“Il governo della Repubblica di Corea condanna con forza questa azione provocatoria della RPDC la quale viola con chiarezza ed ancora una volta le risoluzioni delle Nazioni Unite e costituisce una seria minaccia per la pace e la sicurezza per la Penisola coreana e per la comunità internazionale. [...] Il governo della RdC accelererà i propri sforzi per migliorare le capacità di deterrenza estesa, rimanendo saldo nella difesa della vita del proprio popolo e della sicurezza della nazione, sulla base della forte difesa congiunta RdC-USA” è stato il primo commento proveniente da Seul.
Un nuovo missile intercontinentale era stato mostrato durante la parata del 15 aprile, a celebrare i 105 anni dalla nascita del padre della patria Kim Il Sung. “È presumibilmente un nuovo missile intercontinentale che sembra più lungo degli attuali KN-08 o KN-14” secondo fonti del Ministero della Difesa sudcoreano.
Proprio la domenica di Pasqua era giunto in Corea del Sud il vicepresidente nordamericano Pence per colloqui con i massimi vertici della Repubblica di Corea. “In riferimento all'opzione militare - aveva detto il Portavoce della Casa Bianca nell'illustrare la visita del numero 2 degli USA in Asia e nel Pacifico - il vicepresidente ed il Presidente sono in stretta collaborazione con il ministro Mattis, con il Capo di Stato Maggiore Dunford, con il generale McMaster e l'intero Consiglio di Sicurezza Nazionale per affrontare non soltanto la vicenda inerente la Corea del Sud ma anche tutta la nostra strategia di sicurezza nazionale”. Ribadita dall'alto funzionario USA anche l'importanza del sistema di difesa THAAD “non è un'arma offensiva, serve a prevenire l'impatto di missili lanciati dai nordcoreani”.
“L'era della pazienza strategica è finita” ha sostenuto il vicepresidente USA durante la conferenza stampa congiunta con il Presidente ad interim (perché la Corea del Sud si trova in una complicatissima vicenda politico-istituzionale-giudiziaria che ha portato al siluramento della Presidentessa Park) Hwang Kyo-ahn ribadendo per quanto concerne il THAAD che “il miglior percorso che la Cina possa compiere è affrontare la minaccia norcoreana che rende queste misure necessarie”.
“Se la Cina non è in grado di occuparsi della Corea del Nord lo faranno gli Stati Uniti ed i suoi alleati” ha concluso Pence in puro stile cowboy per poi moderarsi durante la visita alla zona demilitarizzata: “so che il Presidente (Trump, ndr) spera che la Cina usi la propria influenza sulla Corea del Nord […] siamo rincuorati da alcuni passi iniziali compiuti dalla Cina ma ci aspettiamo facciano di più” ha affermato Pence al termine della visita.
“Siamo disposti a lavorare con tutte le parti interessate per ottenere la denuclearizzazione e per salvaguardare la pace e la stabilità nella penisola coreana” era stato il commento, lo scorso lunedì, del Portavoce degli Esteri di Pechino Lu Kang alle parole del consigliere per la sicurezza nazionale statunitense McMaster. “La Cina non è responsabile del problema né ha la chiave per risolverlo. La risoluzione di questo problema ha bisogno di tutte le parti interessate, in particolare di coloro che sono gli attori con le maggiori responsabilità i quali debbono lavorare nella stessa direzione e fare sforzi concertati” ha sottolineato l'alto funzionario cinese il giorno seguente. Dunque una chiara apertura da parte della Repubblica Popolare al coinvolgimento nordamericano purché questo non alimenti ulteriormente la tensione ma, al contrario, contribuisca ad abbassarla.
Da sempre simile anche la posizione russa: “sollecitiamo tutte le parti alla moderazione evitando azioni che potrebbero essere qualificate come provocatorie” ha sottolineato il Portavoce della Presidenza russa Peskov. “Se il vicepresidente USA, con le sue parole, intendeva alludere ad un'azione militare unilaterate diciamo che quella è una strada rischiosa” ha rimarcato da piazza Smolenskaya il titolare degli Esteri Lavrov.
Piena condivisione della linea cinese anche per il leader dei comunisti nipponici Shii: “il governo Abe deve mutare la propria posizione favorevole a opzioni militari, chiedere che il governo Trump abbandoni la minaccia al ricorso di mezzi militari ed adoperarsi per un approccio diplomatico che risolva la questione” si legge in un comunicato della presidenza del Partito.
Appoggio a Tokyo e richiesta alla Cina di premere sulla Corea del Nord affinché abbandoni il proprio programma nucleare è giunta anche dall'Australia, le cui ministre di Esteri e Difesa, Julie Bishop e Marise Payne, hanno incontrato il 20 aprile Shinzo Abe a Tokyo nonché i rispettivi omologhi nell'ambito del settimo incontro con il formato 2+2 in tema di sicurezza. “La Cina può giocare un grande ruolo nell'aiutare la regione e la comunità internazionale nel condurre la Corea del Nord dentro una linea di astensione dalla prosecuzione del proprio programma nucleare e missilistico che ha il chiaro obiettivo di attaccare gli Stati Uniti” ha detto Bishop.
Per suo conto la RPDC è “totalmente pronta per affrontare ogni tipo di guerra, operazione o battaglia voluta dagli imperialisti USA” come riporta l'agenzia stampa KCNA. Di “logica da gangster” ha parlato Kim In Ryong, ambasciatore nordcoreano alle Nazioni Unite il quale senza mezzi termini ha aperto alla possibilità di attacchi atomici. “Qualora gli Stati Uniti osassero optare per azioni militari, attacchi preventivi e contro i vertici, la Corea del Nord sarebbe pronta a reagire a qualsiasi tipo di guerra gli americani desiderino. L'attuale grave situazione dimostra che la RPDC era interamente nel giusto quando ha aumentato tutte le proprie diverse capacità militari per l'autodifesa ed un attacco preventivo con armi nucleari è perno di ciò” ha detto il diplomatico.
Intanto secondo Jeong Kyu-jaeI, editorialista di Korea Economic, sarebbero in corso colloqui segreti tra emissari di Pyongyang e rappresentanti statunitensi: un'ipotesi non verificabile e ritenuta dai più irrealistica.
Confermato il totale coinvolgimento degli Stati Uniti nell'area anche durante la visita del numero 2 statunitense a Tokyo anche se appare prevalente, di fronte al rischio quantomai concreto che dalle parole si passi ai fatti, da parte nipponica la strada del dialogo con la controparte. Serve un misto di “dialogo e pressioni” ha detto Abe al termine del colloquio.
“Cerchiamo sempre la pace come anche il Giappone, ma la pace arriva attraverso gli sforzi” ha detto Pence correggendo parzialmente il tiro per poi invertire nuovamente la rotta quando arringando i 2.500 marinai della portaerei USS Ronald Regan stanziata presso il porto nipponico di Yokosuka ha affermato che "gli Stati Uniti d'America cercheranno sempre la pace, ma sotto la presidenza di Trump, lo scudo è dispiegato e la spada è pronta”.
Contemporaneamente, per la prima volta Rex Tillerson, da Washington, ha definito la Corea “stato sponsor del terrorismo” mentre venerdì la ministra della Difesa, Tomomi Inada, ha dispiegato in appoggio al gruppo Carl Vinson delle froze USA, due navi delle Forze di Autodifesa stanziate presso la base di Sasebo.
La visita di Pence in Sol Levante ha anche lo scopo di porre le basi per un trattato bilaterale sul commercio, strada intrapresa da Tokyo dopo il fallimento del Trans-Pacific Partner Agreement che è “una cosa del passato” ha tenuto a chiarire Pence martedì. “Vogliamo un commercio libero. Vogliamo un commercio equo” ha rimarcato il vicepresidente.
“Le relazioni economiche con gli Stati Uniti sono partite con frizioni ma adesso stanno evolvendosi verso la cooperazione” è stato invece il commento, ottimista, del vicepremier e ministro delle Finanze nipponico Taro Aso. “È un po' troppo presto per dire che forma prenderanno le cose, ma siamo certamente desiderosi di aumentare le nostre relazioni commerciali con il Giappone e di farlo tramite un accordo” ha rassicurato il ministro per il Commercio statunitense Wilbur Ross al termine dell'incontro con l'omologo Hiroshige Seko. Totalmente irrealistica l'ipotesi avanzata da qualcuno di un TPP ad 11 (o a 10 visto che ne uscito anche il Cile) cioè, nei fatti, anche da un punto di vista giuridico, un nuovo accordo del Pacifico.
Secondo fonti stampa un primo risultato della visita del vicepresidente statunitense in Giappone dovrebbe essere l'investimento che Toyota sarebbe disposta a mettere in campo nel proprio stabilimento in Indiana (Stato dal quale proviene Pence). L'investimento dovrebbe fare parte del piano da dieci miliardi di dollari da destinare agli stabilimenti oltreoceano nei prossimi cinque anni già annunciato dalla società e segue i 600 milioni promessi in gennaio per incrementare la produzione in Indiana del SUV Highlander. Le bellicose dichiarazioni Trump contro la decisione della società nipponica di accrescere la produzione in Messico avevano già portato il colosso automobilistico ad annunciare, lo scorso 10 aprile, l'investimento di oltre un miliardo e trecento milioni di dollari in Kentucky.
Gli accordi commerciali sono stati anche alla base della visita (18-19 aprile) del ministro australiano del settore, Steven Ciobo, il quale ha guidato una delegazione di imprese prevalentemente agricole: “l'Australia è l'unico tra i Paesi maggiormente esportatori in questo ambito ad avere un accordo di libero scambio con il Giappone” ha sottolineato il ministro. La recente firma del JAEPA (Japan-Australia Economic Partnership Agreement) ha eliminato i dazi doganali su oltre 3.400 prodotti ed il Giappone è per l'Australia il secondo partner commerciale.
Frattanto nel proprio rapporto sulla crescita globale il Fondo Monetario Internazionale ha aumentato la propria previsione per il Sol Levante dello 0,4% (rispetto all'1,2% precedentemente annunciato). Dati positivi, resi noti dal governo mercoledì scorso, sono arrivati anche dalla bilancia commerciale. Nel 2016 il Giappone, per la prima volta da sei anni a questa parte ha raggiunto un surplus nel commercio estero (per poco più di 4.000 miliardi di yen). In calo dell'8,2 il surplus verso gli Stati Uniti ma parallelamente è calato il deficit nei confronti della Cina.
A causa del riprezzamento dello yen (nonostante le politiche di monetary easing portate avanti dalla BOJ) e del calo del prezzo dei carburanti e di molte altre commodities le importazioni totali sono calate del 10,2% (scese del 26,6% le importazioni di gas liquefatto e del 16,1 del greggio).
Il totale delle esportazioni è invece sceso del 3,5% (ed è il secondo anno consecutivo che ciò accade). Nel dettaglio sono calate in particolare le esportazioni di auto (proprio a causa dello yen relativamente forte) del 6,3% e dell'acciaio del 13,3%.
Nessuna ripresa sostanziale dell'economia sarà però possibile senza una crescita salariale. Manifestazioni, promosse dal sindacato Zenroren e dal gruppo civico Aequitas, per chiedere un aumento fino a 1.500 yen del salario minimo orario si sono svolte in varie parti del Giappone lo scorso 15 aprile.
Sempre in ambito economico non è soltanto Toshiba a viaggiare in cattive acque a causa delle performance delle proprie controllate estere. Perdite si sono infatti registrate nella compagnia australiana Toll Holding, controllata dal Gruppo Poste del Giappone. La società, operante nel settore logistico ed acquisita dal gruppo nipponico nel 2015 per circa 620 miliardi di yen, ha registrato lo scorso anno forti perdite. Il Gruppo Poste del Giappone è in mano pubblica per circa l'80% e una futura messa sul mercato di azioni era stata prevista dal governo.
In Sudan del Sud è intanto iniziata l'evacuazione del personale delle forze di terra delle FA. L'unità, presente nel Paese dal 2012 con compiti di ricostruzione di strade ed altre infrastrutture e composta da 350 uomini, ha disposto il rientro in patria, lo scorso lunedì, dei primi 70 effettivi. “Al termine delle attività in Sudan del Sud il Giappone intende continuare a dare un contributo attivo alla pace ed alla stabilità della comunità internazionale sotto la bandiera del contributo proattivo per la pace” ha spiegato la ministra della Difesa Tomomi Inada.
Venendo alle importanti questioni locali, la Governatrice di Tokyo Yuriko Koike ha confermato, intervistata dal quotidiano Mainichi, che non collaborerà con il Partito Liberal-Democratico per le prossime elezioni che questa estate rinnoveranno l'Assemblea della Prefettura (Assemblea e Governatore si eleggono ad anni sfasati). Koike, che formalmente ha ancora la tessera del PLD, ha dato vita ad una lista locale il cui nome - Tomin First no Kai, utilizzando la parola “first” senza tradura in giapponese - suona più o meno come “Associazione Edochiani Prima” (rieccheggiando esplicitamente “America First” di Donald Trump).
Questo gruppo sarà il perno di un “terzo polo” con il Nuovo Komeito (parte sin da subito della sua maggioranza) e con alcuni fuoriusciti liberal-democratici e democratici.
Questione centrale delle elezioni sarà la ricollocazione del mercato del pesce di Tsukij per il Presidente del Partito Comunista Shii che ha aperto il 17 aprile la campagna elettorale del proprio partito. Favorevoli allo spostamento verso l'inquinato sito di Toyosu (al centro di un'inchiesta amministrativa) PLD e Nuovo Komeito mentre Koike continua a prendere tempo.
Sul fronte nucleare, l'Autorità Regolatrice ha approvato, lo scorso mercoledì, i piani di smantellamento di cinque reattori: il numero 1 e 2 della centrale di Mihama della Kansai Electric nonché il numero 1 della centrale di Tsuruga della Japan Atomic (tutti e tre nella Prefettura di Fukui); il numero 1 della centrale di Shimane, nella omonima Prefettura, della Chugoku Electric ed in ultimo il primo reattore della centrale di Genkai della Kyushu Electric (Prefettura di Saga). Questi smantellamenti rispondono alle nuove regole, introdotte a seguito della castrofe del 2011, che prevedono il superamento degli impianti con oltre 40 anni di attività. Secondo quanto indicato dalle società che gestiscono le centrali ogni decommisionamento richiederà 30 anni di lavoro. Ancora da individuare i siti per lo stoccaggio delle scorie. Approvata, in deroga a quanto previsto, la prosecuzione delle attività per il terzo reattore della centrale di Mihama e per i reattori 1 e 2 della centrale di Takahama. Nel contempo a Niigata il Governatore della Prefettura, eletto sulla base di una piattaforma anti-nuclearista, ha chiesto al presidente di TEPCO Naomi Hirose, durante un incontro tenutosi lo scorso 19 aprile, di avere ulteriore tempo affinché siano verificate le condizioni di sicurezza dell'impanto di Kashiwazaki-Kariwa le cui attività dovrebbero riprendere nell'aprile 2019.
Il 21 aprile, come da tradizione, il premier Abe ha inviato la propria offerta rituale allo Yasukuni shrine, il tempio scintoista che celebra quanti hanno perso la vita per l'Imperatore (tra essi numerosi criminali di guerra riconosciuti come tali dalla storia e da corti internazionali). In visita al tempio si sono invece recati circa 90 parlamentari (anche democratici). Immediata e scontata condanna è arrivata dai ministeri degli Esteri di Pechino e Seul.
Imperatore che forse potrebbe finalmente abidicare, lo scorso venerdì, il tavolo consultivo di giuristi incaricato di elaborare una proposta di legge che modifichi la Legge sulla Casa Imperiale del 1947, ha depositato la propria proposta. Nella bozza si prevede che soltanto ad Akihito sia concesso di poter rinunciare al proprio ruolo. Contrari ad una legge speciale le opposizioni, in particolare il Partito Democratico, che avrebbero voluto una istituzionalizzazione di questa possibilità. Possibile comunque un voto unitario del parlamento dato che, come fatto emergere il mese scorso da parlamentari liberal-democratici, l'abdicazione di Akihito costiuirebbe comunque un precedente giuridicamente applicabile anche dai suoi successori.
Il parlamento dovrà discutere anche del “conspiracy bill”, il disegno di legge che condanna la pianificazione di attività criminali condannato dalle opposizioni e dalle associazioni forensi. “La necessità di una nuova legge è molto piccola ma il pericolo di averla è enorme” ha sintetizzato il parlamentare del Partito Democratico Takeshi Shina. “Questo non è antiterrorismo. Se la sorveglianza da parte delle autorità investigative sarà rinforzata ciò non sarà altro che dannoso” gli ha fatto eco la collega Shiori Yamao rispondendo all'intervento favorevole al testo pronunciato da Abe in Commissione. Il disegno di legge, approdato alla discussione generale in Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti, è stato ampiamente ridotto per quanto concerne il numero di crimini punibili per l'azione del Nuovo Komeito (277 nella bozza presentata).
Sullo scandalo del terreno acquistato da un'associazione ultranazionalista (per costruirvi un asilo) ad un prezzo pari al 14% del suo valore di mercato, la moglie di Abe spiega su facebook, e non in parlamento come era stato chiesto dalle opposizioni, di non aver impedito nessuna investigazione da parte del Ministero delle Finanze sulla vicenda che la riguarda in quanto presidentessa onoraria della stessa. Intanto Moritomo Gakuen (questo il nome dell'associazione) ha chiesto alla Corte di Osaka di poter accedere ad una procedura di mediazione con i creditori che attendono oltre un miliardo e mezzo di yen per i lavori di costruzione della struttura.
(con informazioni di Japan Press Weekly 12 – 18 aprile; imf.org; whitehouse.gov; defense.gov; trademinister.gov.au; dfat.gov.au; mofat.go.kr; fmprc.gov.cn; mod.go.jp; koreatimes.co.kr; xinhuanet.com; economist.com; tass.com; the-japan-news.com; japantimes.co.jp; asahi.com)