negativa lo scorso anno se si escludono dall'indice le spese alimentari ed intorno allo 0,1% nei primi mesi di quest'anno). Timidi segnali di ripresa sono emersi dalla periodica rilevazione (tankan in giapponese) condotta dall'ente guidato da Kuroda circa il giudizio delle imprese sullo stato dell'economia. L'indice è cresciuto da 10 rilevato a dicembre a 12 reso noto il 3 aprile. La ricerca è stata condotta su 10.799 aziende tra febbraio e marzo.
Lieve aumento nel 2016 anche nella vendita di automobili. Secondo quanto comunicato lo scorso giovedì dall'Associazione Giapponese Venditori di Automobili e dall'Associazione Veicoli Leggeri e Motocicli la crescita totale delle vendite rispetto al 2015 è stata del 2,8% (tornando a superare quota cinque milioni come accaduto nel 2014). A causa dell'aumento della tassazione vi è stato un calo del 5,1% nelle vendite di mini-veicoli compesata però da una crescita del 7,5% per i veicoli di grandi dimensioni.

Nessun dato positivo è invece arrivato dal tavolo consultivo incaricato dal governo al fine di elaborare una riforma del lavoro. Durante l'ultima riunione, svoltasi il 28 marzo, è stata adottata una bozza di piano che non risolve (lasciando intatte una serie di eccezioni e scappatoie) il problema delle eccessive ore di straordinario (fonte di numerosi casi di suicidio nonché malattie cardiache).
Nulla di fatto anche per quanto concerne la trasformazione in realtà dello slogan “stesso lavoro stessa paga” non essendo stata prevista alcuna misura per l'innalzamento del salario minimo orario né nessuna norma a contrasto del gap tra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori precari.

A Fukushima nelle cinque municipalità cui è stato concesso il ritorno dei residenti a sei anni dal disastro che colpì la centrale nucleare di TEPCO il rientro delle persone potenzialmente coinvolte si colloca molto al di sotto delle aspettative. Appena il 14,5% dei cittadini interessati dalla rimozione del bando ha infatti, ad oggi, scelto di tornare.
“Il governo non è responsabile per quanti non sono ritornati” aveva detto in conferenza stampa il ministro per la Ricostruzione, Masahiro Imamura, lo scorso 4 aprile litigando poi con un giornalista che aveva nuovamente sollecitato il ministro: “sei maleducato e non dovresti venire ad un'altra conferenza” e “stai zitto!” aveva infatti esclamato il ministro abbandonando subito dopo il confronto i giornalisti.
Nel contempo, secondo il think tank Japan Center for Economic Research i costi per la ricostruzione raggiungeranno la cifra 70.000 miliardi di yen (pari a 626 miliardi di dollari), cioè tre volte quanto stimato dal governo. Il maggior divario tra i dati forniti dal JCER e quelli dell'esecutivo riguarda i costi di decontaminazione (30.000 miliardi di yen contro i 6.000 stimati da Tokyo) e quelli per lo smantellamento della centrale di Fukushima (11.000 miliardi contro 8.000).
Frattanto, le nuove aziende che secondo il piano di liberalizzazione del settore varato dal governo lo scorso aprile dovrebbero rompere i monopoli privati locali da decenni presenti nel mercato elettrico del Sol Levante sono contrarie ad assumersi gli ulteriori oneri (che peseranno, infine, sulle tariffe) volti a contribuire al pagamento delle spese di ricostruzione e decontaminazione degli impianti. Su 44 aziende, sentite dall'agenzia di stampa Kyodo, 29 hanno dichiarato che queste misure avranno effetti negativi sul proprio business. Tra le 266 aziende che si sono registrate come operatrici del mercato elettrico vi sono Tokyo Gas, Osaka Gas, la società ferroviaria Tokyu Corporation e la compagnia petrolifera JX Nippon Oil.

Cattive notizie per gli anti-nuclearisti, dopo quelle che la scorsa settimana erano giunte da Takahama, arrivano anche da Ikata: il 30 marzo la Corte Distrettuale di Hiroshima ha respinto un ricorso promosso da alcuni residenti che chiedeva lo stop precauzionale del terzo reattore della centrale di proprietà della Shikoku Electric. “Il mito della sicurezza sta risorgendo” ha commentato deluso uno dei ricorrenti. La centrale era stata riattivata lo scorso agosto.

Sul fronte sempre caldo della Corea del Nord, il Presidente Kim Jong Un ha confermato la prosecuzione del programma nucleare al fine di contrastare la minaccia statunitense sul Paese. Il governo della parte settentrionale della Penisola è particolarmente preoccupato dalle esercitazioni congiunte USA-RdC (ed USA-Giappone) che vede come una minaccia alla propria sicurezza nazionale.
Il 5 aprile (alle 6,42 ora di Tokyo), nell'ambito di una escalation che sembra non aver termine, la RPDC ha testato un altro missile, apparentemente a medio raggio (un missile terra-terra Pukguksong-2 secondo i media nordcoreani). Il lancio, che è impossibile non mettere in relazione con il primo vertice tra Xi Jinping e Donald Trump (nel frattempo impegnato a far scoppiare la terza guerra mondiale in Medio Oriente), sarebbe stato effettuato dalla città di Sinpo, sulla costa orientale della Corea del Nord, ed il razzo avrebbe percorso circa 60 chilometri prima di cadere nel Mar del Giappone.
Ribadita da Pechino tanto la declunearizzazione di tutta la penisola coreana quanto la ferma opposizione al sistema di difesa missilistico THAAD.

Per quanto concerne la parte meridionale della penisola, nonostante non sia stata rimossa la statua posta a Busan dedicata al fenomeno delle “comfort women”, il ministro Kishida ha annunciato il ritorno dell'ambasciatore Nagamine a Seul e del console Morimoto a Busan. I due diplomatici erano stati richiamati in patria il 9 gennaio scorso.
Sempre la Corea del Sud aveva protestato ufficialmente per la scelta del Ministero dell'Istruzione nipponico di inserire i reclami del Giappone sulle Rocce di Liancourt (Dokdo come vengono chiamate in Repubblica di Corea che ne ha la sovranità) nei programmi scolastici per la scuola secondaria.
Per aggiungere benzina al fuoco delle provocazioni l'Autorità di Informazioni Geospaziali del Giappone ha deciso di aggiornare la propria mappa attribuendo alle isole nomi tradizionali usati dai pescatori giapponesi durante l'era Meiji.

Parallelamente ad Okinawa il primo di aprile il sit in organizzato dagli anti-base nei pressi di Camp Camp Schwab ha “celebrato” i 1000 giorni consecutivi di presenza. Il 29 marzo il Governatore Takeshi Onaga ha ordinato al locale ufficio del Ministero della Difesa di sospendere la posa di blocchi di cemento in mare per “inadeguate spiegazioni circa gli effetti” che tali opere possono avere sull'inquinamento. I lavori sono comunque proseguiti e tutto lascia prevedere nuove battaglie in tribunale tra l'amministrazione locale ed il governo nazionale.

Si è, intanto, conclusa a New York, presso le Nazioni Unite, la prima sessione di negoziati per un trattato che metta al bando le armi atomiche. “Un grande successo” per Jorge Lomonaco, ambasciatore del Messico, uno dei Paesi promotori (insieme ad Austria, Brasile, Irlanda, Sud Africa e Nigeria) della discussione. 115 le nazioni che hanno partecipato ai tavoli: tra esse non vi è stato il Giappone che ha scelto di allinearsi con il boicottaggio promosso dai Paesi dotati di questi armamenti (tra essi Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina). Una nuova sessione di negoziati dovrebbe svolgersi a metà giugno.

Novità che faranno discutere saranno introdotte nei programmi scolastici: lo scorso 31 marzo il governo ha deciso che il Proclama Imperiale sull'Educazione - un testo di forte impronta nazionalista che è stato utilizzato come linea-guida dalle istituzioni scolastiche nipponiche dal 1890 fino al 1948 (anno nel quale venne abolito dal parlamento) - potrà essere parte dell'insegnamento impartito agli studenti del Sol Levante.
“Non se ne può negare l'uso come materiale didattico in una modalità che non violi la Costituzione e la Legge Fondamentale sulla Pubblica Istruzione” ha detto il premier.
“Questa decisione rende chiaro che Abe vuole reinstaurare i valori in vigore prima della guerra”
per Hiroshi Ogushi del Partito Democratico. Una decisione “fortemente detestabile” per il Capo della Segreteria comunista Akira Koike. “Il PCG continuerà a lavorare per rafforzare l'opposizione alle mosse del governo Abe che conducono il Giappone verso il militarismo” ha aggiunto il parlamentare.
“Le decisioni prese suscitano l'attenzione degli amanti della pace dentro e fuori il Giappone, Paese che dovrebbe affrontare la propria storia e riflettere su di essa, cogliere le lezioni di questa, rompere con chiareza con il passato di aggressore e smettere di confondere la propria opinione pubblica con visioni errate” ha commentato la Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Hua Chunying.

Novità politiche di rilievo anche a Tokyo. Il bilancio di previsione del 2017 è stato votato da una maggioranza anomala comprendente anche il Partito Comunista che ha colto importanti misure a costrasto della povertà inserite nella finanziaria locale, mentre i Liberal-Democratici (che contano a livello teorico su una maggioranza all'interno dell'Assemblea Metropolitana) si sono visti respingere una loro mozione che chiedeva di anticipare i tempi per il trasferimento del mercato del pesce di Tsukiji.

Per quanto concerne il terreno pubblico svenduto ad un'associazione vicina alla famiglia Abe, mercoledì scorso la Procura di Osaka ha accettato un esposto, presentato da alcuni consiglieri comunali della città di Toyonaka, contro il locale ufficio del Ministero delle Finanze ed iniziato ad investigare.
Investigazioni riguardano anche alcuni ex dirigenti del Ministero dell'Agricoltura protagonisti della pratica dell'amakudari (cioè il reimpiego dopo aver lasciato il posto pubblico in aziende private). Alcuni di essi sono finiti sotto indagine per turbativa d'asta.
La pratica dell'amakudari era stata presa in esame negli scorsi mesi anche dal Ministero dell'Istruzione che, a seguito di un'inchiesta interna, aveva individuato ben 62 casi.

(con informazioni di Japan Press Weekly 29 mar. - 4 apr. 2017; mofat.go.kr; fmprc.gov.cn; mod.go.jp; boj.or.jp; stat.go.jp; asahi.com; japantimes.co.jp; mainichi.jp; ryukyushimpo.jp; xinhuanet.com)

Ultima modifica il Martedì, 11 Aprile 2017 23:12
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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