Domenica, 30 Aprile 2017 00:00

Pillole dal Giappone #183 – Il mondo spera nei buoni uffici cinesi per risolvere la crisi coreana (Abe intanto vede Putin e May per parlare di economia)

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Sempre caldo il fronte nordcoreano - riacceso dalle bellicose dichiarazioni circa “l'affondamento in un solo colpo” del gruppo navale USA Carl Vinson - con le forze navali giapponesi impegnate in esercitazioni (non le prime, altre ci furono a fine marzo) con le corazzate statunitensi. Per la precisione i mezzi impegnati con la flotta nordamericana sono i cacciatorpedinieri Ashigara e Samidare.
“Siamo totalmente d'accordo nel cercare di fare in modo che la Corea del Nord, che continua i propri atti provocatori, si controlli” ha detto Abe al termine di un colloquio telefonico con Trump avvenuto lo scorso lunedì.

Da parte cinese il Presidente Xi, il 24 aprile, parlando con Donald Trump, ha confermato l'opposizione del proprio Paese alle ripetute violazioni nordcoreane delle risoluzioni ONU ma contestualmente invitato tutte le parti ad astenersi da azioni che possano aggravare le tensioni nella Penisola. Il Presidente cinese ha ribadito che i rapidi mutamenti della situazione internazionale richiedono uno stretto scambio di visioni tra la Repubblica Popolare e gli Stati Uniti, posizione condivisa da Trump che nell'intervista sui suoi primi cento giorni di governo, rilasciata all'Associated Press, ha riconosciuto il ruolo della Cina per la pace nell'area ed avuto parole di grande stima nei confronti del Presidente Xi (“abbiamo un'ottima relazione, mi piace ed io credo di piacergli”).

Per parte sua la RPDC, per bocca del Portavoce del Consiglio Consultivo per la Riconciliazione Nazione, sostiene che “l'attuale situazione, caratterizzata per la frenesia degli Stati Uniti alla guerra nucleare contro la RPDC, ha raggiunto l'apice” e che l'obiettivo degli Stati Uniti è “annientare la nazione coreana”. Tutto ciò “dimostra chiaramente quanto saggia sia stata l'opzione di rafforzare la propria forza nucleare in quantità e qualità”.

Gli Stati Uniti, frattanto, hanno deciso, lo scorso 25 aprile, di rafforzare la propria presenza nell'area aggregando alla flotta già stazionante nelle acque sudcoreane il sottomarino nucleare Michigan. Il mezzo, appartenente alla classe di sottomarini “Ohio”, è lungo 170 metri, ha una stazza pari a 18.000 tonnellate e può trasportare 150 missili Tomahawk.
Lo stesso giorno - mentre il Rappresentante Speciale cinese per la Penisola Coreana, Wu Dawei, si trovava in Giappone per colloqui e da Pechino il ministro Wang Yi invitava tutte le parti a “muoversi con razionalità” (invito ribadito anche al termine del colloquio con l'omologo tedesco Gabriel) - è iniziato il dispiegamento di missili del sistema THAAD in Repubblica di Corea. I missili nelle intenzioni degli USA dovranno essere pagati dai sucoreani (per circa un miliardo di dollari) i quali, almeno per adesso che è in corso la campagna elettorale, nicchiano. “La posizione ufficiale rimane quella che il nostro governo fornisca le aree ed altre infrastrutture e che gli USA coprano i costi di dispiegamento e mantenimento del THAAD sulla base di quanto previsto dall'accordo bilaterale” è stata la risposta ufficiale del Ministero della Difesa di Seul (che sulla base degli accordi intercorrenti con gli USA spende circa 800 milioni di dollari l'anno per contribuire al mantenimento degli oltre 28.000 soldati statunitensi presenti sul proprio territorio).

Il 27 aprile si è invece tenuta una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, preceduta da un trilaterale tra Rex Tillerson e gli omologhi nipponico e sudcoreano Fumio Kishida e Yun Byung-se, nella quale il titolare degli Esteri statunitense ha affermato che non è “nostro obiettivo un cambiamento di regime né vogliamo minacciare il popolo nordcoreano o destabilizzare la regione” ma che è necessario che la RPDC fermi il proprio programma nucleare e missilistico in maniera internazionalmente verificabile. Tillerson, che dopo la seduta ha incontrato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, si è appellato alle capacità di dissuasione dei cinesi “che assorbono il 90% del commercio nordcoreano”. Preoccupato anche per la “mancanza di comunicazioni dirette a livello militare con la RPDC” si è detto il Segretario Generale dell'ONU, il portoghese Guterres. Il 29 aprile, quasi a non voler far diminuire la tensione internazionale (nelle stesse ore per altro si tenevano esercitazioni del gruppo navale USA Carl Vinson), la RPDC ha effettuato un nuovo lancio in prossimità di Pukchang quando in Giappone erano le 5,30. Secondo quanto riportato dai ministeri della Difesa di Sud Corea e Giappone il missile, probabilmente un medio raggio, si è schiantato dopo aver percorso 50 chilometri.
“Il Giappone non può tollerare queste ripetute provocazioni” ha detto il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, per commentare un atto che innescherà nuove tensioni diplomatiche aggravate dall'aumentata presenza militare nell'area.

Giornate calde, in particolare il 25 aprile, anche per i rapporti tra Corea del Sud e Giappone. La pubblicazione, infatti, di un rapporto da parte del Ministero degli Esteri rinnovante i reclami sulla Rocce di Liancourt (chiamate Dokdo in Corea e isole Takeshima in Giappone) ha sollevato le scontate proteste della Repubblica di Corea che ha in sovranità piena e internazionalmente riconosciuta quegli scogli. “Il governo della Repubblica di Corea contesta con forza la reiterata inclusione delle ingiuste pretese di sovranità sulle Dokdo - le quali sono chiaramente parte integrante del territorio della RdC storicamente, geograficamente e sulla base del diritto internazionale - nel Libro Blu Diplomatico” si afferma nella nota di protesta emessa da Seul che chiede al governo nipponico di “ritirare immediatamente questi reclami”.

Tornando sul fronte militare, ma questa volta interno, avanzano, tra le proteste dei residenti, le operazioni di posa di blocchi di cemento in mare legate ai lavori per la realizzazione della nuova base di Okinawa a Henoko (Nago) che dovrà sostituire quella di Ginowan. Il governo “va contro l'opinione pubblica” per l'amministrazione della Prefettura da tempo impegnata in ricorsi in tribunale, manifestazioni e colloqui con il Ministero della Difesa.

In ambito istituzionale un tavolo consultivo del governo, guidato da Mitsuo Kobayakawa, professore all'Università Seikei, ha sottoposto al premier un piano di riforma elettorale per ridurre la disparità di voti necessari per eleggere un deputato tra le varie aree del Giappone (argomento già oggetto di diverse sentenze della Corte Suprema che però non può creare ex novo una legge elettorale). Ad essere oggetto di una revisione dovrebbero essere 97 collegi elettorali in 19 Prefetture.

All'interno del Partito Liberal-Democratico si registrano le dimissioni avvenute martedì del ministro per la Ricostruzione Masahiro Imamura. Il ministro, non nuovo a gaffe e a scontri verbali con i giornalisti, aveva dichiarato che era stata “una buona cosa” che il terremoto del 2011 aveva colpito la regione del Tohoku.
“Si è trattato di un qualcosa di incredibilmente inopportuno che ha ferito la gente di quella regione” si era affrettato a dire il premier. Imamura aveva pronunciato la frase durante una riunione della corrente facente capo all'ex ministro Toshiro Nikai. Alla richieste di spiegazioni da parte dei giornalisti sul significato di quanto detto Imamura aveva replicato dicendo che “se il terremoto fosse avvenuto vicino all'area metropolitana di Tokyo sarebbe stato peggio”.
Il nuovo ministro per la Ricostruzione, nominato il 26 aprile, è Masayoshi Yoshino, deputato di Iwaki (Prefettura di Fukushima) e già viceministro dell'Ambiente nel gabinetto Fukuda.

In economia Toshiba ha annunciato lunedì che si riorganizzerà per settori fondamentali (infrastrutture; energia e centrali elettriche; elettronica ed hard disk; information technology) in sussidiarie interamente controllate. L'operazione partirà in luglio e riguarderà 19.000 lavoratori. Il nuovo assetto societario, nelle intenzioni del colosso della tecnologia, dovrebbe servire a sviluppare nuove opportunità e a responsabilizzare maggiormente i dirigenti dei singoli settori rendendo “le società direttamente responsabili verso il mercato ed i clienti”.

L'economia dell'estremo nord, invece, passerà sempre più per i rapporti con la Federazione Russa e pur in presenza di notevoli distanze (permangono ufficialmente le sanzioni alla Russia per la crisi crimeana del 2014) il Giappone spera nell'aiuto russo sulla vicenda nordcoreana (la Russia rimane comunque totalmente aderente alla posizione cinese sul tema e Putin ha invitato le parti ad “astenersi dalla retorica militarista”).
Il 27 aprile Abe è volato a Mosca, quattro anni dopo l'ultima visita ufficiale, per discutere dei numerosi progetti comuni (tra questi un centro di ricerca medica sviluppato congiuntamente che dovrebbe sorgere a Chabarovsk) che i due Paesi hanno sulle, ufficialmente contese, Curili Meridionali e nell'estremo Est russo.
Questa estate dovrebbero partire i voli (e liberalizzati i visti) per le isole Kunašir e Iturup di modo da consentire agli ex residenti nipponici di quelle località di poter visitare parenti e luoghi natii.
“Il Giappone è un partner importante per la Russia e siamo pronti ad affrontare tutti i temi, compresi i più complessi, sulla base del mutuo rispetto, dell'equità e della considerazione dei rispettivi interessi” ha detto Vladimir Putin al termine dell'incontro e dei tavoli di lavoro a cui hanno partecipato anche il ministro di Industria e Commercio di Tokyo, Hiroshige Seko, e degli Esteri russo, Sergej Lavrov. “La nostra cooperazione economica è cresciuta e gli investimenti giapponesi in Russia hanno raggiunto 1.700.000.000 di dollari nel 2016” ha aggiunto Putin, il quale ha ricordato che il proprio Paese assicura l'otto per cento del gas liquefatto utilizzato in giappone e che il Sol Levante è già impegnato in due campi estrattivi presso l'isola di Sachalin mentre la Russia “è in grado di ricostruire Fukushima così come di fornire assistenza nella decontaminazione”.
Raggiunto durante la visita l'accordo sui principi per la stipula di una nuova convenzione fiscale (quella attualmente in vigore è del 1986 ed era tra Giappone ed Unione Sovietica) che eviti fenomeni di doppia tassazione e che contrasti l'evasione fiscale.

Il giorno seguente Abe ha incontrato l'omologa britannica Theresa May principalmente per accertarsi che le aziende nipponiche operanti in UE continuino ad avere il medesimo trattamento anche dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione.
“Ho aggiornato il primo ministro Abe sui nostri preparativi per la Brexit e ribadito la nostra determinazione nell'assicurare che il Regno Unito rimanga il miglior posto in Europa per gestire e sviluppare attività economiche” ha affermato la premier britannica al termine dell'incontro. “Il Regno Unito è la seconda destinazione per gli investimenti nipponici dopo gli USA. Circa 1.000 compagnie e tra esse Honda, Hitachi e Mitsubishi impiegano 140.000 persone in Gran Bretagna” ha proseguito May snocciolando una serie di dati (tra cui gli ultimi investimenti di Toyota nell'impianto di Derby) che tanta ostentazione di ottimismo da parte della May e la preoccupazione nemmeno troppo velata del premier giapponese.

(con informazioni di un.org; state.gov; kremlin.ru; gov.uk; mofa.go.kr; fmprc.gov.cn; mofa.go.jp; mod.go.jp; asia.nikkei.com; xinhuanet.com; kcna.kp; yonhapnews.co.kr; apnews.com; the-japan-news.com; mainichi.jp)

Ultima modifica il Sabato, 29 Aprile 2017 22:24
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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